sabato 2 aprile 2016

Il caso di Israel Anton Zoller


Il rabbino capo convertito da Pio XII (e dall’oro di Kappler?) 

Nato in Galizia, iscritto al Pnf e nascosto dal Vaticano durante l’occupazione nazista, fu protagonista di un clamoroso caso che ancora oggi fa discutere ebrei e cristiani 

2 apr 2016  Libero SERGIO DE BENEDETTI
Il giorno dell’ottantesimo genetliaco di Pio XII, il 2 marzo 1956, rendeva l’anima a Dio il professor Eugenio Zolli, docente di Lingua e letteratura ebraica presso La Sapienza di nonché, analogamente, presso il Pontificio Istituto Biblico.  
Nato a Brodj (oggi nella Galizia ucraina) il 17 settembre 1881, all’epoca Eugenio si chiamava Israel Anton Zoller, il padre proveniva da una famiglia ebraica di origine polacca, mentre la madre era una ebrea tedesca. Dopo aver raggiunto brillantemente la maturità, si iscrisse all’Università di Vienna, ma presto decise di trasferirsi a Firenze e di frequentare anche il locale Collegio Rabbinico, forte della presenza di due insegnanti galiziani come lui, Samuel Margulies e Hirsch Chayes. Nel 1910 Zoller si laureò in Filosofia e l’anno dopo otterrà il titolo rabbinico. Nel 1913 ebbe la nomina di vice rabbino di Trieste e, dunque, ritornò nell’ambito dell’impero asburgico sotto cui era nato. 
Rabbino capo dal 1916, il 3 novembre 1918 celebrò in sinagoga una cerimonia di ringraziamento per l’ingresso delle truppe italiane. Nel 1922 diventò cittadino italiano e l’anno dopo incontrò Emma Majonica, triestina, che subito sposerà. I due avranno una figlia, Myriam. Un viaggio nel 1925 in Egitto e Palestina gli consentirà un confronto religioso con il rabbino capo di Gerusalemme, Avraham Kook, da lui conosciuto anni prima a Trieste. Nel luglio 1933, con l’instaurazione obbligatoria dei nomi e cognomi italianizzati, Israel cambiò le sue generalità in Italo Zolli e si iscrisse al Pnf. 
Come è facile immaginare, la città di San Giusto era parte integrante di una catena umanitaria di esuli europei che volevano raggiungere la Palestina. Israel/Italo si occupò di tutto questo in prima persona e venne calcolato che, nel periodo della sua permanenza nel territorio giuliano, non meno di 180 mila persone fossero state assistite dalla comunità ebraica da lui capeggiata. Ma nel 1938, a seguito delle leggi razziali, Italo fu privato del suo incarico universitario a Padova e l’anno dopo perse anche la cittadinanza italiana, divenendo apolide. Nel dicembre 1939 arrivò la nomina di rabbino capo di Roma, la più antica comunità ebraica d’Europa. 
Dopo l’8 settembre 1943 la situazione precipita ma Zolli sembra avere le idee chiare: il Tempio deve chiudere, gli schedari vanno immediatamente distrutti, la popolazione ebraica di Roma deve disperdersi nel territorio circostante e dove la situazione possa mostrarsi più critica, nascondersi. Di diverso avviso appaiono però i due presidenti con cui il rabbino deve necessariamente confrontarsi: Dante Almansi dell’Unione delle Comunità Israelitiche in Italia e Ugo Foà della Comunità ebraica romana. Entrambi, infatti, sono incredibilmente convinti che occorra continuare a comportarsi con i tedeschi esattamente come finora ci si era comportati con il governo fascista. 
Il 27 settembre il colonnello Herbert Kappler impone agli ebrei una taglia di 50 chili d’oro da reperirsi entro 36 ore, pena la deportazione di molti ebrei. Zolli ne trova 35 e spacciandosi per un ingegnere riesce a entrare in Vaticano per chiedere a Pio XII i restanti 15. A fianco, Eugenio Zolli (a destra) - nato Israel Anton Zoller e divenuto poi Italo Zolli e quindi Eugenio Pio in onore di Pio XII (cioè Eugenio Pacelli) - a passeggio per Rom a nel m aggio 1945 con padre Gosselino Birola che lo aveva nascosto dai nazisti presso l’Istituto Gregoriano. In alto, papa Pio XII (1876-1958), eletto sul trono di Pietro il 2 m arzo 1939 Il pontefice si mostra subito disponibile, ma nel frattempo altre associazioni cattoliche hanno provveduto. Poche ore prima che la sua casa venga distrutta e bruciata dalle SS, Zolli scompare. Il 16 ottobre avviene il rastrellamento nel Ghetto di Roma e oltre mille persone vengono prelevate, portate sui carri merci piombati pronti alla stazione Tiburtina e avviate ad Auschwitz. 
