mercoledì 4 gennaio 2012

Un'intervista ad Alain De Benoist

De Benoist, una voce critica nel cuore dell’Occidente
a cura di Giacomo Gabellini da statoepotenza.eu, 2 gennaio 2012

Tra i maggiori pensatori critici in Francia e in Europa, Alain De Benoist si presenta senz’altro come un intellettuale organico e difficilmente catalogabile, malgrado la stampa lo abbia ormai da tempo descritto come una sorta di cantore del gruppo che egli stesso contribuì a fondare molti anni fa, cioè la Nouvelle Doitre. Il suo è un pensiero senz’altro collocabile nell’ambito del tradizionalismo e di quella nicchia conservatrice critica rispetto alla modernità occidentale e alla cosiddetta “globalizzazione”, tuttavia riesce difficile scorgere margini chiari e netti per una definzione esauriente del personaggio. La sua popolarità in patria, e in altri contesti europei e non, lo rende in ogni caso un intellettuale, se non da apprezzare, quanto meno da ascoltare.

Le modalità che hanno determinato l’insediamento di Mario Monti e di Lukas Papademos ai governi di Roma e di Atene hanno portato alcuni osservatori richiamare lo “stato di eccezione” analizzato da Carl Schmitt e a mettere in discussione l’esistenza stessa dell’Unione Europea. Quale è il suo giudizio in merito a ciò?


Io non sono molto sicuro che si possa parlare di “stato di eccezione” per descrivere le circostanze che hanno segnato l’ascesa al potere di Mario Monti e Lukas Papademos. Ma va comunque ricordato che per Carl Schmitt, lo stato di emergenza è volto principalmente a rivelare dove si situa la sovranità. “È sovrano – dice Schmitt – chi decide dello stato di eccezione”. Nel caso specifico, è ovvio che i mercati finanziari sono diventati sovrani, come è ovvio che i politici hanno abbandonato il campo. Gli Stati si sono indebitati per salvare le banche. Dopo di che finanzieri e banchieri hanno colto l’occasione per investire in posizioni strategiche in seno all’Unione europea.
Dovremmo pensare che la situazione attuale metta in discussione l’esistenza stessa dell’Unione europea? Non credo. L’eventuale fine della moneta unica non è la fine dell’Europa. L’attuale crisi è anche soprattutto una crisi del debito sovrano. Il problema dell’euro è solo una circostanza aggravante. E non si deve dimenticare che, contrariamente a quanto molti pensano, il dollaro si trova ora in una situazione peggiore rispetto all’euro. Questo significa che è soprattutto per salvare il dollaro che i mercati finanziari hanno ingaggiato una guerra contro l’euro...


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