Non ho mai letto una riga del giornale di De Benedetti diretto dall'omonimo di Vittorio Feltri. Per la mia sporadica rassegna stampa politico-culturale sull'ideologia italiana l'ho sempre considerato inutile, più o meno come il Manifesto.
Nietzsche profeta e artista decadente? Oppure filosofo-guerriero del darwinismo pangermanista? O forse teorico di un socialismo "spirituale" che fonde in un solo fronte destra e sinistra e prepara la rivincita della Germania?
Nella lettura di Arthur Moeller van den Bruck la genesi della Rivoluzione conservatrice e uno sguardo sul destino dell'Europa.
È la stessa cosa leggere Nietzsche quando è ancora vivo il ricordo della Comune di Parigi e i socialisti avanzano dappertutto minacciosi e leggerlo qualche anno dopo, quando la lotta di classe interna cede il passo al conflitto tra la Germania e le grandi potenze continentali? Ed è la stessa cosa leggerlo dopo la Prima guerra mondiale, quando una sconfitta disastrosa e la fine della monarchia hanno mostrato quanto fosse fragile l’unità del popolo tedesco?
Arthur Moeller van den Bruck è il padre della Rivoluzione conservatrice e ha anticipato autori come Spengler, Heidegger e Jünger. Nel suo sguardo, il Nietzsche artista e profeta che tramonta assieme all’Ottocento rinasce alla svolta del secolo nei panni del filosofo-guerriero di una nuova Germania darwinista; per poi, agli esordi della Repubblica di Weimar, diventare l’improbabile teorico di un socialismo spirituale che deve integrare la classe operaia e preparare la rivincita, futuro cavallo di battaglia del nazismo.
Tre diverse letture di Nietzsche emergono da tre diversi momenti della storia europea. E sollecitano un salto evolutivo del liberalismo conservatore: dalla reazione aristocratica tardo-ottocentesca contro la democrazia sino alla Rivoluzione conservatrice, con la sua pretesa di fondere destra e sinistra e di padroneggiare in chiave reazionaria la modernità e le masse, il progresso e la tecnica.
In appendice la prima traduzione italiana dei quattro saggi di Arthur Moeller van den Bruck su Nietzsche.
6 commenti:
Gli idealizzatori di Stalin, invece, hanno una dignità ad altezza Azzarà. Per la cronaca, Stefano Feltri (niente a che spartire con Vittorio, quindi non omonimo) è stato appena allontanato da De Benedetti: il nuovo direttore è Emiliano Fittipaldi. Si informi meglio.
Mi spiace non rispondo a chi non si presenta con nome e cognome. Quando troverà il coraggio delle proprie idee e azioni si ripresenti, forse sarà più fortunato.
Faccio passare comunque il suo commento così che tutti e tutte possano vedere di che pasta è fatto.
Sta bene. Prima di parlare a capocchia, però, credo sia sempre bene conoscere le cose delle quali si vuole scrivere
Se insiste nel riferirsi a quanto aveva fatto notare nel commento precedente a proposito di Feltri, il quale come tale è omonimo di Feltri, e del fatto che Feltri da ben 10 giorni o giù di lì (!!!) non sia più direttore del foglio di De Benedetti, come capisce benissimo da solo si tratta di cose assolutamente irrilevanti rispetto all'argomento.
Se lei insiste, allora devo proprio correggerla: l'omonimia si riferisce o al solo nome o all'abbinata nome e cognome, quindi, Feltri Stefano e Feltri Vittorio non sono omonimi. Studi meglio. Non mi pare poi argomento così irrilevante non conoscere il giornale che lei ha tentato di spernacchiare.
Guardi, mi ha convinto: le faccio passare anche questo commento affinché i miei due lettori possano giudicare da sé avendo un quadro più completo.
Con questo basta però, perché altrimenti diventa noioso. Mi scriva solo se ci ha ripensato e preferisce che io cancelli tutto.
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