Ma dove si è nascosto Zolli? Una sorprendente indicazione viene fornita da Antonio Spinosa nel libro Pio XII, l’ultimo Papa, che nel citare l’episodio della taglia e dell’entrata di Zolli in Vaticano, racconta come penetrato una prima volta spacciandosi per ingegnere, sia tornato una seconda volta nei più modesti panni di muratore, ottenendo rifugio. Il 27 ottobre, infatti, a inviare l’accorato appello al pontefice per le conseguenze drammatiche del rastrellamento, provvederà il facente funzione di rabbino, David Panzieri. Dopo l’attentato di via Rasella del 23 marzo 1944 e la conseguente strage delle Fosse Ardeatine del giorno successivo, il 3 giugno gli Alleati entrano a Roma. Riaperto il Tempio, una solenne funzione viene celebrata da Panzieri, presente Italo Zolli che però, subito dopo, viene dichiarato dimissionario a forza, poiché nei mesi cruciali dell’occupazione tedesca, dalla taglia alla liberazione, si è reso irreperibile. In questo caos, le autorità militari alleate sciolgono i Consigli e mandano tutti a casa, lasciando a Panzieri solo l’ordinarietà delle funzioni religiose. Panzieri era un piccolo, grande uomo, con una determinazione straordinaria. Aveva officiato le cerimonie rituali anche a Tempio chiuso, utilizzando un piccolo locale nell’Isola Tiberina del quale i tedeschi non si accorsero mai. 
Le ripicche intanto si fanno odiose, a Zolli viene offerta la possibilità di diventare direttore del Collegio Rabbinico e questi sembra poter accettare; a metà gennaio del 1945 tutto appare risolto e il 26 la nomina si può ritenere ratificata, ma il successivo 6 febbraio Zolli comunica a sorpresa di non voler più accettare l’incarico e, una esatta settimana dopo, entra nella chiesa di Santa Maria degli Angeli in piazza Esedra e viene battezzato da monsignor Luigi Traglia, assumendo il nome di Eugenio Pio per rispetto a Pio XII (Eugenio Pacelli). Con lui c’è anche la moglie, che al nome di Emma aggiunge quello di Maria. 
La notizia è una bomba e in breve fa il giro del mondo. Italo/Eugenio viene accusato di eresia e tradimento, il notiziario della comunità ebraica esce listato a lutto, negli Usa gli ebrei offrono danaro a Zolli perché torni sui suoi passi, ma egli rifiuta e ribatte con sdegno che la sua conversione (che lui in realtà chiama «adesione») è frutto di una decisione presa da molto tempo e fortemente meditata, nulla dunque che possa in qualche modo far riferimento agli accadimenti drammatici del 1943-44. 
Come si può immaginare, molto è stato scritto riguardo questa decisione di Eugenio Zolli. Noi abbiamo preferito attenerci il più possibile ai fatti, senza entrare negli avvenimenti romanzati quali le visioni soprannaturali, il carisma del pontefice, le lotte intestine nelle comunità o il risentimento per non essere stato ascoltato dopo il “furto” dell’oro di Kappler, determinando lo sterminio di molti ebrei che forse, almeno per una buona parte, avrebbero potuto salvarsi se si fossero dispersi nella campagna romana e dintorni. 
Eugenio riprese la sua attività di professore universitario. Nel 1953 si concesse una lunga pausa di studio e si recò negli Stati Uniti dove presso l'Università di Notre Dame ad Indianapolis tenne diverse conferenze e pubblicò nel 1954 la sua biografia Before The Dawn, giunta tradotta in Italia solo 50 anni dopo.

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