
sabato 16 aprile 2016
Werner Heisenberg tra fisica e filosofia
San Tommaso e Einstein, la scoperta del nucleare, Hitler e gli ebrei della Rosa Bianca A 40 anni dalla morte si rivaluta la figura del grande fisico che mixò quanti e religione
Libero 16 Apr 2016 FRANCESCO AGNOLI
Quarant’anni fa, a Monaco di Baviera, moriva Werner Heisenberg, uno dei massimi fisici del Ventesimo secolo, forse il primo ad «immaginare un mondo subatomico, astratto e impossibile da visualizzare». Heisenberg, padre del principio di indeterminazione, uno dei pilastri concettuali della meccanica quantistica, nasce a Würzburg, nel 1901, ed ottiene il Premio Nobel per la fisica ancora giovanissimo, nel 1932.
Uomo poliedrico, amante dello sport, della musica, della filosofia e della teologia, a poco più di vent'anni assiste, a Monaco, all'instaurazione della locale «Repubblica Sovietica»: odio, violenza, anarchia, furti… che lasceranno in lui una forte avversione, per tutta la vita, nei confronti del comunismo.
All’ascesa del nazismo il grande fisico si trova dinnanzi ad un dilemma morale: scappare dalla Germania, come il suo amico Albert Einstein, o rimanere nel suo paese, come l'altro gigante della fisica, anch'egli amico e ascoltato maestro, Max Planck?

Allo scoppio della seconda guerra mondiale si convince che la Germania è destinata alla sconfitta; poi, di fronte alle vittorie di Hitler, e all'Europa continentale che assiste allo scontro tra la sua Germania e l'Urss, ha, forse, qualche tentennamento: nonostante tutto, se Germania e Urss si contendono il mondo, non è meglio la prima, della seconda?
Ma il dilemma dura poco, perché entrano in guerra anche gli Usa. Intanto il regime spera nel suo grande fisico, Heisenberg appunto. Gli americani lo temono: è il solo
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