martedì 1 marzo 2016

Fenoglio e la guerra


Alessandro Tamburini:  L’uomo al muro. Fenoglio e la guerra nei Ventitre giorni della città di Alba , Italic Pequod, pp. 260, euro 18

Risvolto
A oltre cinquant’anni dalla sua scomparsa, Beppe Fenoglio (Alba 1922 – Torino 1963) ha ottenuto piena consacrazione e viene reputato un classico del nostro Novecento. Ma non è stato sempre così. Un quadro ben diverso prese forma nel 1952 intorno alla pubblicazione del suo primo libro, I ventitre giorni della città di Alba, accompagnata da incomprensioni ed equivoci, oltreché dai feroci attacchi di una parte della critica, ostile per motivi ideologici alla rappresentazione che Fenoglio dava della Resistenza. Questi nodi problematici sarebbero perdurati fino a diventare costitutivi della figura dell’autore, condizionando lo sviluppo della sua opera come anche la valutazione a cui essa sarebbe stata sottoposta. Uno dei principali intenti del presente testo consiste proprio nel rilevare la ricaduta negativa che l’accidentata fase dell’esordio ha avuto sull’attività di Fenoglio, e quanto egli ne sia stato deviato e penalizzato, anche rispetto al suo destino di scrittore postumo. Larga parte delle sue opere ha visto infatti la luce soltanto dopo la precoce scomparsa, dando il via all’estenuante querelle sulla loro datazione che per decenni ha monopolizzato l’attività critica. Anche a ciò si deve che alcune di esse non siano state ancora sottoposte a uno studio mirato e approfondito, come appunto I ventitre giorni della città di Alba, a cui per la prima volta è qui dedicata un’intera monografia. Del libro d’esordio di Fenoglio viene messo in luce anzitutto l’alto valore letterario, sulla base delle qualità espresse poi a pieno nelle successive opere. Se ne ricostruiscono la genesi e il campo della ricezione. Viene quindi trattata la visione della guerra propria dell’autore, nella sua assoluta originalità, sulla base di una disamina dei racconti legati a questo tema, ripresi infine in rapporto ad alcuni nuclei centrali, attraverso rimandi ai libri successivi e la comparazione con quelli di altri autori coevi. Ne risulta un testo rigoroso e nel contempo chiaro e leggibile a tutti, in uno spirito di servizio nei confronti di Fenoglio e del suo incontro con i sempre più numerosi lettori ed estimatori della sua opera.

MASSIMO RAFFAELI Avvenire 1 marzo 2016

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