venerdì 5 febbraio 2016

Tachipirinas al capolinea come leader della sinistra



Creditori alla porta e scioperi. Tsipras sotto il tiro incrociato

Atene. Il governo di Syriza ha bisogno di alleanze sempre più forti e guarda con interesse crescente allo scontro ingaggiato da Roma con Bruxelles. Ieri trentamila persone in piazza contro la riforma del sistema previdenziale. Incontro di nove ore tra i ministri e i rappresentanti dell’Fmi, che chiede di tagliare ulteriomente la spesa e le pensioni

di Teodoro Andreadis Synghellakis il manifesto 5.2.16
La Grecia ha incrociato le braccia, ieri, contro la riforma del sistema previdenziale. Circa trentamila persone hanno manifestato nel centro di Atene, partecipando alla mobilitazione organizzata dai due maggiori sindacati del pubblico impiego e del settore privato, Gsee e Adedy, con l’appoggio del sindacato dei commercianti, degli artigiani, dei medici e dei farmacisti.
Nel frattempo, continua anche la mobilitazione degli agricoltori, sempre contro l’aumento dei contributi previdenziali e la riforma della tassazione: hanno annunciato che bloccheranno per 24 ore, fino a domani mattina, gli aeroporti, le dogane, i porti e le autostrade di tutto il paese. Le tasse dovrebbero aumentare in modo più evidente dal 2019, arrivando anche al 46% del loro reddito imponibile.
Il governo di Alexis Tsipras cerca di non rompere con i creditori e di garantire, contemporaneamente, la maggior tenuta possibile della coesione sociale. La proposta dell’esecutivo ellenico, per quel che riguarda la riforma previdenziale, nella sua versione più aggiornata prevede, secondo quanto filtrato sulla stampa, l’aumento della contribuzione e una nuova base di calcolo dell’importo pensionistico.
L’aumento dei contributi, in totale, è dell’1% per i datori di lavoro e dello 0,5% per i lavoratori, mentre la tassa sulle operazioni bancarie potrebbe toccare lo 0,1% del totale.
Per quel che riguarda il nuovo metodo di calcolo dell’ammontare pensionistico, il governo si impegna – attraverso un sistema di compensazioni – a non tagliare, in realtà, l’ammontare delle pensioni più basse già erogate, ma è chiaro che per importi oltre i mille euro, la diminuzione dell’assegno dei nuovi pensionati sarà evidente. Tsipras si batte per ridurre questi tagli al minimo possibile, mentre il Fondo Monetario Internazionale arriva a chiedere che le riduzioni delle pensioni raggiungano il 15% della somma percepita. In un paese che negli anni della crisi, dal 2010 in poi, ha subito ben cinque decurtazioni di stipendi e pensioni, è facile comprendere come le pretese dei creditori creino fortissime reazioni avverse.
E proprio questi creditori, nel frattempo, sono ad Atene, per discutere delle riforme in atto. L’incontro con il ministro delle finanze, Efklidis Tsakalotos, e quello dell’economia, Jorgos Stathakis, è durato ben nove ore e la rappresentante dell’Fmi, secondo quanto è filtrato, ha chiesto, come sempre, maggiori tagli alle spese di bilancio e alle pensioni. Più in dettaglio, a non essere accettata, prima di tutto, è l’intenzione del governo di Syriza di concedere una pensione di 384 euro a tutti i cittadini che, all’età di 67 anni, abbiano almeno quindici anni di contributi. Parliamo – è palese – di cifre minime, che non riuscirebbero, molto probabilmente, neanche a garantire le esigenze basilari di un cittadino. Eppure, anche la mera sopravvivenza provoca ancora la reazione dei più ultraliberisti tra i creditori.
I colloqui tra il governo e il quartetto delle istituzioni creditrici (Fondo Monetario, Banca centrale europea, Meccanismo europeo di stabilità e Commissione europea), dovrebbero concludersi a fine mese, sempre che si riesca ad arrivare ad una soluzione che tenga conto della situazione sociale ed economica del paese.
Il premier Alexis Tsipras, nei suoi interventi, insiste sul fatto che «con questo governo non ci sono stati licenziamenti di pubblici dipendenti, non sono stati toccati stipendi e pensioni, sono stati compiuti tutti gli sforzi possibili per proteggere la prima casa di proprietà delle famiglie indebitate. Tutte cose che la destra non avrebbe fatto».
Ma è indubbio che per riuscire a contrastare, in parte, le richieste dei rappresentanti delle istituzioni europee ed internazionali, il governo di Atene ha bisogno di alleanze sempre più forti: e in questa chiave si guarda con interesse a Roma – con tutti i possibili sviluppi dello scontro con Bruxelles sull’austerità – e alla realtà politica spagnola, sperando che si arrivi, quanto prima, a un governo di collaborazione tra Podemos, la sinistra e i socialisti. 

