mercoledì 2 marzo 2016

I comunisti non sono anarco-neoliberali ma nemmeno comunitaristi: non è per dio-patria-famiglia che Vendola va contestato, ma in nome della comune umanità e della libertà moderna

Sempre più, nel senso comune veicolato dall'industria dei media, le categorie di destra e sinistra sono superate, esattamente come piace a Renzi e alla tecnocrazia liberale prima ancora che ai rozzo-bruni.



Inoltre, nella confusione generalizzata e in quella wikisfera approssimativa in cui si svolge ormai il lavoro intellettuale e in cui ognuno può dire quel che vuole su ciò che sa come su ciò che non sa, sempre più il vago ricordo del comunismo che fu diviene sinonimo di "comunitarismo".


Che avversario perfetto sarebbe per le classi dominanti e per le loro idee dominanti!



Da una parte la fantasmagoria della merce e l'esplosione glamour e ultramoderna dei desideri e delle libertà; dall'altra un'improbabile e grigia armata brancaleone di sfigati, repressi e bacchettoni con la fissa per la gerarchia, la tradizione e il campanile e con lo sguardo rivolto all'indietro...

Contro questa vera e propria offensiva ideologica, contro questa guerra culturale che è conseguenza della nostra sconfitta e subalternità - e che nell'immagine un Nuovo Fronte Comunitario Anticapitalistico Transpolitico recepisce la teoria del totalitarismo cambiandone semplicemente il segno -, bisogna combattere fino all'ultima energia mentale. Esattamente come bisogna combattere contro la Sinistra Imperiale Neoliberale, cioè contro la vera sinistra bombardiera rosso-bruna che Vendola rappresenta.

Perché in entrambi i casi è in gioco il senso stesso dell'agire politico nel XXI secolo in una prospettiva marxista e leninista che non vuole estinguersi ma conservarsi in discreta salute in vista di tempi migliori.

Il marxismo non è "l'egualitarismo comunitario" ma la libertà dei moderni universalizzata. E' l'eguale libertà degli individui, che è cosa molto diversa dal libertinaggio e dall'apologia di quel desiderio assoluto che porta alla guerra di tutti contro tutti e da qui alla legge del più forte.
E' esattamente questa libertà moderna ciò che Lenin insegna poi a quei popoli che i liberali consideravano (e considerano tuttora) sottorazze.

Gli argomenti che i marxisti oppongono al fazendero di Terlizzi e alla sua scelta scigurata sono esattamente l'opposto degli argomenti dei comunitaristi.

A questo proposito va notato che a stessa sinistra neoliberale che nel mito heideggeriano della decrescita felice esprime tutta la propria sazia indifferenza occidentale verso l'umanismo moderno e verso il nesso tra sviluppo delle forze produttive, questione nazionale e questione sociale, si affida invece totalmente alla tecnica ovunque questa consenta di espandere il proprio sé oltre ogni limite imposto dall'oggettività. Come nella virtualità senza attriti della rete o nel dominio biotecnologico dell'essenza della libertà.

È un altro aspetto del ritrarsi della politica nella dimensione del privato e della coscienza, che prolunga un estenuante riflusso iniziato oltre 30 anni fa. Non potendo più trasformare la realtà e non trovando più quel senso che viene dalle grandi identità sociali, trasformiamo indefinitamente noi stessi. [SGA].


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