Saggi. «Giordano Bruno» di Anna Foa per il Mulino. La libertà dei moderni contro l’arbitrio della Chiesa Una vicenda che attraversa i secoli fino all’edificazione della statua del Nolano
giovedì 28 gennaio 2016
Torna il Giordano Bruno di Anna Foa
Anna Foa: Giordano Bruno, Mulino
Risvolto
Nell'anno santo 1600 Giordano Bruno, filosofo
di fama europea, venne arso come eretico a Roma in Campo de' Fiori. Dopo
un periodo di oblio, l'800 vede in lui il martire dell'oscurantismo
religioso, simbolo della libertà di pensiero e della tolleranza. Il
libro ripercorre a ritroso la vicenda di Giordano Bruno, dalla
combattuta inaugurazione del monumento in Campo de' Fiori nel 1889 fino
al processo e al rogo, restituendoci un personaggio enigmatico, capace
di grandezze e miserie, di utopie politiche e di condotte spregiudicate,
dedito alle arti magiche e insieme precursore del pensiero filosofico
moderno.
Saggi. «Giordano Bruno» di Anna Foa per il Mulino. La libertà dei moderni contro l’arbitrio della Chiesa Una vicenda che attraversa i secoli fino all’edificazione della statua del Nolano
di Andrea Comincini il manifesto 28.1.16
È
il 9 giugno 1889 quando un grande telo bianco viene rimosso, e la
statua di Giordano Bruno, il filosofo nolano bruciato in Campo de’ fiori
il 17 febbraio del 1600, viene accolta da una platea numerosissima e
festante.
Alla base della scultura, otto effigi, raffiguranti
altri «martiri del libero pensiero»: Hus, Wycliff, Serveto, Aonio
Paleario, Vanini, Ramus, Campanella e P. Sarpi.
Una scritta
riassume non solo la tragica vicenda, ma diventa sintomatica del clima
di quegli anni, e sarà premonitrice del futuro: «A Bruno, il secolo da
lui divinato».
In Giordano Bruno, edito dal Mulino (pp. 110, euro
9), Anna Foa racconta la vita in pellegrinaggio del pensatore, le
disavventure processuali, e definisce in maniera limpida la grande
questione che lo vide suo malgrado fare da spartiacque: tracciare il
confine ideale tra la libertà dei moderni e l’autorità della Chiesa.
Il
testo si apre con il resoconto delle vicende che riguardano l’erezione
di una delle statue più famose d’Italia, e dimostra come la fiamma che
si elevò nel 1600 non era stata ancora dimenticata, da entrambe le
parti. Da un lato il Vaticano, dall’altra liberali, massoni, socialisti,
e anticlericali. I giornali cattolici definirono «orgia satanica» il
grande raduno inaugurale, e il soglio pontificio intero si scatenò con
una collera di rara intensità.
Il Papa, ci racconta la studiosa,
non solo temette per la sua persona, ma si ritirò l’intero giorno in
digiuno, prostrato davanti la statua di San Pietro. L’aristocrazia nera
abbandonò la città: i giornali parlarono di pericolo rivoluzionario,
condannando senza appello l’evento, come fece pochi anni prima Mons.
Pietro Balan, in uno scritto commissionato dai Comitati Cattolici, in
cui esprimeva il proprio disgusto per la propaganda bruniana, bollata
perché espressione di «atei, ebrei, stranieri e massoni».
Questo
attacco così frontale, ricorda la Foa, arrivò a picchi esilaranti,
tragicomici, quando si iniziò a sostenere che l’inaugurazione aveva
portato inondazioni, frane e uragani.
Un testo particolare dunque,
dove si raccontano aspetti meno noti ma altrettanto significativi. La
risposta del mondo anticlericale fu fortissima, e visti i risultati,
vincente: la statua venne collocata a Campo de’ fiori e non nel cortile
della Sapienza, (alcuni moderati avrebbero preferito cedere al
compromesso), e le manifestazioni nelle piazze forgiarono un clima in
cui nessuno avrebbe osato veramente sfidare il mondo laico. Un mondo che
vide la raccolta di firme prestigiose, sia italiane sia internazionali,
«divinatrici» anch’esse del secolo a venire. Una epoca di scontri, non
risolti nemmeno successivamente. È Antonio Labriola, in una introduzione
scritta nel 1910 a proposito del Nolano, a affermare: «Noi non abbiamo
ancora vendicato il martirio di Bruno perché non abbiamo ancora condotta
la saggezza in mezzo al popolo, e per esso può sembrare ancora
necessaria la morale ecclesiastica».
Anna Foa approfondisce
l’aspetto sociologico della figura di Bruno partendo da questo
insanabile conflitto, e spiega come la sua immagine simbolica sia
servita a sostenere una battaglia politica e culturale, nell’Italia
appena unita e appesa a un filo. Anche grazie a Bruno sorge una
tradizione (il procedimento ricorda quanto Benedict Anderson, nel famoso
Comunità immaginate, segnala a proposito della nascita delle Nazioni),
una storia del libero pensiero, di cui il Nolano fu uno dei grandi
protagonisti. Filosofo, certamente, ma non solo. Mago e ribelle
parimenti, e per questo costretto a un continuo peregrinare per le corti
d’Europa, per insegnare e concentrarsi sulla «eroica» dottrina.
Nella
parte centrale del libro, ovviamente, si riflette intorno le cause del
processo, e le accuse. La ricostruzione precisa e coinvolgente
accompagna la lettura e restituisce una visione d’insieme delle vicende
di rara sistematicità.
Giordano Bruno, al di là delle
interpretazioni o del ruolo storico, e della sua volontà, si trova a
rappresentare lo scontro fra le istanze della modernità ed un potere, la
Chiesa, tenacemente opposto: un contrasto, viste ancora oggi le
continue tensioni in ambito politico e sociale, non ancora sanato o
concluso.
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