martedì 26 gennaio 2016
Il Latouche di casa nostra che supera destra e sinistra. Il Mito Transpolitico e antimoderno impazza nelle più diverse versioni
Ciò che è contestato è il prometeismo produttivistico moderno ovvero lo sviluppo delle forze produttive ovvero la modernità stessa. Heidegger [SGA].
Maurizio Pallante: Destra e sinistra addio. Per una nuova declinazione dell’uguaglianza (Lindau, pp. 229, euro 18
Risvolto
«Il confronto politico tra destra e sinistra si è sempre svolto a
partire da una comune valutazione positiva del modello di produzione
industriale.
Entrambe lo hanno considerato un progresso perché,
grazie all’evoluzione scientifica e tecnologica, ha accresciuto la
produzione di merci, consentendo all’umanità di entrare in un’epoca
d’abbondanza senza precedenti. Ma oggi la crescita ha oltrepassato le
capacità del pianeta di fornirle la quantità crescente di risorse di cui
ha bisogno, e il mercato induce a scatenare guerre per tenere sotto
controllo le zone del mondo più ricche di risorse, suscitando nei paesi
meno industrializzati ondate migratorie incontenibili.
Per
bloccare le cause di questi processi distruttivi è necessario sviluppare
tecnologie più avanzate, finalizzate ad accrescere l’efficienza con cui
si trasformano le materie prime. Occorre avviare una decrescita
selettiva, fondata sulla riduzione degli sprechi e dell’impronta
ecologica dell’umanità. Se si abbandona l’ideologia della crescita, che
ha accomunato la destra e la sinistra, è anche possibile articolare in
maniera diversa e rilanciare la tensione all’uguaglianza. Una critica
alla gestione della destra di questa fase storica, e una presa di
coscienza che la sconfitta della sinistra sia stata la sconfitta
dell’applicazione storica che ha dato dell’uguaglianza, non dell’idea di
uguaglianza. Del resto, come ha avuto un inizio storico, la diade
“destra–sinistra” potrebbe avere fine con la fine della possibilità di
continuare a far crescere la produzione di merci.È il momento di intraprendere un percorso politico nuovo, di aprire una nuova fase della storia in cui l’economia non sia più schiava della distopia della crescita infinita.»
ROBERTO I. ZANINI Avvenire 26 gennaio 2016
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