domenica 13 marzo 2016

Grossi guai in vista a Cuba

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Granma 11 Marzo 2016 da Marx XXI


Se Cuba entra nel Fondo monetario 

Andrea Montanino Busiarda 13 3 2016
Era il 1928, quasi 90 anni fa, quando un Presidente degli Stati Uniti visitò per l’ultima volta Cuba, uno degli Stati geograficamente più vicini ma politicamente più distanti. Tra meno di due settimane, il presidente Obama andrà sull’isola, sancendo definitivamente la fine di un periodo di incomprensione tra i due Stati durato 55 anni. Non sarà tuttavia una piena normalizzazione dei rapporti: i viaggi dei cittadini americani rimarranno ancora limitati, andrà definito l’uso del dollaro per le transazioni commerciali con Cuba, ma soprattutto gli Stati Uniti manterranno in vigore il divieto all’ingresso di Cuba alla Banca Mondiale e al Fondo monetario internazionale. 
Cuba è l’unico vero Stato membro delle Nazioni Unite che non fa parte delle istituzioni create a Bretton Woods, nel New Hampshire, alla fine della Seconda guerra mondiale. Ciò malgrado sia invece stato uno dei 44 Paesi fondatori e sia diventato membro del Fondo Monetario addirittura un anno prima dell’Italia. La decisione di lasciare il Fondo, nel 1964, fu legata al rapporto privilegiato che si creò con l’Unione Sovietica, che non era membro del Fondo e che già anni prima aveva convinto la Polonia e la Cecoslovacchia a lasciare l’istituzione, ritenuta troppo filo-americana.
Se tutto questo è storia, il futuro può e deve essere molto diverso. Cuba ha sviluppato alcune eccellenze ed è sopravvissuta a decenni di embargo da parte della più grande potenza economica del mondo. Ma ora ha bisogno di crescere di più e di rendere la sua economia sostenibile, e per farlo ha bisogno di capitali stranieri, di un sistema bancario integrato con la comunità finanziaria internazionale, di infrastrutture adeguate. Tutto ciò può essere facilitato dall’ingresso di Cuba nel Fondo e nella Banca, per almeno tre ragioni.
In primo luogo, ciò aumenterebbe in modo consistente l’informazione relativa alle condizioni economiche di Cuba. Il Fondo Monetario prevede, tra gli obblighi degli Stati membri, quello di essere sottoposto a un monitoraggio, generalmente annuale, che sfocia in un rapporto di dettaglio secondo l’articolo 4 dello Statuto del Fondo. Questo rapporto è scritto in inglese, quindi facilmente leggibile da tutti, esamina lo stato della finanza pubblica, del sistema finanziario e dell’economia reale, produce una serie di dati usando tecniche riconosciute dagli standard internazionali e quindi comparabili sia nel tempo che tra diversi paesi. L’informazione fornita dal Fondo Monetario sarebbe un bene pubblico, a disposizione di tutti, investitori stranieri e cittadini cubani, che potrebbero così disporre di un punto di riferimento indipendente sullo stato reale del Paese.
