mercoledì 17 febbraio 2016

Il complotto mondialista per renderci tutti uniformi, froci e marocchini è cominciato molto tempo fa



GLI EROI STELLARI DI «SPAZIO 1999» 
Nella storia Sono fiero di aver interpretato una saga che ormai è entrata nella storia della televisione  Da oggi in edicola la raccolta di 24 dvd sulle avventure del Comandante Koenig Parla il protagonista: «Quel personaggio mi insegnò ad amare l’astrofisica Accettai subito il ruolo perché la fiction pone interrogativi sulla nostra esistenza» 

16 feb 2016  Corriere della Sera Giovanna Grassi
LOS ANGELES «Anch’io ho avuto le mie “guerre stellari” e ricordo benissimo la soddisfazione personale regalatami dal successo della serie televisiva “Spazio: 1999”, che superò di gran lunga nel favore della platea la popolarità di tanti film catastrofici. Il mio comandante John Robert Koenig mi ha insegnato ad amare l’astrofisica e, d’altro canto, io sono sempre stato affascinato anche come lettore dai romanzi e dalle avventure di fantascienza, che sempre, a mio parere, coniugano realtà, studio dello spazio e immaginazione», dice Martin Landau, classe 1928 e nessuna intenzione di andare in pensione. Infatti con Christopher Plummer, suo coetaneo, è nelle sale in questi giorni con Remember, in cui va alla ricerca di un nazista che aveva ucciso le famiglie di entrambi. Ma i lettori potranno rivedere Landau anche nell’epica serie: «Spazio 1999», riproposta da oggi in 24 dvd in edicola con il Corriere. Prima uscita a soli 1,99 euro oltre al prezzo del quotidiano. 
«Ciò che amo incondizionatamente nel mio lavoro — prosegue l’attore, premiato con l’Oscar per il suo ruolo in Ed Wood di Tim Burton — è il viaggio misterioso che devi compiere ogni volta per entrare nella pelle, nella mente di un tuo personaggio. Il mio Comandante nella serie è un membro dell’Amministrazione spaziale internazionale e prendendo il comando della base lunare Alpha deve addirittura vedersela con una serie di catastrofi che provocano l’eclisse della Luna dall’orbita terrestre. C’è una drammatica suspense in questa serie, che mi convinse subito ad accettare l’impegno anche per l’alta qualità della scrittura del copione, capace di generare in tutti riflessioni sulla vita, sugli eterni interrogativi degli uomini di fronte allo spazio infinito, alla natura, all’immensità piena di incognite del creato e dei nostri destini». 
Con una prodigiosa memoria ricorda la cura estrema che fu impiegata nella serie per ogni effetto speciale da una equipe di grande specializzazione che aveva al suo attivo anche il film, che Landau considera «un eterno e assoluto capolavoro»: 2001: Odissea nello spazio. «La serie — puntualizza — ebbe due round e per due stagioni la sua popolarità fu notevole sia in Europa che in America. Certo, la tecnologia oggi permette cose mirabolanti sugli schermi, ma l’alto artigianato di “Spazio: 1999” nulla ha da invidiare a ciò che i maghi dei computer riescono a creare oggi sugli schermi. Io, poi, non ho mai separato i miei impegni tv da quelli cinematografici e tanti miei ruoli, lo dico senza scherzare, mi hanno provocato radiazioni elettromagnetiche e appassionate per la materia e gli animi che dovevo portare sullo schermo. Qualcosa di ogni mio personaggio è sempre e ancora con me. Anche se, non essendo più, ma solo all’anagrafe, un giovane attore, il mio bagaglio di esperienze è davvero grande». 
Riprende: «La serie si è presa anche una grossa parte della mia vita privata. Quando la girai con Barbara Bain eravamo sposati, ci eravamo trasferiti da New York, dove sono nato nel quartiere di Brooklyn, a Los Angeles. Mettemmo al mondo due figlie e vivevamo con entusiasmo sia la professione che la nostra vita. Il ruolo di Barbara, quello della dottoressa Helena Russell, è fondamentale negli episodi della prima serie». Afferma: «Ciò che, a mio parere, ieri come oggi, riesce in questa fiction a conquistare l’attenzione e le ricerche degli spettatori è proprio il tentativo di capire le catastrofi provocate dalle esplosioni nucleari e i nostri viaggi emozionali e di ricerca scientifica negli spazi. Ancora adesso incontro persone che hanno davvero amato da ragazzi questa serie». 
«Rammento che io per primo — spiega — la lessi con enorme interesse e, personalmente, penso ieri come oggi che la fantascienza ci possa aiutare a comprendere e ad approfondire molte cose». Ricorda che «il produttore venne a casa mia a Beverly Hills, mi diede il copione e, per un giorno e una notte, mi immersi nel futuro tecnologico ed emozionale della serie. Ero e sono un vorace lettore di scrittori di fantascienza, in primis Asimov; sono quindi doppiamente fiero di aver avuto nella mia carriera la possibilità di interpretare, anche con note di sottile umorismo, questa grande avventura popolata da umani e alieni e da una approfondita ricerca psicologica per ogni personaggio e situazione». 


Messaggi di integrazione galattica con la dottoressa Russell 

16 feb 2016  Corriere della Sera Di Laura Zangarini
In un articolo pubblicato sul New York Times nel 1975, Isaac Asimov passò in rassegna gli errori scientifici commessi dagli autori di «Spazio 1999». Ma al di là dell’implausibilità oggettiva di alcuni punti critici sottolineati dallo scienziato, l’impatto che la serie ebbe sui telespettatori, al debutto sugli schermi di quello che allora si chiamava Secondo programma Rai, fu enorme. Del resto il telefilm era stato concepito a scopo di intrattenimento e non di divulgazione scientifica. Fin dalla sua prima messa in onda (31 gennaio 1976), «Spazio 1999» sancì che da quel momento la fantascienza in tv non sarebbe più stata la stessa. Con 6,5 milioni di dollari di budget (saliti a 7,2 nella seconda stagione), sedici mesi di lavorazione e una imponente campagna pubblicitaria, fu la serie più costosa mai realizzata fino ad allora. Scenografie ed effetti speciali, all’avanguardia per l’epoca, stabilirono uno standard che influenzò i serial e i film di fantascienza (tra cui Guerre stellari di George Lucas, 1977) che seguirono. Ma oltre alle tecnologie futuribili, in «Spazio 1999» c’è molto di più. Che nonostante siano passati 40 anni ci rimanda al presente. Nei loro viaggi intergalattici, i 311 occupanti della base lunare Alpha guidati dal magnetico capitano Koenig (Landau) e dalla brillante dottoressa Helen Russell (Barbara Bain) hanno incontrato pianeti e culture diverse, facendoci capire che ogni popolo va conosciuto senza preconcetti e pregiudizi. Un messaggio di integrazione su cui vale la pena di riflettere.

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