lunedì 19 dicembre 2011

"I media guardano solo i liberali nelle piazze di Mosca, ma nelle urne Putin è stato sfidato da un’altra Russia, arrabbiata e povera"

In realtà, molto complicato è l'equilibrio che il PCFR dovrà ricercare nei prossimi anni, tra la necessità di dare rappresentanza alle classi subalterne, il mantenimento di una rigorosa autonomia da Putin e la salvaguardia di un ordine politico complessivo che tiene la Russia fuori dal fronte internazionale filostatunitense [SGA].

Mosca, Zyuganov l’eterno comunista che fa l’anti-Putin
Il Pc ricandida il suo storico leader alle presidenziali
di Anna Zafesova La Stampa 19.12.11 da Segnalazioni

Nel suo ufficio c’è il busto di Lenin in gesso bianco, e i suoi sostenitori scendono in piazza con i ritratti di Stalin e le bandiere rosse con falce e martello. Ghennady Zyuganov può sembrare un comunista da copione, da vignetta. Ma a 67 anni questo inossidabile «apparatchik», che già 20 anni fa, all’ultimo congresso del Pcus, era considerato dai compagni un po’ vetero, è ancora un protagonista della politica russa. Perlomeno è l’unico ad avere un peso sufficiente per prepararsi ora a sfidare Vladimir Putin alle elezioni di marzo, e addirittura a trascinarlo - se i sondaggi confermeranno la tendenza - al ballottaggio. Certamente, con il 42% del premier contro l’attuale 11% del comunista, il rischio al massimo è di rovinare a Putin l’abitudine al plebiscito. Ma resta il fatto che 15 anni fa fu sempre Zyuganov a insidiare Boris Eltsin, facendosi battere di pochi punti nel 1996, e solo dopo che il Cremlino mobilitò tutte le risorse.

In cosa consiste il segreto di quest’uomo, che sabato è stato candidato dal suo partito (ovviamente all’unanimità) alla presidenza? In un Paese sempre in cerca di leader carismatici, l’ex insegnante di una scuola di campagna con un look ancora sovieticissimo non sembra avere stoffa da leader. Ma la platea lo ha applaudito e scandito il suo nome: «Oggi, dopo le elezioni alla Duma, siamo diversi, consapevoli di poter farcela», dice il braccio destro di Zyuganov, Nikolay Kharitonov. Il 20% - brogli permettendo - nelle urne, quasi il doppio di quattro anni fa, e vittorie clamorose in una serie di regioni. Non solo nella «cinta rossa» della Russia centrale, da sempre comunista, ma anche nelle metropoli, nelle «città della ricerca» dell’Accademia delle scienze, e in seggi eccellenti di Mosca, come quello dell’Università e quello dove vota Vladimir Putin.

Gli elettori del Pc sembravano estinti, anche per motivi anagrafici, ma la Russia si è riscoperta comunista: i seguaci di Zyuganov restano la maggiore forza politica dopo la nebulosa della nomenclatura di Russia Unita, e le altre liste d’opposizione - come Russia Giusta, per esempio, alla quale non a caso i «rossi» propongono un’alleanza - ha un programma di sinistra. Forse perché dopo 12 anni di Putin obiettivi programmatici come la nazionalizzazione delle risorse naturali, delle grandi banche e delle industrie strategiche non spaventa più, e anche la retorica nazionalista (che Zyuganov ha importato a suo tempo nell’internazionalista Pcus gorbacioviano) e anti-occidentale dei «rossi» non è molto diversa da quella del Cremlino. Ieri in tv Zyuganov ha decantato l’Unione Sovietica, e un buon terzo dei russi è d’accordo con lui, provando infinita nostalgia di un passato di pensioni garantite, prezzi fissi, regole chiare, povertà per tutti e ambizioni imperiali. Ad attirare voti per il Pc non è un volto carismatico, ma i 70 anni di comunismo: pessima pubblicità, per alcuni, e ottimo curriculum per altri.

I media guardano solo i liberali nelle piazze di Mosca, ma nelle urne Putin è stato sfidato da un’altra Russia, arrabbiata e povera. Il problema del leader comunista, abituato ormai da 20 anni al ruolo di «opposizione sistemica», come lo chiama il politologo Dmitry Oreshkin, oggi è unire lotta e governo. Negli ultimi giorni Zyuganov ha manovrato, dichiarando «illegittime» le elezioni truccate, ma rifiutandosi di bloccare la Duma rendendo i mandati, insultando la piazza liberale, ma mandandoci i suoi emissari. In attesa delle elezioni, alle quali vorrebbe essere il candidato di tutta l’opposizione.






Nessun commento: