domenica 20 novembre 2011
Esce l'ultimo volume dell'Epistolario di Friedrich Nietzsche
Friedrich Nietzsche: Epistolario 1885-1889. A cura di Giuliano Campioni e Maria Cristina Fornari. Traduzione di Vivetta Vivarelli. Edizione italiana condotta sul testo critico stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari- Epistolario di Friedrich Nietzsche, Adelphi, Milano 2011, pp. 1500
Con questo quinto volume si conclude l’edizione italiana dell’Epistolario di Friedrich Nietzsche, e si può a buon diritto parlare di avvenimento editoriale. Mai come in questo caso, infatti, i testi offerti al lettore si rivelano preziosi per sfatare i pregiudizi – tanto radicati quanto infondati – e le manipolazioni più o meno dolose di cui Nietzsche è sempre stato, ed è tuttora, oggetto. Ed è impressionante notare, nelle lettere di quest’ultimo periodo, come lo stesso filosofo sia consapevole del suo destino di pensatore frainteso: «In tutti i partiti radicali (socialisti, nichilisti, antisemiti, cristiani ortodossi, wagneriani) godo di una straordinaria, quasi misteriosa considerazione ... Zarathustra, l’“uomo divino”, è piaciuto agli antisemiti; ne esiste un’interpretazione specificamente antisemita che mi ha fatto ridere molto». L’atto finale dell’Epistolario si apre a Nizza, città cosmopolita che Nietzsche elegge a suo «quartiere d’inverno». Sono i giorni in cui è costretto a far stampare la quarta parte di Così parlò Zarathustra privatamente, perché la ricerca di un nuovo editore si è rivelata assai problematica. Nietzsche oscilla tra un’amarezza che raggiunge i toni dello sconforto e l’esaltazione per il «nuovo compito»: quel pensiero dell’eterno ritorno che sente gravare su di lui «con il peso di 100 quintali». Intanto la Germania gli si mostra sempre più lontana e ostile, climaticamente e culturalmente, e diventa pressoché totale la solitudine, prostrante ma indispensabile per adempiere al proprio fatum. Finché, nel suo inquieto peregrinare, non approda a Torino, che subito gli appare «magnifica e singolarmente benefica». Sarà invece la tappa conclusiva della sua vita senziente: lì, poche settimane più tardi, la sua salute mentale cederà di schianto, e il filosofo sprofonderà nelle tenebre di una follia irreversibile. Ma prima di estinguersi, durante il soggiorno torinese divamperà nella sua fiammata più fulgida un pensiero che avrebbe lasciato un’impronta indelebile. E documento insostituibile di questo periodo sono le lettere, che, fino al culmine degli abbaglianti «biglietti della follia», si rivelano parte essenziale degli ultimi, esplosivi scritti di Nietzsche.
GIANNI VATTIMO, LA STAMPA del 18/11/2011 a pag. 49
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