di Ennio Caretto Corriere della Sera 30.12.11 da Segnalazioni
venerdì 30 dicembre 2011
La pianificazione della fine dell'Urss: nuovi documenti
La verità sugli eventi che sconvolsero l'Urss
di Ennio Caretto Corriere della Sera 30.12.11 da Segnalazioni
di Ennio Caretto Corriere della Sera 30.12.11 da Segnalazioni
A vent'anni dalla fine dell'Urss, annunciata a Natale del 1991 e avvenuta entro il 31 dicembre di quell'anno con lo scioglimento di tutte le istituzioni sovietiche, la Cia ha desecretato documenti che confermano come l'amministrazione Reagan e quella di Bush padre l'avessero anticipata, e come vi avessero contribuito con l'appoggio di Papa Giovanni Paolo II. Il crollo dell'Urss, precisano i documenti, avvenne prima del previsto, grazie all'implosione del suo impero e al rifiuto di Mikhail Gorbaciov, suo ultimo presidente, di prevenirlo con la forza. Ma fin dal 1978, alla elezione del cardinale polacco Karol Wojtyla a pontefice, la Cia aveva dato l'implosione per probabile, sia pure più tardi. E fin dal dicembre 1980, un anno prima della legge marziale in Polonia, aveva indicato i mezzi per agevolarla a Reagan, in procinto di insediarsi alla Casa Bianca.
Altri documenti della Cia erano già stati pubblicati nel 1999, nel decennale del crollo del Muro di Berlino. Ma quelli nuovi, discussi il mese scorso a Mosca in un simposio tenuto da Gorbaciov, completano la storia segreta della caduta dell'Urss, l'evento più importante dalla Seconda guerra mondiale.
I documenti confermano anche che le convulsioni sovietiche nel fatale 1991 spaventarono l'amministrazione Bush. Il presidente temette che la caduta dell'Urss causasse guerre e sottrazioni di armi atomiche in alcune repubbliche ex sovietiche, rendendole ingovernabili e mortalmente pericolose, quindi cercò di ritardarla. Lo testimoniano le sue prime telefonate, una al leader russo Eltsin un'altra a Gorbaciov, del 21 agosto di quell'anno, subito dopo il fiasco del colpo di Stato tentato dai falchi del Cremlino. «Boris, come posso aiutarti?», chiede Bush a Eltsin. «Con forti dichiarazioni di sostegno — gli risponde Eltsin — come quella che hai già fatto. Non è interferenza nei nostri affari, è appoggio al nostro popolo». La telefonata del presidente americano a Gorbaciov, per alcuni giorni ostaggio dei golpisti, è emotiva. «È meraviglioso riuscire a parlarti, ero preoccupato per te, Mikhail», dice Bush. «Caro George, sono così felice di sentirti», replica il leader sovietico. I due statisti discutono il da farsi, Bush assicura a Gorbaciov «pieno supporto» e questi lo ringrazia «della tua umanità e amicizia». Bush userà toni diversi in autunno: «Alla fine dell'anno — affermerà — sul Cremlino al posto della bandiera sovietica sventolerà la bandiera russa».
Dai massicci dossier della Cia, centinaia di documenti, il decennio che cambierà il corso della storia nasce con la presidenza Reagan. Nel gennaio 1981 i problemi politici e militari americani sono enormi. L'Iran e l'Iraq sono in guerra, Teheran tiene ostaggi i diplomatici dell'ambasciata Usa da 13 mesi, l'Urss ha occupato l'Afghanistan, ha fomentato il terrorismo e la guerriglia in Centro America e ha alterato a proprio vantaggio l'equilibrio strategico. La situazione in apparenza non potrebbe essere più favorevole al Cremlino. Eppure la Cia lo considera in gravi difficoltà, difficoltà che consiglia a Reagan di accentuare. «L'economia sovietica — scrive — è in crisi. L'Urss dovrebbe ridimensionare i propri programmi militari e ridurre i sussidi all'Est europeo, che ha ormai un tenore di vita superiore al suo, ma la situazione polacca, dove da mesi il sindacato Solidarnosc è in rivolta, glielo impedisce». Il Cremlino, aggiunge la Cia esortando Reagan a incontrare il Papa per discutere il futuro assetto europeo, «si chiede con ansia quale effetto avrà Giovanni Paolo II su problemi cruciali come il dissenso nell'Urss e l'autonomia degli Stati satelliti».
