Meno di un anno fa pubblicavo da Mimesis un libriccino nel quale mettevo in dubbio la possibilità e l'utilità di un "populismo" di sinistra, qualunque "variante" si proponga. E, pur distinguendo Laclau dalla maggior parte degli autori postmoderni, facevo notare come quel terreno fosse assai più facilmente egemonizzabile da destra.
sabato 9 giugno 2018
Nonostante Laclau, nonostante de Benoist
Meno di un anno fa pubblicavo da Mimesis un libriccino nel quale mettevo in dubbio la possibilità e l'utilità di un "populismo" di sinistra, qualunque "variante" si proponga. E, pur distinguendo Laclau dalla maggior parte degli autori postmoderni, facevo notare come quel terreno fosse assai più facilmente egemonizzabile da destra.
Me ne sono arrivate di tutti i colori, soprattutto dai rampanti cultori del senso comune.
Il tempo per fortuna è galantuomo.
L'ultimo numero di "Trasgressioni", la rivista culturale della destra
transpolitica diretta da Marco Tarchi - uno studioso del quale ho grande
stima, sebbene per molte ragioni non condivida affatto le sue posizioni particolaristiche, come quelle nell'articolo che qui riporto - ospita un entusiastico articolo di Alain de Benoist su Laclau
che vale come la migliore delle conferme scientifiche, oltre che
politiche.
Tra l'altro, tutto ciò consente di approfondire
un'altra tesi e cioè che il "sovranismo" e il mito transpolitico si
collocano nello stesso contesto filosofico postmoderno che a parole a parole dicono di voler ribaltare tramite un ritorno alle identità
naturalistiche ridefinite in chiave culturale. Dei relitti di queste
stesse identità tali fenomeni sono in realtà il detournement.
Tie'! La SISAL non 'nzetto, purtroppo [SGA].
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