domenica 27 novembre 2016

Ancora una settimana prima dell'adozione ufficiale del sistema bonapartista












La Stampa


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Romiti “C’è un clima becero non importa chi vince il problema sarà ricostruire il Paese” 

ALESSANDRA LONGO NELLA NUVOLA
ROMA. «Vede questo disegno? L’ha fatto Asia, una bimba di due anni e mezzo, la stessa età di una mia pronipote. Mi ha chiesto un pennarello. Io parlavo con sua mamma, una ragazza madre, e lei si è ritratta sdraiata sul letto mentre la sua casa veniva giù con il terremoto. ”Sai, il mio letto è caduto”, mi ha detto». Cesare Romiti, 93 anni, ancora attivissimo con la presidenza della fondazione Italia-Cina, siede alla scrivania della sua bella casa di via Pinciana a Roma e tiene in mano quel foglietto. L’età ne ha addolcito il carattere (quando non parla di politica): «Aiuto personalmente un certo numero di famiglie che hanno perso tutto. Sono andato da solo ad Amatrice ed Accumoli. Non ho voluto incontrare nessuno, solo una preside. Le scuole: bisogna occuparsi delle scuole e delle persone. Questa dovrebbe essere la priorità della politica ».
Dottor Romiti, come vede questo Paese?
«Respiro un clima pessimo, c’è gente che urla, c’è acredine, malessere ».
Si riferisce agli ultimi giorni di battaglia sul referendum?
«Anche. Mai vista una campagna così becera nemmeno ai tempi di Monarchia/Repubblica. Non sono preoccupato per l’esito. Comunque vada, il problema sarà ricucire le lacerazioni».
Ha deciso per chi votare?
«Quasi, ma non glielo dico. C’è tempo fino all’ingresso in cabina per prendere una decisione. Il voto non va ostentato. Prodi fa benissimo a non divulgare la sua scelta».
Si poteva evitare lo scontro frontale fra le due posizioni?
«Si doveva evitare. Anche se gli italiani si son sempre divisi tra guelfi e ghibellini. La litigiosità è nel loro Dna. Però non bisognava portarli fino a questo punto ».
Colpa del premier?
«Non voglio prendermela con lui. Avrà pure personalizzato ma gli altri gli sono andati dietro. L’ho conosciuto quando era sindaco, ho pranzato a Palazzo Vecchio. Mi era sembrato un giovane brillante anche se non ho mai condiviso la parola rottamazione, la trovo offensiva».
Come si fa a ricomporre il quadro di una comunità?
«Io amo l’Italia, è proprio questa la mia preoccupazione. Guardi che cosa succede intorno a noi, i borghi distrutti dal terremoto, fiumi che esondano, scuole e ospedali che non sono sicuri, c’è un Paese da ricostruire e bisogna chiedere agli italiani di contribuire. Se hai la neve davanti a casa, e ti chiedono di spalarla, lo fai, però ci deve essere un clima di solidarietà, un orizzonte comune da condividere. È stato così dopo la guerra. Dalle macerie siamo risorti diventando forti a livello mondiale. Oggi purtroppo non c’è un piano Marshall, ci dobbiamo arrangiare da soli. E allora i politici non dovrebbero fare la politica per la politica ma agire con i fatti».
La classe dirigente nel suo complesso non le sembra all’altezza?
«Mi sembra molto modesta».
Come si spiega la fascinazione di certa sinistra per Marchionne e la grande apertura di Marchionne nei confronti del premier?
«Avrei una risposta cattiva, ma non gliela dico. Non parlo di Fiat».
C’è tanta rabbia in giro, nessuna mobilità sociale. Lei racconta sempre di aver fatto la fame e molti lavori dopo la guerra, però poi è diventato Romiti. Oggi per i giovani è dura.
«Infatti lo squilibrio è troppo forte. La disoccupazione giovanile in Italia, rispetto alla Germania, è ancora a livelli inaccettabili. E non bastano i voucher, non basta lavorare un’ora alla settimana. Io sento quello che dice la gente».
In America hanno preferito Trump.
«È il ceto medio impoverito che ha decretato la bocciatura della Clinton e ha scelto Trump con i suoi modi che noi definiremmo da cafone. Dovrebbe essere una lezione anche per noi».
Non mi vuol dire che cosa voterà al referendum ma mi può dire chi ha votato a Roma.
«Virginia Raggi. È giovane, rappresenta un cambio di mentalità. Ha avuto inizi stentati ma bisogna darle tempo».
Il centrodestra come lo vede?
«Sono stato - e sono - amico di Berlusconi ma non si può rimanere in prima linea a qualunque età. Si tiri indietro! Stefano Parisi a me sembra in gamba. Doveva aiutarlo, non buttarlo giù».
Se dovesse dare un consiglio a Renzi?
«Non lo accetterebbe. È sicuro di sé, beato lui».
Dottor Romiti, che cosa succederà il 5 dicembre?
«Niente, che cosa deve succedere? Le ripeto la frase di Obama: “Il sole sorgerà come tutti gli altri giorni”». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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