"Tutto questo cinismo abbietto e disumano verso una ragazzina di 16 e il
suo impegno politico dice tante cose per spiegare le quali si potrebbero
chiamare in causa concetti filosofici, manuali di sociologia, trattati
di scienza politica, studi di psicologia, tuttavia, ci limitiamo a un
dato ontologicamente irrefutabile: siete delle persone di merda"
Gianni Fresu
La Coop sta con Greta. Benetton stava con i migranti. Soros o chi per lui sta con i gay. Chi più ne ha più ne metta.
Quindi Greta è un fenomeno costruito e ciò che dice è falso, i migranti
diventano funzionali al demoniaco sviluppo capitalistico e i gay sono
arma di distrazione dal conflitto principale, altrimenti ora avremmo il
soviet...
Questo è un ragionamento facile e buono per le menti
semplici in cerca di consolazione e di spiegazioni a portata di mano, ma
del tutto sbagliato e primitivistico. Un ragionamento che muove da
un'idea a somma zero dei conflitti, è agli antipodi del modernismo e del
pensiero dialettico marxista e rimuove quella stessa lotta di classe
che pretenderebbe di ripristinare.
È nota la funzione
compensativa delle campagne umanitarie nella società borghese. E non è
una novità che i poteri economici cavalchino propagandisticamente queste
campagne umanitarie e a volte le suscitino. Né è una novità il fatto
che le idee delle classi dominanti dominino: sarebbe strano il
contrario.
E allora?
È questa vasta strumentalizzazione
strutturale una ragione fondata e legittima per sostenere che l'ambiente
non sia un problema reale o non lo siano le migrazioni o i diritti
delle minoranze?
Ed esiste attualmente una alternativa
all'approccio liberaldemocratico, una teoria o soprattutto una pratica
che ci legittimino nel dire che l'approccio liberaldemocratico va
respinto senz'altro perché noi risolviamo meglio queste cose?
La
società borghese è colma di contraddizioni alle quali risponde come può
e cioè a partire dalla propria falsa coscienza necessaria.
Falsa è questa coscienza, però, non quelle contraddizioni.
Si tratta di capire e far capire come, a fronte di quelle
contraddizioni, la posizione borghese-democratizzante sia non solo
insufficiente ma sia funzionale. Negare l'una e le altre con una
negazione indeterminata e assoluta è invece logicamente sbagliato e
politicamente reazionario.
Sbagliati non sono i diritti umani, i
quali fanno parte della lotta di classe come forma generale del
conflitto (che è anzitutto lotta per il riconoscimento e non per un
tozzo di pane in più degli altri).
Come spiegava Domenico
Losurdo, non esiste una Libertas maior economico sociale rispetto a una
Libertas minor formale e civile, ma semmai sbagliato è che la società
borghese non sia in grado di assicurare i diritti umani a tutti.
È
una ragione per pretendere che non li abbia nessuno? O dobbiamo semmai
lottare perché i limiti della società borghese siano superati?
In questa negazione assoluta si manifesta infatti l'essenza della destra
e cioè del medesimo liberalismo che ha salutato la democrazia moderna
ed è ritornato conservatore: il particolarismo e la mancanza di
totalità.
Nella negazione della crisi ambientale c'è la volontà
prona agli interessi dominanti di identificarsi con il qui e ora del
consumo per sé. Nella discriminazione delle donne o dei gay c'è il
mancato riconoscimento della comune umanità e il desiderio di
distinzione di una gerarchia. Nella brutalità verso i migranti c'è il
bisogno di controllo del lavoro altrui.
La destra non ha un
problema con il capitalismo e non lo combatte per niente: ha da sempre
semmai un problema con la modernità, o con la sua configurazione
universalistica perché vorrebbe che non ci fosse alternativa ai rapporti
di forza, nemmeno quella alternativa vaga rappresentata dalla
ideologia. E, privi di orientamento ora che è esaurita la riserva di
esperienza del nostro passato, adesso anche molti ex compagni confondono
l'uno e l'altra.
Sempre Losurdo spiegava che l'ideologia
borghese esprime una tensione che non può essere realizzata e che mette
in difficoltà la borghesia stessa, la quale non può rinunciarci ma si
espone continuamente ad in conseguenze, le quali aprono brecce nella
stessa ideologia.
Non è del resto che liberandoci di Greta ci
liberiamo dalla ideologia: semplicemente passiamo dalla ideologia
liberaldemocratica alla ideologia liberalconservatrice, da Prodi a
Salvini.
Chi critica il "politicamente corretto", perciò, non
pretende libertà d'azione a partire dal linguaggio per risolvere meglio i
problemi: nega che i problemi esistano.
Chi critica il Gay Pride
non critica gli eccessi in nome della sobrietà, tant'è che non fa nulla
per superare sobriamente le discriminazioni, ma semplicemente si
ritiene normale di fronte a una malattia o a una forma di inferiorità e
la usa per erigere frontiere interne.
Chi critica le
rivendicazioni delle donne perché vogliono solo spartirsi la torta dei
salari migliori non lotta per una ripartizione eguale ma vorrebbe
tenersi i salari migliori per se.
