RICCARDO MICHELUCCI Avvenire 24 marzo 2016
L’Irlanda festeggia la grande Rivolta
Dublino 1916, i giorni della terribile bellezza Il 24 aprile di un secolo fa scoppiava in Irlanda la Rivolta di Pasqua Organizzata da poeti e professori universitari, fu un fallimento militare ma una vittoria politica: sei anni dopo, la Repubblica indipendente Paolo Bertinetti Busiarda 24 4 2016
Un paio di giorni dopo la Pasqua del 1916, Samuel Beckett fu accompagnato dal padre in cima a una collinetta vicino a casa loro, a Foxrock, un sobborgo residenziale di Dublino, per vedere le fiamme che in lontananza si alzavano dalla città: era la rivolta per l’indipendenza dell’Irlanda, l’improbabile «Rivolta di Pasqua» che avrebbe dovuto cacciare gli inglesi e dare l’indipendenza e la libertà a quella che a tutti gli effetti era stata la prima colonia inglese.
A rivolta domata, la tensione continuava però a essere altissima e i genitori di Beckett, che aveva dieci anni, decisero che appena possibile lo avrebbero mandato a studiare lontano, in un prestigioso collegio del Nord, la Portora Royal School. Cosa che fecero tre anni dopo. Mentre Beckett frequentava il secondo anno l’Irlanda fu divisa in due, tra l’Ulster, l’Irlanda del Nord, parte integrante del Regno Unito, e l’indipendente Repubblica Irlandese. Ogni trimestre Beckett varcava la frontiera per tornare a casa, nella capitale del nuovo Stato.
Duemila insorti
La rivolta di Pasqua, nonostante il suo fallimento «militare», aveva funzionato. Gli insorti avevano vinto, pur essendo stati sconfitti dalle truppe inglesi: ventimila soldati contro duemila insorti male armati, con la cannoniera inglese Helga ormeggiata davanti all’edificio della Dogana, sul fiume Liffey, che bombardava la città. Tutto lasciava pensare che la sollevazione promossa dall’Irb, l’Irish Republican Brotherhood, non avrebbe mai potuto avere successo: a organizzarla erano stati poeti, professori universitari, letterati. Quando mai degli intellettuali sarebbero stati capaci di fare la rivoluzione? Erano dei sognatori, come dice Yeats nella sua lirica Pasqua 1916, che pensavano di fare esplodere la rivolta il giorno di Pasqua perché la resurrezione dell’Irlanda coincidesse con la Resurrezione di Cristo. Però, avendo poi bisticciato tra loro, avevano rinviato la rivolta al giorno dopo.
Il lunedì dell’Angelo, il 24 aprile 1916, occuparono alcuni luoghi strategici del centro di Dublino e il poeta Patrick Pearse, tra l’incredulità dei passanti, lesse la proclamazione della Repubblica d’Irlanda davanti all’Ufficio Centrale delle Poste: «Uomini e donne irlandesi, nel nome di Dio e delle generazioni scomparse dalle quali le viene la sua lunga tradizione di nazione, l’Irlanda per mezzo nostro chiama i suoi figli sotto la sua bandiera e combatte per la propria libertà».
Sette firmatari proclamavano la creazione di una libera repubblica che avrebbe garantito a tutti libertà di culto e di opinione, parità tra tutti i cittadini e quindi, in prospettiva, il suffragio universale. All’Irb, come settimo firmatario, si era unito con i suoi uomini James Connolly, il leader sindacale che aveva organizzato l’Irish Citizen Army (Ica), un gruppo di autodifesa dei lavoratori: fu lui che condusse l’attacco all’Ufficio Centrale delle Poste e che di fatto fu il capo militare della rivolta. Gli insorti riuscirono a resistere per sei giorni agli attacchi inglesi: la loro determinazione, la loro audacia, il loro sacrificio servirono a suscitare il consenso di almeno una parte della popolazione.
Dura repressione
Decisivo, per un’adesione ben più convinta e più ampia, fu però il comportamento inglese. Non solo e non tanto per la durezza della repressione militare, quanto per le esecuzioni che coronarono la sconfitta degli insorti e ne fecero dei martiri. Poeti e professori furono prontamente fucilati. I nomi di alcuni di loro campeggiano nei versi di Yeats, compreso quel MacBride che Yeats disprezzava (anni prima aveva sposato Maud Gonne, la sua musa, da cui in seguito aveva divorziato). E naturalmente compare anche il nome del sindacalista James Connolly che, ferito, incapace di camminare, fu condotto in barella sul luogo dell’esecuzione, piazzato su una sedia e quindi fucilato.
In quei giorni di Pasqua Yeats, il Poeta per eccellenza, il promotore, in particolare nei suoi testi teatrali, della rinascita culturale irlandese, si trovava in Francia, insieme proprio con Maud Gonne. In un primissimo tempo restò sconcertato, dubbioso, timoroso che l’insurrezione avesse soltanto peggiorato le cose, che anni di lavoro culturale potessero andare perduti. Fu Maud Gonne a convincerlo subito del contrario, a spiegargli che la rivolta aveva dato all’Irlanda una «tragica dignità». Anche Yeats si lasciò così trascinare dalla commozione per quel sacrificio generoso. Da quegli avvenimenti, si convinse, poteva derivare la possibilità del riscatto. «Una terribile bellezza è nata» è il verso che chiude tre delle quattro stanze di cui è composta Pasqua 1916. Terribile per le morti dovute alla rivolta; ma foriera di libertà. Nella composizione stessa la lirica ribadisce il valore della rivolta attraverso un omaggio «numerico»: la prima e la terza stanza sono di 16 versi (1916), la seconda e la quarta sono di 24 versi (il giorno della rivolta).
Una nuova dignità
La lirica è una palinodia, il componimento poetico in cui Yeats ritratta quanto affermato in precedenza: il Poeta rimedia, per così dire, alla sua valutazione negativa dell’impegno politico a danno di quello culturale per la rinascita irlandese. Molto duro, ad esempio, era stato il suo giudizio nei confronti di Constance Markiewicz, a cui è dedicato l’inizio della seconda stanza, colpevole di avere lasciato la bellezza dell’arte per la lotta politica: Constance aveva combattuto nelle strade di Dublino, era stata imprigionata e condannata all’ergastolo. Ma proprio dalla lotta, la sua e quella dei suoi compagni di fede, era sorta una nuova bellezza, quella di una rivolta che tragicamente, «in ogni luogo in cui si indossi il verde» (il colore dell’Irlanda) avrebbe dato per sempre nuova dignità alla nazione irlandese e nuova forza alla causa dell’indipendenza.
Nel manoscritto di Pasqua 1916 compare la data del 25 settembre 1916. Cinque anni dopo veniva eletto un Parlamento irlandese autonomo; sei anni dopo veniva istituita la Repubblica d’Irlanda.
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