martedì 28 giugno 2016
Storie di fantasmi
Risvolto
L'uomo
nella gabbia di ferro, il gatto vampiro, il passeggero invisibile, la
vedova in treno, l'arpista di Inveraray... 50 storie del soprannaturale;
50 profili di personaggi, animali, anime e mostri indimenticabili e
dalle origini oscure; 50 misteri della natura, dell'occulto o
semplicemente della suggestione. Lord Halifax consiglia di non leggere
il volume dopo il tramonto, per non correre il rischio di evocare
presenze o stimolare paure. Il lettore appassionato di suggestioni
gotiche, di Edgar Allan Poe, Ann Radcliffe e Horace Walpole non rimarrà
deluso, e al contempo chi diffida del solito libro di spettri e
apparizioni in castelli diroccati rimarrà sorpreso dalla varietà di
luoghi e personaggi e dall'atmosfera che cambia a ogni racconto. Dalle
nebbie dell'Inghilterra ai ghiacci del Canada, dalla misteriosa Parigi a
Malta, dall'Irlanda fino all'Australia: nessuno sfondo è inadatto per i
racconti di lord Halifax, e i suoi spiriti sono di volta in volta
spaventosi, malinconici, protettivi o misteriosi. Il grande autore
riunisce una raccolta di manifestazioni ultraterrene con un meticoloso e
paziente lavoro, riportando ricordi personali e fatti accaduti a
conoscenti con un indiscutibile talento di scrittore, condito di humor
nero tipicamente britannico. La lettura scivola veloce da una storia
all'altra, e dopo un viaggio tra manieri inglesi e ambientazioni
pittoresche si arriva alla fine con qualche affascinante inquietudine in
più.
Cari vecchi fantasmi inglesi che non ci spaventavano per davvero
Torna la classica raccolta di Lord Halifax, messa insieme ascoltando le testimonianze ”veridiche” dei castellani britannici: uno sterminato repertorio per gli scrittori futuri
Mario Baudino Busiarda 28 6 2016
«Il libro dei fantasmi di mio padre fu uno degli elementi più caratteristici della nostra vita a Hickleton. Lo teneva con la massima cura, di tanto in tanto apportandovi di proprio pugno qualche aggiunta e tirandolo fuori in occasioni speciali, come per esempio per Natale, per leggerci ad alta voce le pagine preferite prima di mandarci a letto», raccontò nel ’36 Charles Wood, secondo visconte di Halifax, dando alle stampe il Lord Halifax’s Ghost Book. Che poteva sembrare una monumentale bizzarria oltre a un modo abbastanza curioso di educare i ragazzi.
Fu il più grande censimento di fantasmi mai tentato in Gran Bretagna, opus magnum dell’illustre Charles Lindley Wood (1839-1934), presidente della filocattolica Chiesa inglese dell’Unione, ecumenista: pomposo credulone o gentiluomo non privo di qualche beffarda originalità? Il suo libro, raccolto nell’arco di una vita intera da testimonianze definite veridiche, e firmate da nobili britannici - dove se non nei loro castelli potevano apparire dei buoni fantasmi? -, è ormai un classico, ed è stato uno sterminato repertorio per gli scrittori futuri. Ora - nei giorni di Brexit, curiosa coincidenza - lo ripropone l’editore Odoya (Storie di fantasmi, in libreria da giovedì).
Alcuni sono piuttosto celebri, come quello di Glaims o di Inverary, quest’ultimo famigliare almeno ai lettori di Dylan Dog, perché in alcune delle sue avventure diventa la città immaginaria nella campagna londinese sospesa in modo piuttosto terrificante tra la vita e la morte. E proprio tra la vita e la morte si giocano in virtuosistico equilibrio i racconti di Lord Halifax, dettagliatissimi per quanto riguarda i luoghi e le date delle testimonianze, quasi come atti giudiziari.
Il gatto vampiro
Coprono una vasta gamma del soprannaturale, fino all’horror deliberato come in quello famosissimo del gatto vampiro, incubo divenuto realtà di un signore che a letto si vede oppresso e mezzo dissanguato da un simpatico (dipende dal punto di vista) ma certo pericolosissimo felino, tema su cui l’irlandese Sheridan Le Fanu costruì nel 1872 - chissà chi dei due ci è arrivato per primo - la sua memorabile storia della vampira Carmilla, tutt’ora viva e vegeta almeno tra gli appassionati.
La differenza è che il «patto col lettore» di Le Fanu era quello tipico del romanziere: si proponeva di raccontare come fosse vera una storia fantastica. Lord Halifax sembra non volersi piegare all’eterna legge della letteratura: e pretende che se non la vicenda, almeno la testimonianza sia assolutamente vera. Poi si fa prendere la mano. Scrive di suo pugno La storia macabra del colonnello P., che, come riporta la nota del figlio, «non ha alcuna pretesa di autenticità». In una cupa magione di campagna, i cui ospiti si danno a spensierate battute di caccia, qualcuno si aggira rumorosamente nelle soffitte.
Tutto qui? Tutto qui, sostanzialmente. Il padrone di casa, alla fine, spiegherà il fenomeno con un delitto d’un secolo prima riconducibile a un antenato che aveva ucciso o lasciato uccidere un probabile bracconiere, riuscendo anche a beffare la giustizia: il che per un nobile britannico non doveva suonare del tutto disonorevole. Il pio Lord Halifax, quando diventa scrittore in proprio e non «notaio» di baronesse un po’ isteriche, rivela in pieno la tempra di un’aristocrazia guerriera, intenta a governare con razionale pragmatismo un impero, e a baloccarsi con le atmosfere gotiche, soprattutto nei fine settimana.
Lo spettro dell’arpista
Il suo banchetto di spettri ha molte pietanze. Per esempio un arpista, un gentile «ometto» trucidato in qualche scontro di clan che ora rumoreggia ora pizzica lo strumento, mentre l’immancabile vescovo presente per il weekend propone un esorcismo e la padrona di casa rifiuta cortesemente. Lei al fantasma è affezionata. Non è la sola, tutti qui hanno un rapporto di inquietudine e tenerezza nei confronti dei cari vecchi spettri: fastidiosi sì, orribili a volte, ma pur sempre rispettosi. Come accade ad esempio a quello che in biblioteca appare a uno studioso piuttosto indaffarato, e non sa bene che fare.
È questa una storia a chiave, misteriosissima. Halifax, quanto alla fonte, si limita a citare un certo «reverendo dottor Jessopp, direttore della Grammar School di Norwich». Non si tratta, come sembrerebbe, di un informatore qualsiasi, ma di un ecclesiastico-scrittore che ne fece un racconto assai simile, pubblicato con successo nel 1896. E non basta. Augustus Jessopp era caro amico e in parte ispiratore di M. R. James, il Virgilio del soprannaturale (oggi forse un po’ difficile da trovare in traduzione italiana): che qualcosa, in questa sarabanda di fantasmi, deve anche a Lord Halifax. Conclusione: il fatto che M. R. James sia defunto nel 1936, anno in cui usciva il Ghost Book, non sarà una mera coincidenza. Semmai una coincidenza fantastica.
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