Chi critica l'accoglienza dei
migranti non è indignato per le ruberie né vorrebbe concentrarsi sull
imperialismo ma molto più semplicemente non vuole neri per strada, o
vuole solo quelli che dice lui pagandoli quanto dice lui e usandoli per
ribadire la propria superiorità.
Nessun nemico dei migranti ha preso in casa un terremotato o ha abbattuto il colonialismo.
Ancora una volta il problema non è né Greta né la società borghese ma
chi non è in grado di costruire una alternativa e nemmeno di
immaginarla, così che non rimane che una negazione astratta e rancorosa.
Il problema siamo sempre noi [SGA].
P.S.
Alcuni chiarimenti per chi giudica queste posizioni in contraddizione o in discontinuità rispetto al passato.
Io ho sempre avuto queste posizioni, che sono le posizioni di un approccio dialettico.
In
passato, finché la fase è stata quella "clintoniana" o "obamiana",
bisognava picchiare su chi era egemone e cioè sui liberal e
sull'universalismo astratto. Ma mai io e
chi la pensa come me abbiamo delegittimato l'universalismo in quanto
tale: abbiamo sempre distinto invece tra dirittumanismo strumentale fine
a se stesso, copertura ideologica dell'imperialismo, e questione dei
diritti umani che è questione reale anzitutto in Occidente e solo in
secondo luogo nel mondo non occidentale.
Oggi la
fase "obamiana" è finita ed è cominciata da tempo la fase "trumpiana":
sarebbe assurdo continuare a battere gli stessi tasti; bisogna picchiare
invece sull'egemonia del presente e dunque su chi all'universalismo
astratto ha reagito passando all'estremo opposto e cioè in maniera
particolaristica e egoistica.
Il problema è dunque
di chi non riesce a vedere la totalità ma della critica vede solo un
pezzo, quello che più gli piace e che conferma le proprie posizioni,
senza curarsi dell'intero. E' la critica "a convenienza".
C'è
un'altra differenza sostanziale. In passato c'erano ancora tempo e
spazio per costruire un fronte alternativo e dunque per dare corpo a una
posizione che rifiutasse il dirittumanismo ma non cadesse nel
sovranismo. Oggi questo tempo e questo spazio si sono chiusi
definitivamente e non certo per colpa mia: semmai, proprio per colpa di
chi quelle critiche al dirittumanismo non ha voluto ascoltare e si
ritrova oggi il populismo reattivo in casa. Le posizioni del Manifesto o
di Jacobin sono emblematiche di chi ha provocato reazioni populiste a
manetta e se ne stupisce, invece di guardarsi allo specchio.
Il fatto che oggi
io critichi i comunisti per Salvini, quindi, non toglie allora che i principali
responsabili dell'emergere dei comunisti per Salvini siano proprio le
posizioni tipo Manifesto e Jacobin, le quali nella loro astrattezza si
configurano come delle vere e proprie provocazioni.
I
primi colpevoli sono proprio questi, i quali tra l'altro non hanno
imparato niente e continuano imperterriti a provocare, pensando in tal
modo di ottenere chissà cosa. Invece, nell'ignoranza
generalizzata e nella mancanza di ogni orientamento politico, è normale
che a provocazioni si risponda in forma reattiva e cioè passando
dall'universalismo aggressivo alla apologia dell'egoismo più bieco. Finché ci saranno il Manifesto e Jacobin ci saranno dunque sempre l'Antidiplomatico e Marx XXI.
Accade oggi ciò
che è sempre accaduto nella storia: quando l'universalismo e il
principio dei diritti umani diventano astratti e ideologici, la prima
reazione è quella della negazione dell'universalismo. Così avvenne
quando la Francia rivoluzionaria con
Napoleone decise di esportare i principi della rivoluzione con le armi:
gli intellettuali tedeschi giacobini diventarono in massa voelkisch,
cioè populisti. Così accadde in Est Europa sotto la coercizione
sovietica.
Reagire alla dialettica dell'universalismo in
maniera razionale, e cioè con una negazione determinata che neghi
l'aggressività e si tenga l'universalismo, è il segreto del marxismo. E
richiede una consapevolezza che oggi è rara.
E accade anche al
contrario purtroppo. Le critiche che io e altri rivolgiamo a chi infama
Greta con questi argomenti vengono prese dagli infamatori salviniani e
rozzobruni come un appoggio incondizionato al dirittumanismo e
all'irenismo del pensiero liberal: chi
non insulta Greta è immediatamente e indiscutibilmente Greta ed è un
povero ingenuo asservito ai poteri forti. O con me o contro di me perché
per questi c'è sempre una contraddizione principale che ti obbliga a
schierarti ed è quella che piace a loro.
In realtà
non è affatto così. Le strategie della società dello spettacolo sono ben
conosciute e sostenere che i problemi all'ordine del giorno siano
problemi reali non significa affatto schierarsi con una soluzione
borghese di questi problemi.
Io cerco di richiamare all'autonomia. Autonomia dai liberal ma anche dai conservatori e dai reazionari.
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