Alla morte del leader sovietico Leonid Brežnev, nel novembre del 1982, viene messo a punto il piano di Reagan per indebolire l'Urss. Gli Stati Uniti si riarmeranno per costringerla a una corsa insostenibile, varando il progetto dello scudo spaziale l'anno seguente, e cercheranno di isolarla. Secondo la Cia, queste pressioni provocheranno un cambio della guardia al Cremlino: «La cerchia di Breznev, gli Andropov e i Cernenko, resterà al potere solo due o tre anni, e le subentrerà la nuova generazione dei Gorbaciov e degli Shevardnadze». La previsione è esatta: nel 1983 le due superpotenze sfioreranno lo scontro frontale come nel 1961, ma nel 1985, scomparsi gli anziani falchi del Cremlino, sarà disgelo, il disgelo conclusivo della guerra fredda. Quell'anno Reagan, dopo avere stabilito rapporti diplomatici ufficiali con il Vaticano, apre una serie di vertici con Gorbaciov, e nell'86 rinuncia al programma delle guerre stellari. La Cia modifica allora la sua ricetta. La storia, ribadisce al presidente, «non è più dalla parte dell'Urss». Il declino sovietico è irreversibile, e per evitare esplosioni gli Usa dovranno tenere un delicato equilibrio: non avversare né aiutare Mosca, aspettare invece che le riforme di Gorbaciov falliscano o abbiano successo.
Una delle rivelazioni più interessanti è che Gorbaciov segue una linea più morbida di Reagan e di Bush. Al principio, i due presidenti americani diffidano di lui, anche perché la Cia non esclude che «voglia un po' di respiro» per rimettere in piedi l'Urss. Solo nel settembre del 1989, due mesi prima della demolizione del Muro di Berlino, quando l'intero Est europeo è in fermento, la Cia ammette che i cambiamenti promossi o accettati da Gorbaciov «segnalano la probabilità di una nuova era, in cui gli Stati Uniti potrebbero passare dalla strategia del contenimento a quella dell'inserimento dell'Urss nella comunità internazionale». Ma nel 1990 gli eventi si susseguono a una velocità che inquieta i servizi segreti americani. Dietro loro consiglio, Bush rifiuta di aiutare economicamente Gorbaciov e nel 1991 cerca un altro interlocutore in Eltsin, «il primo leader eletto dal voto popolare nella storia russa». «I tentativi di Gorbaciov di preservare il comunismo e la pianificazione economica — avverte la Cia — hanno ridotto quasi a zero la sua credibilità». Un'ambiguità che ancora oggi l'ultimo presidente dell'Urss rinfaccia all'«amico George».
I documenti svelano anche che l'estate del 1991 è per la Cia un periodo di paura. Teme che «Eltsin e Gorbaciov non reggano alle tensioni che si stanno creando o che vengano assassinati» e che «sotto il pretesto della legalità e dell'ordine i falchi impongano una dittatura». Alla vigilia del viaggio di Bush a Mosca per la riduzione degli armamenti atomici, la Cia sostiene che «elementi delle truppe e della polizia politica sovietiche fanno preparativi per l'uso della forza» e che «i loro primi bersagli saranno Eltsin e Gorbaciov». Ma conclude che c'è qualche possibilità che un golpe eventuale fallisca «grazie all'opposizione popolare» e che «entro un anno Gorbaciov si ritiri e ciascuna repubblica sovietica assuma i propri poteri». Per fortuna dell'Urss, dell'America e dell'Europa, sarà una conclusione profetica.
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