La partecipazione di Rifondazione e del PCI-PdCI - assieme alla sinistra dirittumanista-imperiale di Boldrini e Fratoianni e a quella neoliberale di D'Alema e Bersani, - alla manifestazione antifascistista indetta dal PD tramite le sue propaggini ANPI, ARCI e CGIL, impone purtroppo una pausa di riflessione nell'ottimismo della volontà.
E' chiaro a questo punto che alla scelta dell'autonomia politica questi partiti sono arrivati obtorto collo e in mancanza di alternative più immediatamente appetibili. L'autonomia culturale, infatti, è ancora del tutto assente.
Dopo la manifestazione di Macerata hanno avuto l'opportunità per un salto di qualità, invece ragionano ancora nella logica delle alleanze e della riduzione del danno. E non sono assolutamente nelle condizioni di comprendere i conflitti principali sul tappeto.
Coerente con tradizionale subalternità governista è Rifondazione, che in piena campagna elettorale ha partecipato all'assemblea di Parte Costituente assieme a un pezzo di SEL, con l'obiettivo di riunificare la corrente bertinottiana.
Ma non si salva nemmeno il PCI-PdCI: due giorni prima avevo chiesto a diversi dirigenti cosa avrebbero fatto, lamentando l'errore di Rifondazione, e mi avevano detto che il loro partito non avrebbe aderito. Invece è stato subito risucchiato dal richiamo della foresta centrosinistra.
Non esistono sponde per l'unità dei comunisti dentro PALP. Chissà, anzi, che ne sarà di PALP. Se dovesse rimanere sotto il 3% ma soprattutto se dovesse superarlo [SGA].
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