In nome dell'uscita dal cattivissimo Euro che ha
impoverito i ceti popolari... il furbissimo economista del popolo
sostiene la Flat Tax!
Siamo alle comiche.
A
destra sta l'UE, verso destra si esce dall'UE, perché a destra - in un
caso o nell'altro - sono e saranno ancorati per lungo tempo i rapporti
di forza reali.
Non è che tolto l'euro scompaiano i padroni, lo
sfruttamento, la forbice tra profitti e salari e gli stronzi
opportunisti: Il nostro compito è esattamente ribaltare questi rapporti,
non immaginare soluzioni miracolistiche che ci esonerino dal lavoro
necessario.
Purtroppo viene confermata la tesi per cui se la
costruzione dell'Unione europea è stata certamente un momento
importantissimo della rivincita neoliberale - e anche questo non in sé
ma in quanto realizzata in una fase di profondo squilibrio nei rapporti
di forza tra le classi che maturava già da decenni -, anche la critica
immediata dell'Unione europea è totalmente egemonizzata a destra, tanto
che ogni progetto o fantasia propagandistica di uscita conduce oggi esso
stesso a destra. Sino a trascinare con sé anche i presunti super partes
(in realtà destri di tre cotte già nella culla), i quali a loro volta
trascinano a destra gli allocchi.
E' vero: a differenza della
nascita dello Stato nazionale, quando il processo di unificazione
politica e territoriale coincideva con un parallelo processo di
emancipazione dei subalterni e di progresso nei rapporti di forza, la
costruzione dell'UE rappresenta un regresso rispetto alla democrazia
nazionale stessa (che ha costituito il luogo storico del maggior potere
accumulato dai subalterni) e si colloca dunque in un contesto di
restaurazione. Tuttavia i processi storici sono irreversibili e il
ripristino di una dimensione nazionale - ma siamo sicuri che torneremmo
allo Stato nazione? Oppure sarebbe più probabile la nascita di entità
geo-economiche variabili in stile Catalogna? - non coinciderebbe
automaticamente con un movimento di ripristino di quei rapporti di forza
favorevoli ma correrebbe ancora sempre in parallelo ad un ulteriore
peggioramento e squilibrio sociale.
Ho fatto bene allora in questi anni a perculare i fans di Bagnai, massimo esperto mondiale televisivo di bagnaiologia vanesia.
Spiace invece per quei compagni - alcuni anche bravissimi sul piano
teorico - che dimenticano come ogni fenomeno o processo assuma senso
solo se commisurato all'andamento del conflitto di classe, e che perciò
si sono fissati feticisticamente sull'euro e in generale sulla moneta.
Come se cambiare moneta possa magicamente sopperire al drammatico
deficit di unita, forza e coscienza dei subalterni, unico fondamento di
una politica emancipativa perché unica leva che sposta i rapporti di
forza.
Altra cosa è invece la critica - legittima e sacrosanta -
dell'assetto della convergenza europea (un fenomeno che nasce alla fine
del XVIII secolo) e dei processi reali che ci hanno condotto sino a
questo vicolo cieco [SGA].
P.S.
L'argomento per cui la sinistra - matrigna - avrebbe isolato quel
cucciolo di Bagnai spedendolo nelle braccia della Lega descrive in
maniera impietosa lo stato di analfabetismo politico e culturale nel
quale siamo precipitati.
L'esempio non è calzante, perché Bagnai è
sempre stato di destra già come tipologia umana. Ma diciamo che è come
se gli innumerevoli quadri comunisti che di volta in volta sono finiti
in minoranza nella Germania di Weimar, per mantenere alta la fiaccola della Causa e rieducare la KPD... si fossero candidati nella NSDAP.
Il suo nome sia d'ora in avanti sinonimo di infamia e nessuno osi più avvicinarsi a lui.
La nostra mancanza di autonomia è spaventosa e si concretizza in una
forma di feticismo che è il contrario del materialismo storico.
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