domenica 17 giugno 2018

"Sovranismo" e imperialismo o difficile ma necessaria unità del genere umano? Gli ex "comunisti" divenuti sovranisti arruolati nella lotta di classe dei ricchi



Si è detto della autolesionistica tendenza della sinistra liberal a postulare un immediato affratellamento dei popoli come dei subalterni in generale, rimuovendo le condizioni oggettive e il necessario lavoro del negativo e della mediazione.

Dall'altra parte però c'è qualcosa di peggio.

Il "sovranismo" degli ultimi tempi divampa certamente per via della crisi economica. Ma la crisi economica alla fine non basta e finisce per essere solo un'occasione.
Se anche non ci fosse un problema di scarsità e redistribuzione delle risorse, il "sovranismo" continuerebbe a contestate la libera circolazione, perché ciò che in realtà contesta non è l'abbassamento del costo del lavoro - che i padroncini nazionali sovranisti hanno semmai sempre voluto e praticato - ma la costruzione dell'unità stessa del genere umano assieme ad ogni istanza universalistica (il suo relativismo ne svela in tal senso la natura postmoderna).
Ciò che è in discussione non è dunque né la nazione né la sovranità ma il perimetro della comunità dei liberi e in ultima analisi del concetto universale di uomo.

Chiaramente questo avviene sul piano ideale, poi nella pratica gli allogeni più abbienti sono anche più bianchi. Ancora una volta: il sovranismo è in realtà un sottoprodotto del colonialismo e dell'imperialismo e del loro revival ideologico.


  Inutile a questo punto ricordare che nemmeno il problema di scarsità esiste, perché le risorse ci sono come mai ci sono state prima nella storia e basterebbe solo prenderle ai padroni.

Farlo è tuttavia più difficile che odiare i migranti rispondendo all'invito dei padroni stessi. I quali diversamente non sarebbero tali.

Qui entrano in gioco i sinistri e gli ex "comunisti" fragili, che una mattina rischiano di risvegliarsi orbanizzati a destra e gli piace pure.

Quando si comincia a sparare troppo spesso sempre e solo verso sinistra e dintorni, dimenticando di sparare simultaneamente a destra - che sarebbe altrettanto doveroso se non di più -, vuol dire che qualcosa ci sta cambiando dentro. Anche perché ormai è lo sport nazionale e lo fanno tutti, non ci vuole molto coraggio né originalità.

È il vento che tira. Non tirava altrettanto fino all'altro ieri, quando assai spesso le stesse persone difendevano le alleanze di centrosinistra contro il "fascismo berlusconiano". Capita persino che quelli che oggi più sbraitano abbiano persino avuto incarichi consiliari o amministrativi proprio grazie alle alleanze con quel partito che ora associano alle élites. E a volte addirittura si atteggiavano anche a marxisti leninisti ortodossi e facevano le lezioncine di compagneria.

Era allora che bisognava sparare prevalentemente sul PD, ma ricordo che non c'era nessuno disponibile. Anzi, tutti cercavano di accomodarsi a tavola per raccogliere qualche briciola e chi dissentiva veniva isolato.

Adesso è sin troppo facile. Ed è sempre la stessa subalternità e paraculaggine.
Tutto potranno fare, ma dirsi ancora comunisti gli sarà impedito [SGA].

1 commento:

Lord Attilio ha detto...

Ma stiamo parlando di Boghetta, Fulvio Grimaldi e Rizzo oppure di Fusaro e Casa Pound? Perché confondere queste due posizioni sull'immigrazione crea solo confusione e contribuisce solo a sterili polemiche.