La risoluzione del Parlamento Europeo “sull’importanza della memoria per il futuro dell’Europa” ha suscitato – in Italia assai più che altrove – polemiche aspre e denunce feroci. Non di rado basate su una lettura parziale, incompleta e assai approssimativa del documento, anche da parte di studiosi che nell’occasione sembrano avere dimenticato gli attrezzi del mestiere, su tutti l’attenta analisi di una fonte che problemi di certo ne pone, ma che è stata spesso rappresentata in modo a dir poco caricaturale. Tutto, troppo, è stato così ridotto alla equiparazione di comunismo e nazismo sotto la categoria onnicomprensiva (e di suo contestabile e contestata) di totalitarismo, utilizzato per denunciare e parificare l’esperienza storica della Germania hitleriana e quella dell’Unione Sovietica (stalinista e post-stalinista). Proviamo allora a vedere cosa dice la risoluzione, e come lo fa, per poi soffermarci sui suoi evidenti obiettivi politici e, infine, riflettere sui chiari limiti, e le molte criticità, di un’operazione di questo tipo.
domenica 6 ottobre 2019
Sempre nuovi totalitarismi: il variegato consensus storiografico liberale alla base della strumentale risoluzione anticomunista del Parlamento europeo
Se la risoluzione anticomunista del Parlamento europeo vi ha indignato per dilettantismo e strumentalità, aspettate di leggerne questa sconcertante difesa [SGA].
di Anna Foa
Università “La Sapienza” di Roma
Il documento dell’Unione Europea sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa ha suscitato in Italia reazioni durissime da parte di persone e istituzioni che non si pensava sospette di indulgenze verso la storia dei paesi ex comunisti. Dopo decenni in cui libri come Vita e Destino di Vasilij Grossman o Prigioniera di Stalin e Hitler di Margarete Buber-Neumann sembravano passati senza reazioni a far parte della cultura politica della sinistra, a parte le sue frange più estreme e nostalgiche, ecco che si urla al sacrilegio, si grida che senza l’Unione Sovietica del “compagno Stalin” saremmo ancor oggi sotto il tallone della svastica, e via discorrendo. Tutta l’anima stalinista degli ex comunisti nostrani sembra riemersa di colpo per sostenere a spada tratta che il gulag e il lager non possono assolutamente essere paragonati.
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Professore di Storia Internazionale al Centre d’Histoire di SciencesPo, Parigi.
La risoluzione del Parlamento Europeo “sull’importanza della memoria per il futuro dell’Europa” ha suscitato – in Italia assai più che altrove – polemiche aspre e denunce feroci. Non di rado basate su una lettura parziale, incompleta e assai approssimativa del documento, anche da parte di studiosi che nell’occasione sembrano avere dimenticato gli attrezzi del mestiere, su tutti l’attenta analisi di una fonte che problemi di certo ne pone, ma che è stata spesso rappresentata in modo a dir poco caricaturale. Tutto, troppo, è stato così ridotto alla equiparazione di comunismo e nazismo sotto la categoria onnicomprensiva (e di suo contestabile e contestata) di totalitarismo, utilizzato per denunciare e parificare l’esperienza storica della Germania hitleriana e quella dell’Unione Sovietica (stalinista e post-stalinista). Proviamo allora a vedere cosa dice la risoluzione, e come lo fa, per poi soffermarci sui suoi evidenti obiettivi politici e, infine, riflettere sui chiari limiti, e le molte criticità, di un’operazione di questo tipo.
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