Austerità senza fine. Le richieste della troika a Tsipras
Grecia paralizzata dagli scioperi contro i tagli alle pensionidi Vittorio Da Rold Il Sole 5.2.16
In 50mila hanno incrociato le braccia ad Atene, e altri 14mila hanno manifestato a Salonicco, per protesta contro la riforma delle pensioni. Nella capitale, frange violente hanno innescato scontri lanciando molotov contro le forze dell’ordine. Per il terzo sciopero generale in diversi mesi si sono fermati treni e traghetti, bloccando a terra dozzine di voli. Gli ospedali hanno funzionato solo per gli interventi di emergenza, i benzinai sono rimasti chiusi.
Dopo la protesta dei giornalisti, ieri hanno incrociato le braccia anche anche avvocati, notai, medici, farmacisti, benzinai, tassisti, guidatori di tir e agricoltori, che hanno bloccato le autostrade in diversi punti con i loro trattori, in una protesta che va avanti da due settimane.
Il governo propone di abbassare il tetto massimo previdenziale da 2.700 a 2.300 euro e intende introdurre una pensione minima garantita di 384 euro con 15 anni di contributi. Il governo vuole anche accorpare i fondi pensione e aumentare i contributi previdenziali per i nuovi assunti.
Le pensioni dovrebbero essere tagliate di un altro 15%, pari all’1% di Pil di risparmi, cioè 1,8 miliardi di euro all’anno. Tsipras è tra l’incudine e il martello: il Paese dice no ai nuovi tagli alla spesa mentre il governo di sinistra ha cercato di aumentare i contributi per i nuovi assunti ma la troika si è opposta a questo tentativo di scaricare sulle nuove generazioni il costo delle riforme.
Il premier, Alexis Tsipras, è accusato di aver tradito le promesse elettorali una volta arrivato al potere. Tra le rimostranze dei manifestanti, l’imminente privatizzazione del porto del Pireo da parte del gigante cinese Cosco.
Inoltre c’è la crisi dei migranti dove Bruxelles ha chiesto ad Atene di blindare le frontiere con la Turchia e di far funzionare gli hotspot per il riconoscimento dei migranti. Chi non dovesse provenire da Stati in guerra e quindi non avere lo status di rifugiato dovrebbe essere rispedito nel Paese di provenienza. Altrimenti Bruxelles minaccia di chiudere la frontiere con la Macedonia e i profughi resterebbero chiusi in Grecia, dove la Ue minaccia di costruire un campo profughi da 400mila persone ad Atene.
Il ministro dell’immigrazione greca Mouzalas ha parlato di fronte a questa ipotesi di una Grecia «trasformata in un cimitero di anime» e praticamente espulsa da Schengen. Un’altra ipotesi prevede che i migranti, vedendo chiusa la frontiera macedone, potrebbero decidere di dirigersi verso l’Italia dalla costa adriatica. Atene resta ancora l’anello debole di una crisi dei migranti che si collega a quella del debito non ancora risolta.
«Non mischiamo i due processi» sui migranti e sul piano di assistenza finanziaria in Grecia. Questo l’invito del commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici, che ha sottolineato che il programma di aiuti in corso «ha la sua logica, non è Schengen né gli hotspot». La revisione da parte della ex troika «è in corso ad Atene» e l’obiettivo è «concluderla il prima possibile», ha detto Moscovici, invitando a «non perdere lo slancio» di attuazione delle riforme degli ultimi mesi. 

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