lunedì 19 dicembre 2016
Quando non si sa come spiegare un fenomeno si ricorre all'approccio psicopatologico
Risvolto
Il sistema della corruzione in Italia ha dimostrato capacità di
radicamento nella società civile, innervandosi in profondità nel mondo
delle professioni, dell’imprenditoria, della finanza, della politica. La
corruzione ha oggi un carattere sistemico e le numerose modifiche
legislative non hanno fino ad ora cambiato il quadro generale, tanto da
fare pensare che combatterla solo per via giudiziaria non ottenga alcun
risultato: la repressione penale non basta. In anni recenti giuristi,
sociologi e filosofi hanno sostenuto la necessità di “rifare noi
stessi”. Questo appello apre lo spazio ad una ricerca psicoanalitica che
si impegni ad indicare ipotesi utili, a partire dalla profondità della
natura umana. Questo libro rappresenta una prima ricognizione del
problema della corruzione in cui si è impegnato un gruppo di
psicoanalisti del Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti.
L’osservazione psicoanalitica, per sua natura, tende a interrogare i
fenomeni per cogliere, a partire da questi, tratti della cultura diffusa
in cui tutti siamo immersi, per formulare ipotesi sulla natura primaria
dei funzionamenti mentali che la sostengono, per individuare vie di
evoluzione possibili. Interrogare la corruzione significa
cogliere i meccanismi psichici e culturali che ne consentono la
diffusione. Nel libro viene posto un diretto collegamento tra il
funzionamento familiare, quello gruppale e quello Istituzionale,
sorretti da meccanismi seduttivi e affiliativi che sedano l’angoscia e la paura che impregnano il nostro paese in questi anni, senza elaborarle nè trasformarle.
Laura Ambrosiano, psicosociologa e psicoanalista con
funzioni di training della Società Psicoanalitica Italiana e
dell’International Psychoanalytic Association. Tra le sue ultime
pubblicazioni: Ululare con i lupi (con Eugenio Gaburri, 2014); Pensare con Freud (con Eugenio Gaburri, 2013).
Marco Sarno,
psichiatra, psicoanalista individuale, membro ordinario con funzioni di
training della Società Psicoanalitica Italiana e dell’International
Psychoanalytical Association. Psicoanalista di gruppo, membro ordinario
con funzioni di training dell’Istituto Italiano di Psicoanalisi di
Gruppo e dell’European Federation for Psychoanalityc Psychoterapy in the
Public Sector. Autore di numerose pubblicazioni su riviste e volumi
collettivi, ha recentemente curato con P. Chiari il libro Navigando l’inconscio (2014).
La sfiducia nella «comunità» venduta al migliore offerente
Saggi. «Corruttori e corrotti», la prospettiva psicoanalitica in un libro collettivo per Mimesis
Niccolò Nisivoccia Manifesto 18.12.2016, 18:12
Corruttori e corrotti, ipotesi psicoanalitiche (Mimesis, pp. 194, euro 18), a cura di Laura Ambrosiano e Marco Sarno, rappresenta un unicum nel panorama della bibliografia sulla corruzione. Esiste infatti una sterminata pubblicistica di natura economica, giuridica, sociologica o criminologica sulla corruzione; ma non risulta che il tema fosse mai stato indagato da un punto di vista psicoanalitico. Ora lo fa invece questo libro, nato dall’impegno di un gruppo di psicoanalisti del «Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti», e già solo la novità del punto di vista prescelto basterebbe a conferire interesse all’indagine.
NON SONO INTERESSANTI solo le premesse dell’indagine: lo sono anche le conclusioni, se di conclusioni è possibile parlare, cui l’indagine giunge. Interessanti sono tutti i pezzi che compongono il mosaico del libro, nei quali – pur essendo ciascun pezzo opera di un autore diverso e pur essendo molto diverse fra loro e mai ripetitive le voci degli autori – è tuttavia possibile rintracciare un elemento comune, rappresentato dall’idea secondo la quale la corruzione non deve essere intesa come un fenomeno estraneo alla persona, bensì come una conseguenza di processi più profondi, che dalla storia e dalla struttura identitaria della persona non possono prescindere.
Gli autori di Corruttori e corrotti vogliono cioè dirci che la corruzione, prima ancora di essere un fatto economico o sociale, è un fatto personale; con la conseguenza che la sua comprensione e la sua cura non vanno cercate «nel mondo esterno», per usare le parole che Etty Hillesum riferiva nientemeno che al nazismo e alla volontà di sterminio degli ebrei, se non a patto di «aver fatto prima la nostra parte dentro di noi. Dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove», aggiungeva Etty Hillesum; e se cerchiamo in noi stessi, sembrano voler farci capire gli autori di Corruttori e corrotti, vedremo che la corruzione è il frutto quasi sempre di una mancanza di fiducia nella «communitas» e nelle sue capacità. Come dire: non ho fiducia in ciò che potrebbe nascere spontaneamente e naturalmente dalla nostra relazione interpersonale, e per questo credo che sia inevitabile o comunque necessario corromperla, corromperti (tu singolo, tu Stato).
ECCO PERCHÉ LA CORRUZIONE – lo spiega benissimo Cristina Saottini nel suo intervento – è sempre anche «una falsificazione, una distorsione della rappresentazione di sé e dell’altro» ed è spesso anche il frutto di una corruzione, nello stesso senso, dei rapporti famigliari: perché è a partire dai rapporti famigliari (nell’infanzia e nell’adolescenza) che ciascuno costruisce la propria identità e la propria fiducia nel mondo, in certi sistemi morali anziché in altri.
La vera rivoluzione consisterebbe dunque non in un’ennesima riforma legislativa, in un’ennesima introduzione di nuove regole o divieti, anche perché l’eccesso di regole e divieti è semmai fonte di per sé di nuove possibili corruzioni; bensì nella costruzione di una nuova mentalità, che ponga la comunità invece del singolo al centro del pensiero, la relazione al posto del narcisismo e del solipsismo.
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