giovedì 21 gennaio 2021

Livorno, 21 gennaio 2021

Le delegazioni di PRC, nuovo PCI, PC, PAP, PCL, PMLI, PCIML, PS, SCR, PdAC, CARC, SA si incrociano davanti al teatro Goldoni provenendo tutte da un vicolo diverso, con le loro bandiere scarlatte e i loro striscioni che inneggiano alla rivoluzione proletaria, o libertaria, o cognitaria, o nazionale, o eurasiatica a seconda.

Ciascuna di esse rivendica con veemenza la vera e unica eredità della tradizione comunista in Italia.

Finisce a paddazza. Ferrero morde la testa di Alboresi che tira i capelli a Rizzo che tenta di colpire Ferrando con una piccozza dei patriottici alpini, mentre tutto attorno la vita scorre normale e indifferente e la gente è affaccendata tra lavoro e commissioni quotidiane. Al teatro San Marco nemmeno riescono ad arrivare.

Dissolvenza.

P.S.

Eredità all'italiana

I più infervorati nel rivendicare l'eredità purissima del PCI sono di solito di due categorie: quelli che considerano il PCI come un partito socialdemocratico che ha tradito la rivoluzione proletaria e sputano ogni giorno sul rinnegato Togliatti e quelli che lo considerano così stalinista e totalitario, sempre per colpa di quel doppio di Togliatti, che per commemorarne i dirigenti morti devono premettere ogni volta che costoro erano "eretici".

Per entrambi, in sostanza, i lumpen come i raffinati, il PCI è stato un vero partito comunista come dio comanda per circa cinque minuti in tutta la sua storia, forse. Tuttavia là stanno.

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