sabato 11 febbraio 2012

Baudrillard o l'eterna riscoperta dell'acqua calda

Jean Baudrillard: Lo scambio impossibile, Asterios

Una cosa è infatti lo scambio mercantile, l’astrazione della merce, dell’equivalente generale, tutto ciò che descrive il movimento del valore, e la forma storica del capitale. Altra cosa è la situazione attuale in cui il denaro è l’oggetto di una passione universale che va ben al di là del valore e dello scambio mercantile. Questo feticismo del denaro, davanti al quale tutte le attività si equivalgono, esprime il fatto che nessuna di queste attività ha più una finalità distinta. Il denaro diventa allora la ritrascrizione universale di un mondo vuoto di senso. Questo denaro feticcio, attorno al quale gira la speculazione mondiale, ben al di là della riproduzione del capitale, non ha niente a che vedere con la ricchezza o con la produzione della ricchezza – esprime la debolezza del senso, l’impossibilità di scambiare il mondo con il suo senso, e nello stesso tempo la necessità di trasfigurare questa impossibilità in un segno qualsiasi – il più qualsiasi di tutti, quello che esprimerà meglio l’insignificanza del mondo. È necessario dunque che il mondo abbia un senso? Questo è il vero problema. Se potessimo accettare l’insignificanza del mondo, allora potremmo giocare con le forme, con le apparenze, e con i nostri impulsi, senza preoccuparci della loro destinazione finale. Se non ci fosse questa esigenza che il mondo abbia un senso, non ci sarebbe motivo di trovargli un equivalente generale nel denaro. Come dice Cioran, siamo dei falliti solo a partire dal momento in cui crediamo che la vita abbia un senso – e a partire da lì, lo siamo tutti, perché non ce l’ha. D’altra parte è perché questo denaro feticizzato esprime un’assenza pura e semplice che diventa speculativo, esponenziale, condannato esso stesso al crac e alla deregolamentazione brutale.

Baudrillard
Internet e la filosofia sono incompatibili
Un saggio allarmistico sulla rete che svela una separazione antica, che fu già dei Greci, tra spiegazione concettuale e arte. Il “doppio” amletico e la “second life”
di Errico Buonanno il Riformista 11.2.12

La maledizione della Storia è molto semplice e deprimente: riusciamo a capire solo ciò che è passato, senza mai una visione chiara di ciò che abbiamo sottomano. Potremmo prenderla con filosofia, non fosse che proprio la filosofia non resiste alla tentazione di teorizzare intorno a ciò che è ancora in corso e che gli appare totalmente confuso. Internet, ecco, per esempio: non esiste un fenomeno più oscuro, e su cui più si è teorizzato. Il testo di Jean Baudrillard, Lo scambio impossibile (Asterios), è sintomatico di questa voglia incontenibile. Apocalittico, allarmistico, verso fenomeni ormai vintage come virtuale e second life. Ma proprio per questo un trattato esemplare. Un saggio intorno allo sconcerto per la novità, e all’assoluta incapacità del filosofo di prendere atto di ciò che gli sfugge.
La tesi è banale: l’uomo moderno si crea dei doppi. Un doppio mondo, una doppia vita. Il rischio, grave, è delegare a questa immagine allo specchio ogni pulsione e ogni voglia. Con il virtuale il mondo si svuota di senso, e anche la partecipazione politica e la libertà si spengono. Perché lottare, se liberi possiamo già esserlo nel mondo del doppio? «Da qui l’astensione in aumento, l’indifferenza virale». Eh già: «Le persone non solo non vogliono più essere rappresentate, ma non vogliono nemmeno più essere liberate».
Ora, trascorso appena un anno in cui la rete è stato il mezzo della libertà, l’errore di valutazione è chiaro. Ma Baudrillard va più a fondo. Il punto non è tanto la rete come strumento di comunicazione troppo poco allarmante. È l’ontologia a preoccuparlo, il tema del doppio, del clone. Ed è proprio qui che Baudrillard svela l’incompatibilità tra Internet e la filosofia, o meglio l’immensa paura che il web fa alla seconda.
Il doppio ci svuota, impoverisce! Davvero? In una scena dell’Amleto, il principe di Danimarca inchiodava lo zio con uno stratagemma: faceva assistere la corte a una commedia che rappresentava il crimine che aveva compiuto. Splendido esempio di duplicazione: l’uomo comprende e si comprende “uscendo da sé”, guardandosi agire in duplicato, fissando lo specchio della messa in scena. Il teatro, la letteratura, l’arte, non sono in fondo altro che questo: lo stratagemma trovato dall’uomo per duplicarsi e per guardarsi agire. Una “second life”, nonché la prova più plateale che non è affatto il doppio a svuotarci, ma è, casomai, un’arma per capirci.
Se è così, allora, come mai i filosofi odiano la duplicazione? Perché Baudrillard grida all’apocalisse? L’accusa che muove al web è identica a quella che Platone muoveva a tutti i doppi artistici: pittura, teatro, poemi. Secondo il filosofo distoglievano dalla realtà, e portavano il popolo a confondere la vita col sogno, le cose con le loro ombre, e dunque la “life” con la “second life”. Perciò Platone concludeva: l’unica soluzione era instaurare una repubblica governata dai filosofi, diffidare dell’arte e bandire ogni duplicato. Dal suo, Baudrillard sprona alle scienze umanistiche. Voilà spiegato il grande arcano. Quello che è in ballo è una sfida millenaria tra spiegazione e intuizione, cioè tra filosofi e artisti, potere mediato e immediato.
Nelle rivoluzioni, nel quotidiano, Internet vince perché è questo: immediatezza. Informazione, televisione, comunicazione, del tutto libera dai media, dagli intermediari. Lo stesso ruolo degli artisti. L’artista, il pittore, il drammaturgo, come il creatore di mondi virtuali, è per antonomasia il creatore di doppi, di rappresentazioni, cioè qualcuno che permette all’uomo di capirsi in maniera visiva e intuitiva, come davanti a uno specchio: d’istinto. L’esatto contrario del filosofo, dell’ideologo, dell’analista, che è medium per definizione. Baudrillard non capisce Internet semplicemente perché Internet non capisce Baudrillard, non ne capisce più il ruolo e non ha più bisogno di lui. Così, il filosofo grida alla fine del mondo, perché intuisce che nell’altro mondo, il mondo visuale oltre lo specchio, libero, doppio e immediato, un clone del filosofo non c’è. Urla allo scandalo, alla fine dei tempi, perché Internet libera dall’ideologia. E mentre lo urla, e si dispera, la Storia, intanto, fortunatamente, è altrove.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Ammesso e non concesso che sia tutto qui, quel che dice Baudrillard (che il doppio impoverisca mi pare proprio sia un'eccessiva semplificazione del suo pensiero), mi sembra che si sia dimenticato che quel saggio è del 1999, pubblicato in Italia nel 2000. Altri tempi, soprattutto per parlare di Internet.

materialismostorico ha detto...

Grazie per la precisazione. SGA