23 maggio Strage di Capaci (S. Lupo). 2 giugno Festa della Repubblica (G. Crainz). 19 luglio Bombardamento di Roma (U. Gentiloni). 21 luglio Fatti del G8 di Genova (L. Manconi e F. Graziani). 2 agosto Strage di Bologna (V. Roghi). 1° settembre Occupazione delle fabbriche (C. Natoli). 8 settembre Armistizio (A. Bravo). 20 settembre Breccia di Porta Pia (R. Ago). 29 settembre Quattro giornate di Napoli (G. Gribaudi). 3 ottobre Giornata delle vittime dell’immigrazione (A. Triulzi). 16 ottobre Deportazione degli ebrei di Roma (A. Foa). 4 novembre Fine della prima guerra mondiale (Q. Antonelli). 12 dicembre Strage di piazza Fontana (G. Lerner).
Un originalissimo progetto collettivo all'insegna della storia e dell’impegno civile, il libro – firmato da un gruppo di studiosi e intellettuali prestigiosi – lancia e articola la proposta di un «Calendario civile», parallelo a quello religioso, scandito da 22 date celebrative di passaggi cruciali della nostra storia democratica e della nostra tradizione repubblicana. Fin dai primi anni del secondo dopoguerra, la questione di una ritualità altra, di un ciclo dell’anno laico, si è posta come fondamento di una comunità civile. È in questo spirito che si sono cominciati a celebrare avvenimenti del nostro Risorgimento come la Breccia di Porta Pia o la proclamazione della Repubblica romana, e si è ripreso a festeggiare ricorrenze come l’8 marzo. Non è stato un processo semplice: certe date, come il 2 giugno, hanno avuto un’origine istituzionale; altre, come il Primo maggio, sono state faticosamente riconquistate; altre ancora, come quelle della strage di piazza Fontana o del G8 di Genova, sono sorte dal basso e fanno parte di una memoria tuttora in formazione. I 22 capitoli di questo libro narrano dunque di un calendario in divenire; essi non si limitano alla sola ricostruzione di ciascuna data, bensì la connettono a un contesto storico e geografico più ampio. Così, le pagine dedicate alla data del referendum sul divorzio rinviano anche alla celebrazione di quello sull’aborto e alla storia della riforma del diritto di famiglia. Allo stesso modo, l’occupazione delle fabbriche o il Primo maggio sono l’occasione per raccordare la storia e la memoria del movimento operaio alla sua realtà presente. Così ancora, l’8 settembre non segna solo l’inizio di una nuova Italia, ma anche l’avvento di un protagonismo civile delle donne, di un inedito maternage di massa. E il 3 ottobre riannoda il tragico ricordo del recente naufragio dei migranti di Lampedusa agli infausti precedenti dell’invasione italiana dell’Etiopia. A dare ulteriore sostanza storica a questo calendario, ogni data è accompagnata da una preziosa appendice di brevi documenti di storia orale, di brani autobiografici, poetici o musicali. L’obiettivo è la costruzione di un patrimonio di tradizioni condiviso: la storia e il passato aiutano così a comprendere, trasmettere e ricordare, rafforzando il tessuto della nostra comunità nazionale, sconfiggendo i rischi dell’oblio, e costruendo una cittadinanza capace di non smarrirsi nelle sfide del nostro tempo. Ideato e coordinato da Alessandro Portelli, «Calendario civile» è un progetto nato dalla collaborazione tra la Donzelli editore e il Circolo Gianni Bosio, che oltre a dar vita al volume scritto a più mani, prevede un ciclo di eventi e spettacoli dal vivo intrecciati con i documenti orali contenuti nel volume.
Un volume plurale che legge la memoria «Calendario civile», a cura di Alessandro Portelli per Donzelli, indaga alcune date significative per la storia italiana. Dalla Strage di Capaci alla Festa del lavoro, le tappe storico-politiche di un paese Piero Bevilacqua Manifesto 28.2.2017, 18:14
Che la memoria pubblica costituisca terreno per eccellenza del conflitto politico è in Italia cosa forse più nota che in altri paesi. Abbiamo potuto osservare, non moltissimi anni fa, la rinascita di vere e proprie leggende, utilizzate per dare dignità e radici storiche a un movimento politico, la Lega di Umberto Bossi, che nasceva su rivendicazioni materiali molto delimitate e concrete.
