sabato 17 giugno 2023

Quel che è stato di Silvio Berlusconi

Perdonaci.

Sei stato il tramite funzionale incarnato di un già da tempo ben avviato processo astratto globale di superamento bonapartista postmoderno e populista della democrazia, conseguenza della schiacciante vittoria capitalistica di fase e dei rapporti di forza tra le classi che ne sono scaturiti, e hai aperto una breccia incolmabile.
Sei stato lo specchio di un'Italia di evasori fiscali, di imprenditori sautini e assistiti, di millantatori, di venditori di pentole porta a porta, di giovani e vecchi rampanti pronti ad affittare la madre al miglior offerente, di truffatori di bambine.
Ma per quello che vediamo e sempre più vedremo nei prossimi decenni, per la deriva a destra che ci trascina impetuosa, ti ricorderemo in fondo non solo come un pezzo della nostra giovinezza ma come un simpaticissimo moderato e un saggio rappresentante del liberalismo progressista europeo.
Oltre che come un fratello di Loggia sempre affidabile, silenzioso e generoso, un imputato paziente e puntuale nei pagamenti degli avvocati, un uomo d'onore, un amico degli amici, un presidente vincente, un instancabile consumatore di prostaglandine e un galante gentiluomo d'altri tempi.
Ora però basta, perché ce l'avete già fatta a maccheroncino.

Questa indecente prostituzione spettacolare delle istituzioni ai poteri particolaristici e ai vizi della società civile - al limite persino a quelli delinquenziali e paramafiosi -, questa vera e propria umiliazione dello stato moderno di fronte alla propria negazione, conferma la natura eversiva del liberalismo quando questa ideologia e questa potenza politica è priva di freni.
Le classi dominanti e gli interessi privati occupano per intero la sfera pubblica, ne fanno un monumento ufficiale al proprio volgarissimo e prepotente egoismo predatorio e sputano in faccia a tutti che il Politico oggi sono loro e soltanto loro, senza che nessuna resistenza più che estetica o moralistica si sollevi da nessuna parte.
Non basterà un secolo per ricostruire un fronte della democrazia moderna, se mai sarà possibile e se mai i subalterni riscopriranno una coscienza autonoma.
Per molti di noi è già passata mezza vita o anche più, eppure la notte è appena cominciata e il peggio deve ancora arrivare.

Il punto di saldatura tra Berlusconi e il resto del mondo.
Non la paura del comunismo come tale, certo - il comunismo come è noto è uno spettro, è lo spettro di altro -, ma la paura delle tasse, della redistribuzione della ricchezza e del potere. La paura della giustizia sociale. L'odio eversivo verso l'intervento regolatore dello stato moderno che impone l'interesse pubblico sugli egoismi particolari della società civile e su ogni particolarismo.
È la piattaforma minima di tutti i liberali - democratici o conservatori, illuminati o monopolisti - e di tutta la borghesia grande, media e piccola, produttiva e parassitaria.
Ai tanti che hanno mangiato direttamente dalla sua mano si aggiungono perciò i tantissimi che gli sono grati per lo scampato pericolo a nome proprio e del proprio patrimonio.
Grati per avere guidato il tratto decisivo della rivoluzione passiva e aver chiuso per sempre l'anomalia italiana, facendone il paese normalizzato, arretrato, rassegnato e di merda che è oggi.

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