In secondo luogo, Cuba potrebbe beneficiare di assistenza tecnica che queste organizzazioni internazionali forniscono agli Stati membri grazie all’ampia esperienza maturata sul campo in decenni di attività. Il Fondo e la Banca mondiale potrebbero aiutare Cuba a perfezionare un sistema di tassazione secondo standard internazionali, rendere efficiente l’amministrazione fiscale, migliorare il funzionamento della banca centrale, fissare criteri trasparenti per le gare di appalto pubbliche e così via. Spesso queste attività si sono rilevate fondamentali, e ancora più importanti degli aiuti finanziari che queste organizzazioni forniscono, per rendere i Paesi economicamente più forti e stabili nel medio-lungo periodo.
Ma certo è che, in una prima fase, i prestiti dovranno svolgere un ruolo essenziale, sia per gestire la transizione verso un’economia aperta, sia per sostenere le infrastrutture del Paese. Di quanto potrebbe beneficiare Cuba? Dipenderà dalla sua quota di partecipazione. Facendo alcune stime e confrontando la dimensione dell’economia cubana con quella di Paesi simili già membri del Fondo Monetario, Cuba potrebbe avere una quota del Fondo pari a circa 400 milioni di dollari. Come termine di paragone, si consideri che l’Italia ha una quota pari a circa 21 miliardi di dollari. In base alle regole del Fondo, un Paese ha diritto a ricevere supporto finanziario nel corso di tre anni per un valore complessivo pari a 6 volte la sua quota versata, dunque Cuba potrebbe ricevere dal Fondo un primo pacchetto di circa 2,4 miliardi di dollari. A questi si sommerebbero i progetti che la Banca Mondiale finanzierebbe a fronte di un programma di aiuti del Fondo Monetario. E’ facile prevedere che si potrebbe arrivare ad almeno 3 miliardi di dollari in un triennio.
Naturalmente, affinché il Fondo Monetario attivi un programma, sono necessarie alcune condizioni preliminari, e soprattutto va verificato che il Paese sarà in grado di restituire il prestito. Quindi l’ammissione al club e l’avvio dei finanziamenti non sarà contestuale e questa rappresenta una ragione in più per avviare da subito il processo per l’ingresso nel Fondo.
Tutto ciò però dipenderà dagli Stati Uniti che, con una quota del 17 per cento, hanno un potere decisionale importante, anche se non possono esercitare nessun veto sull’ingresso di Cuba nel Fondo Monetario e nella Banca Mondiale. Secondo la legislazione americana tuttora vigente infatti, l’amministrazione Obama è obbligata a votare contro l’ammissione di Cuba nelle istituzioni di Bretton Woods e soltanto una nuova legge - quindi non un atto unilaterale del Presidente - potrà cambiare le cose.
La strada è però segnata e se non riuscirà a Obama durante questi ultimi mesi di mandato, il nuovo Presidente degli Stati Uniti dovrà, tra le sue prime iniziative, lavorare con il Congresso per rimuovere questo vincolo alla piena reintegrazione di Cuba nell’economia mondiale. 
@MontaninoUsa
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI




