In realtà, il furbo Salvini ha messo nel sacco il povero Mattarella. Il quale, nonostante il pedigree democristiano, è andato in confusione euromane e ha fatto il gioco dell'avversario (fornendo l'occasione per la canea eurofoba, ma non certo impedendo la nascita del governo grillo-leghista né orchestrando un golpe, ragion per cui le richieste di impeachment sono solo propaganda).
Ma soprattutto Salvini ha fottuto l'ingenuo Di Maio, autentica pippa politica.
Bastava che quest'ultimo dicesse che a lui Giorgetti andava di lusso, e Salvini sarebbe finito nell'angolo. I residui di moralismo presenti nel suo movimento gliel'hanno invece impedito, paralizzandolo.
Non esiste in politica che stai per fare il governo, hai portato a casa la sostanza e ti impunti su un nome. O sei fesso come Giggino, o sei scaltro come l'erede di Bossi.
A scacchi - un gioco più serio dei giochini complottisti - vince chi ha le idee chiare e sa cosa fare sin dall'inizio.
In realtà il vero errore di Mattarella è stato un altro.
Dopo aver votato il pareggio di bilancio in costituzione (che ovviamente è sbagliato), Salvini si indigna per le perplessità del presidente della repubblica di fronte a un programma che prevede millemila miliardi di spese e due caramelle di entrate.
Il vero errore di Mattarella è che avrebbe dovuto semplicemente dire che quel pareggio di bilancio che proprio la Lega ha voluto gli impediva di avallare un programma senza entrate certe, mettendolo in contraddizione con se stesso e con Di Maio e evitando di richiamarsi autolesionisticamente ai mercati e all'Europa.
Adesso, nell'impazzimento sovranista del paese, Salvini ha mani libere. Può allearsi con i 5Stelle e egemonizzarli oppure - più probabile, se Berlusconi ha ancora le sue carte in mano - ripresentare il centrodestra unito e fare bingo.
E' chiaro dunque che nell'ambito di una guerra di classe tutta interna alle élites, la cordata fino a ieri dominante sta consegnando il paese a Salvini e Di Maio per i prossimi 20 anni, mentre anche un bambino capisce che prima cominciano a governare, prima finiscono. Adesso, invece, avranno buon gioco nel mobilitare le folle al seguito della cordata concorrente, con tanto di belle parole sul principio democratico e con la possibilità concreta di saldare un nuovo blocco storico.
E se le motivazioni indicate da Mattarella per il suo comportamento sono state certamente condizionate dall'avvento di una forma di governo nuova, fondata sulla governance neoliberale, esattamente sullo stesso pericolosissimo terreno eversivo si muovono Lega e 5Stelle. Che non eleverei a campioni della Costituzione, perché portatori di un progetto postmoderno non meno pericoloso ed eversivo, nel quale la volontà popolare diventa plebiscito immediato e muore (e in un caso e nell'altro lascerei perdere il fascismo, che non c'entra niente).
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Il problema, in ogni caso, non è la convergenza europea come tale, che come tale sarebbe metafisicamente antipopolare, ma il fatto che questa convergenza sia avvenuta nel contesto di rapporti di forza tra le classi squilibrati.
Le grandi unioni nascono di solito dopo grandi rivoluzioni. L'UE nasce dopo una controrivoluzione alla fine della guerra fredda.
È normale che l'architettura e le regole dell'Unione, scritte negli anni della restaurazione borghese e alla fine della democrazia moderna, riflettano questi rapporti. E dunque spingano alla compressione del costo del lavoro e alle privatizzazioni.
Tuttavia anche allo stato attuale le regole europee non impediscono di togliere ai ricchi i soldi necessari per stare nei parametri, invece che ai poveri. Le regole europee non impediscono la patrimoniale o la lotta all'evasione fiscale. Queste sono scelte politiche.
E da cosa dipendono queste scelte politiche?
Ancora una volta, ciò che conta sono i rapporti di forza tra le classi .
[SGA].
2 commenti:
Fra le regole europee c'è la libera circolazione dei capitali, che impedisce di stare nei parametri facendo la patrimoniale (che comunque peserebbe non tanto sui ricchi, quanto sul ceto medio proprietario di casa e sul lavoro dipendente) o una seria lotta all'evasione (che al contempo provocherebbe la morte di decine di microimprese, e del lavoro quand'anche precario ad esse collegato, non solo nel nord ma anche nel sud del Paese, vista la conformazione del nostro sistema produttivo). Senza una seria messa in discussione della cornice di Maastricht non se ne esce. La fa la destra becera per ovvi interessi di classe, il tempo per i comunisti è ampiamente scaduto (ma per colpa loro, a cominciare dalle sciagurate scelte "euroatlantiche" degli anni Settanta, una logica pienamente rinvenibile nel Napolitano di oggi). Non so a te, a me ricorda molto una rivoluzione passiva. Con ovvi elementi di farsa (il 18 brumaio di Giggino 'o Masaniello)
perfettamente condivisibile quanto detto. Da aggiungere solo la sottolineatura della crassa ignoranza di chi cita i classici del marxismo, senza mai capire che bisogna come diceva Lenin fare "l'analisi concreta della situazione concreta"
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