Emil L. Fackenheim: Olocausto, Morcelliana
La filosofia della storia sull'Olocausto ha versato fiumi d'inchiostro, ma al contempo sembra restare senza parole. Uno sterminio che interpella le filosofie del Novecento da Heidegger e i suoi allievi - Sartre, Gadamer, Arendt e Jonas - sino a Horkheimer, Adorno, Derida... Riflessioni che rimettono in questione la teodicea, la giustificazione del male: ma questa resta un pensiero-limite, un paradosso. V'è però un particolare filo della memoria che, intessendosi con il pensiero ebraico, va mutando la precomprensione della stessa filosofia. Il suo compito non si esaurisce nella definizione del male, ma nel "riparare il mondo dopo la Shoah", nell'opporsi al male in tutte le sue forme. Ecco l'originalità di Emil L. Fackenheim, con Levinas ispiratore di una 'filosofia della resistenza' al male che si alimenta per il fatto d'essere sopravvissuti. Massimo Giuliani ne presenta qui un testo diagnostico e programmatico: Olocausto. Un'inedita analisi, per il giudaismo e per la teologia cristiana: il male non può essere l'ultima parola, nonostante il male si può e si deve perseguire il bene. Un rovesciamento che ha un modello nei giovani della Rosa Bianca: col sacrificio della loro vita per opporsi a Hitler e all'illegalità, salvarono la dignità dell'uomo e della filosofia.
Una memoria senza Storia
Dal negazionismo agli sguardi di genere. Un percorso di lettura sulla Shoah Tra riflessi identitari e rischi di una ritualizzazione che non aiuta però a capire la portata dello sterminio degli ebrei , un invito a fare un primo bilancio sul giorno della memoria
Claudio Vercelli il manifesto 2012.01.28 - 11 CULTURA
Ma l'Olocausto non è misura di tutte le cose
Dobbiamo ricordarci che il fatto di essere stati vittime non è sufficiente a conferirci uno status morale
ABRAHAM B. YEHOSHUA La Stampa 27/01/2012
Nessun commento:
Posta un commento