Era il 1928, quasi 90 anni fa, quando un Presidente degli Stati Uniti visitò per l’ultima volta Cuba, uno degli Stati geograficamente più vicini ma politicamente più distanti. Tra meno di due settimane, il presidente Obama andrà sull’isola, sancendo definitivamente la fine di un periodo di incomprensione tra i due Stati durato 55 anni. Non sarà tuttavia una piena normalizzazione dei rapporti: i viaggi dei cittadini americani rimarranno ancora limitati, andrà definito l’uso del dollaro per le transazioni commerciali con Cuba, ma soprattutto gli Stati Uniti manterranno in vigore il divieto all’ingresso di Cuba alla Banca Mondiale e al Fondo monetario internazionale. 
Cuba è l’unico vero Stato membro delle Nazioni Unite che non fa parte delle istituzioni create a Bretton Woods, nel New Hampshire, alla fine della Seconda guerra mondiale. Ciò malgrado sia invece stato uno dei 44 Paesi fondatori e sia diventato membro del Fondo Monetario addirittura un anno prima dell’Italia. La decisione di lasciare il Fondo, nel 1964, fu legata al rapporto privilegiato che si creò con l’Unione Sovietica, che non era membro del Fondo e che già anni prima aveva convinto la Polonia e la Cecoslovacchia a lasciare l’istituzione, ritenuta troppo filo-americana.
Se tutto questo è storia, il futuro può e deve essere molto diverso. Cuba ha sviluppato alcune eccellenze ed è sopravvissuta a decenni di embargo da parte della più grande potenza economica del mondo. Ma ora ha bisogno di crescere di più e di rendere la sua economia sostenibile, e per farlo ha bisogno di capitali stranieri, di un sistema bancario integrato con la comunità finanziaria internazionale, di infrastrutture adeguate. Tutto ciò può essere facilitato dall’ingresso di Cuba nel Fondo e nella Banca, per almeno tre ragioni.
In primo luogo, ciò aumenterebbe in modo consistente l’informazione relativa alle condizioni economiche di Cuba. Il Fondo Monetario prevede, tra gli obblighi degli Stati membri, quello di essere sottoposto a un monitoraggio, generalmente annuale, che sfocia in un rapporto di dettaglio secondo l’articolo 4 dello Statuto del Fondo. Questo rapporto è scritto in inglese, quindi facilmente leggibile da tutti, esamina lo stato della finanza pubblica, del sistema finanziario e dell’economia reale, produce una serie di dati usando tecniche riconosciute dagli standard internazionali e quindi comparabili sia nel tempo che tra diversi paesi. L’informazione fornita dal Fondo Monetario sarebbe un bene pubblico, a disposizione di tutti, investitori stranieri e cittadini cubani, che potrebbero così disporre di un punto di riferimento indipendente sullo stato reale del Paese.
In secondo luogo, Cuba potrebbe beneficiare di assistenza tecnica che queste organizzazioni internazionali forniscono agli Stati membri grazie all’ampia esperienza maturata sul campo in decenni di attività. Il Fondo e la Banca mondiale potrebbero aiutare Cuba a perfezionare un sistema di tassazione secondo standard internazionali, rendere efficiente l’amministrazione fiscale, migliorare il funzionamento della banca centrale, fissare criteri trasparenti per le gare di appalto pubbliche e così via. Spesso queste attività si sono rilevate fondamentali, e ancora più importanti degli aiuti finanziari che queste organizzazioni forniscono, per rendere i Paesi economicamente più forti e stabili nel medio-lungo periodo.
Ma certo è che, in una prima fase, i prestiti dovranno svolgere un ruolo essenziale, sia per gestire la transizione verso un’economia aperta, sia per sostenere le infrastrutture del Paese. Di quanto potrebbe beneficiare Cuba? Dipenderà dalla sua quota di partecipazione. Facendo alcune stime e confrontando la dimensione dell’economia cubana con quella di Paesi simili già membri del Fondo Monetario, Cuba potrebbe avere una quota del Fondo pari a circa 400 milioni di dollari. Come termine di paragone, si consideri che l’Italia ha una quota pari a circa 21 miliardi di dollari. In base alle regole del Fondo, un Paese ha diritto a ricevere supporto finanziario nel corso di tre anni per un valore complessivo pari a 6 volte la sua quota versata, dunque Cuba potrebbe ricevere dal Fondo un primo pacchetto di circa 2,4 miliardi di dollari. A questi si sommerebbero i progetti che la Banca Mondiale finanzierebbe a fronte di un programma di aiuti del Fondo Monetario. E’ facile prevedere che si potrebbe arrivare ad almeno 3 miliardi di dollari in un triennio.
Naturalmente, affinché il Fondo Monetario attivi un programma, sono necessarie alcune condizioni preliminari, e soprattutto va verificato che il Paese sarà in grado di restituire il prestito. Quindi l’ammissione al club e l’avvio dei finanziamenti non sarà contestuale e questa rappresenta una ragione in più per avviare da subito il processo per l’ingresso nel Fondo.
Tutto ciò però dipenderà dagli Stati Uniti che, con una quota del 17 per cento, hanno un potere decisionale importante, anche se non possono esercitare nessun veto sull’ingresso di Cuba nel Fondo Monetario e nella Banca Mondiale. Secondo la legislazione americana tuttora vigente infatti, l’amministrazione Obama è obbligata a votare contro l’ammissione di Cuba nelle istituzioni di Bretton Woods e soltanto una nuova legge - quindi non un atto unilaterale del Presidente - potrà cambiare le cose.
La strada è però segnata e se non riuscirà a Obama durante questi ultimi mesi di mandato, il nuovo Presidente degli Stati Uniti dovrà, tra le sue prime iniziative, lavorare con il Congresso per rimuovere questo vincolo alla piena reintegrazione di Cuba nell’economia mondiale. 
@MontaninoUsa
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