Mentre abbiamo assistito- fenomeno che andrebbe ricostruito con organicità storiografica – alla demolizione della memoria della Resistenza e dei suoi valori, fondativi della Costituzione e della Repubblica, al fine di legittimare la nascita di un fronte politico di centro-destra.
OPERAZIONE FAVORITA, spesso con aperta strumentalità, da esponenti politici della sinistra, impegnati ad annacquare la memoria della Repubblica Sociale Italiana e a occultarne le responsabilità militari e civili. Sarebbe peraltro interessante indagare come a tale damnatio memoriae che la sinistra tradizionale ha rivolto al suo passato resistenziale, denso di conflitti, abbia corrisposto, sul piano programmatico e culturale, lo spostamento di campo nelle praterie del neoliberismo.
È dunque comprensibile quanto sia preziosa oggi una operazione come quella coordinata da Alessandro Portelli (Calendario civile. Per una memoria laica, popolare e democratica degli italiani, Donzelli, pp. 311, euro 20) che ha impegnato un folta pattuglia di storici autorevoli, giornalisti e altre figure intellettuali per stendere questo nuovo almanacco della vita pubblica italiana. Esso mette insieme le date canoniche della nostra storia contemporanea, non solo l’8 settembre o il 2 giugno , ma anche momenti dell’Italia preunitaria (La proclamazione della Repubblica romana il 9 febbraio 1849) e dell’Italia liberale (XX settembre 1870). Ma soprattutto inserisce, oltre le celebrazioni ufficiali, gli eventi tragici più recenti e discussi.
Nel Calendario fanno data anche il 9 maggio, Giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di matrice fascista a cura di Benedetta Tobagi, il 23 maggio, Strage di Capaci scritta da Salvatore Lupo; il 21 luglio, Fatti del G8 di Genova – affidata a Luigi Manconi e Federica Graziani. E ancora Vanessa Roghi sul 2 agosto, Strage di Bologna; e Alessandro Triulzi il 3 ottobre, Giornata in memoria delle vittime dell’immigrazione.
«QUESTO LIBRO – dichiara Portelli – venuto a compimento in un momento di aspra divisione della nostra vita democratica, è un luogo di unità nell’adesione convinta alle regole che ci permettono di vivere insieme, ma è anche un luogo di interrogazioni e differenze».
Dunque un libro plurale, ma certamente non relativistico. Lo sforzo di verità che viene compiuto nei singoli saggi non indebolisce, ma rafforza la memoria democratica e antifascista, del nostro passato. Ogni evento è rivisitato, spesso con rinnovato sforzo documentario da parte di un singolo studioso, accompagnato sempre da una testimonianza coeva e un commento poetico o una canzone. E ce ne sono di molto belle, come la struggente Per Sergio, di Lucilla Galeazzi, dedicato a una vittima della strage di Bologna.
I TESTI di questo Calendario sono per lo più degli aggiornatissimi saggi storici, che forniscono momenti di approfondimenti utili anche per lo storico di mestiere. Pensiamo al lavoro di Cesare Birmani sulle origini americane della festa del Primo maggio, ma anche a vicende di casa nostra, per le quali serbiamo una memoria troppo incerta e superficiale rispetto alla drammatica rilevanza dei fatti . È questo il caso del bombardamento di Roma, illustrato da Umberto Gentiloni.
Una città che si credeva «sacra», al riparo dalle bombe, al punto da attrarre, caso unico in Europa fra le grandi città, popolazione dall’Italia centrale e che il 19 luglio del ‘43 subisce «diecimila tonnellate» di bombe, lasciando a terra 1496 vittime, quasi tutte civili. E ci sono saggi che svolgono una dirompente critica storiografica e civile, come quello di Gabriella Gribaudi sul 29 settembre, Quattro giornate di Napoli. Perché su di esse si erano incrostate vulgate che hanno di fatto reso insignificante quell’episodio straordinario di lotta popolare. L’autrice mostra come soprattutto la retorica di destra abbia finito con il consegnare il merito della rivolta all’opera degli scugnizzi, svuotando così l’episodio di sostanza politica per ricacciare Napoli alla sua dimensione oleografica e plebea. E invece, con ricca documentazione, tratta anche da fonti militari tedesche, Gribuadi mostra come la rivolta sia nata nei quartieri popolari, guidata da operai e da militari, per opporsi ai rastrellamenti selvaggi e alle requisizioni dell’invasore. A questo frammento di Resistenza nel Sud viene dunque restituita la stessa dignità che essa ha nel resto d’Italia.
Nessun commento:
Posta un commento