Mai iniziativa fu tanto improvvida in
campagna elettorale e mai ce ne furono altrettanto rivelatrici delle intenzioni per il domani (sempre le stesse). Si allude qui alla scomposizione delle attuali aggregazioni politiche e su un rimescolamento post-elettorale che attiri un pezzo di SEL.
Un buon risultato di Potere al Popolo costringerebbe i nostalgici di Bertinotti e dell'Arcobaleno a rassegnarsi e sarebbe un buon viatico anche per la convergenza dei comunisti.
In quali, comunque, se entrasse Alfonso , dovrebbero in ogni caso uscire un minuto prima [SGA].
«Costituente, radicale e matura», la sinistra che pensa al dopo
Potere al Popolo. «Noi siamo già una federazione, un processo
costituente in quanto tale già aperto e che di certo può aprirsi ancora
di più nel futuro»
Daniela Preziosi Manifesto
Una giornata di
riflessione sulla sinistra post voto del 4 marzo. Suona paradossale
cominciare a organizzare il «dopo» prima di conoscere il risultato delle
elezioni, dunque prima di aver «pesato» le forze e le energie in campo,
l’opinione dei cittadini votanti. Ma non la pensa così il gruppo dei
firmatari dell’appello e dell’assemblea «Parte costituente, proposte per
la Costituente del soggetto dell’alternativa» che si sono dati
appuntamento domenica a Roma, alla Casa internazionale delle donne.
Volutamente prima delle urne, anche se «non a prescindere», giurano.
Sono un nucleo di dirigenti e militanti di Sinistra italiana, per lo
più marchigiani e abruzzesi, «ma anche indipendenti, appartenenti
all’area dell’Altra Europa con Tsipras, che, più o meno tutti, hanno
incrociato nel recente passato l’esperienza del Brancaccio». Fallita la
quale non hanno condiviso la nascita di Liberi e uguali – anzi ne
prevedono il rapido deragliamento – e votano Potere al popolo.
Non tutti i partecipanti fanno questa analisi e e questa scelta. In ogni
caso l’assemblea di domenica guarda oltre la scadenza elettorale e
propone da subito la nascita di un «soggetto della sinistra
d’alternativa, anticapitalista, radicale ma maturo, capace di coniugare
prospettive e immediatezza», così la spiega Edoardo Mentrasti, uno degli
organizzatori, «un animale strano a mezz’aria fra il sociale, il
culturale e il politico», questa invece la definizione di Sergio
Zampini. Ad adesioni individuali («una testa un voto» era la formula
usata in esperienze precedenti) e senza sciogliere le organizzazioni
preesistenti.
È presto per sapere se avrà miglior sorte delle
diverse creature federative che le sinistre hanno consumato nello scorso
decennio, dopo elezioni perse o persino vinte. Una delle differenze fra
le storie andate e la vicenda di oggi è però cruciale: la nascita della
lista Potere al Popolo, «un processo costituente in quanto tale già
aperto e che di certo può aprirsi ancora di più nel futuro», spiega
Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista e candidato.
Pap ha già in programma un’assemblea nazionale a metà marzo per
decidere le modalità di prosecuzione del lavoro. Le due cose possono
coincidere?
«Potere al popolo è un soggetto ’radicale e maturo’
basato sul mutualismo», spiega Salvatore Prinzi dell’ex Opg Je so’
pazzo, il centro sociale napoletano epicentro della lista. «Dopo il 4
marzo Pap ci sarà e saremo ben felici di allargarla. La nostra è già
l’esperienza di una federazione di realtà di base e forze politiche
istituzionali insieme a pezzi di sindacato, non solo di base ma anche
Rsu e Cgil». «Ma su una cosa siamo stati sempre chiari anche fra noi:
andremo avanti, abbiamo deciso di utilizzare la scadenza elettorale
soprattutto per costruire la rete e l’organizzazione del dopo». Non è un
caso che il lavoro organizzativo nazionale è affidato a un gruppo di
giovani dirigenti non candidati nelle liste, liberi di tessere la rete
dei soggetti senza per questo sguarnire il fronte dei collegi.
I
firmatari della convocazione di domenica propongono da subito un
«processo costituente» anche in vista delle europee del 2019. E qui si
porrà un tema cruciale per la collocazione di un eventuale soggetto
politico. Sulle prospettive, sull’idea stessa di Unione c’è una linea di
confronto ruvido che attraversa tutte le sinistre europee, dalle
posizioni più europeiste a quelle che bordeggiano il sovranismo e il
ritorno ai confini e alle monete nazionali. Discussione aperta anche in
Italia, che presto impatterà sulle altre questioni – e c’è da
scommettere che non saranno poche – che investiranno le sinistre nel
post-voto.
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