venerdì 8 marzo 2019
Popolo contro élites o vendetta delle élites outsider (politiche, economiche e intellettuali) sulle élites stabilite?
Gli intellettuali sovranisti? Sono gli esclusi dall'élite precedente
Non è vero che il sovranismo non ha intellettuali. Anzi, conta su parecchi eruditi che hanno avuto poca fortuna con l'élite precedente.
Di Paolo Mossetti 06/03/2019 Getty Images
Un’alleanza culturalmente reazionaria, ammiccante all’estremismo di destra e agli incolti. Un’espressione perfetta delle campagne, delle periferie e dei piccoli centri urbani. Un forza che privilegia la semplicità di pensiero, la praticità e la comunicazione alla pancia degli elettori, anche a discapito dei fatti, della logica e della verità. Una casa politica per razzisti, provinciali e superstiziosi. Il governo Lega-5 stelle viene abitualmente descritto, insomma, come anti-intellettuale...
Un ragionamento che consiglio di leggere e che converge con quanto da
tempo vado sostenendo e cioè che la "rivolta populista" dei ceti medi e
della piccola borghesia è solo l'accompagnamento folcloristico della
vera rivolta, quella della frazione sinora emarginata delle classi
dominanti.
Lo schema basso contro alto, popolo contro élites, in questo senso, non è che la derivazione retorica con la quale le élites outsider mobilitano le masse per scalzare le élites stabilite.
Questo avviene sul terreno politico: con la Lega che dà scacco matto a tutti gli altri.
Sul terreno economico: con le richieste di protezione delle piccole e
medie imprese "nazionali" dal capitale globale "apolide" e usurario e la
richiesta di controllare la moneta per poterla manipolare.
Sul
terreno intellettuale: con l'improvviso approdo alla popolarità
nazionale di una miriade di semi-colti (per usare un'espressione errata
ma amata anzitutto da loro), i quali - prima oscurati dalle star del
pensiero liberal organiche alle élites stabilite - trovano ora spazio
nel lavorare come funzionari delle élites outsider che prendono il
potere (persino muovendo dal campo del marxismo, come è capitato in
alcuni casi che si segnalano per il particolare grado di infamia: il
tramite è in questo caso la denuncia dell'universalismo astratto e
immediato che, per incapacità dialettica, diventa denuncia
dell'universalismo tout court).
Le controelites si dimostrano
egemoni nel momento in cui riescono a dar vita a un ordine stabile e a
cooptare durevolmente in esso anche le élites decadute o una loro parte
cospicua. Se l'operazione nel suo insieme fallisce, è possibile invece
che una parte delle controelites sia a sua volta cooptata nella
restaurazione del vecchio ordine, il quale in tal modo si rinnova (e si
sposta ulteriormente a destra, in questo caso).
Si permane dunque
in una dimensione di mera circolazione delle élites, rispetto alla
quale - come rispetto alla teoria della lotta di razze - il marxismo ha
costituito la prima alternativa mai presentatasi nella storia (anche
rispetto alle lotte di classe reali storicamente esistite, va detto, la
lotta di classe marxista è una cosa totalmente diversa, perché lotta
consapevole e perché catartica rispetto alla semplice lotta
corporativa).
Da questo articolo dissento però su un punto: non
si tratta affatto di ceti intellettuali "anti-liberali", come sostiene
ad esempio anche Repubblica. Semmai sono "anti-liberal" e cioè
anti-progressisti.
Rimanendo nell'ambito del liberalismo reale,
che soddisfa oggi tutti i bisogni ideologici, questi sono semmai
proto-liberali, nella misura in cui lo si può essere nel 2019 [SGA].
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