venerdì 17 febbraio 2012
Ermeneutica, postmodernismo, "realismo": esce il nuovo libro di Gianni Vattimo
Gianni Vattimo: Della realtà. Fini della filosofia, Garzanti, Milano 2012
E Vattimo sbeffeggiò l'Essere: è come un mobile con le tarme
Il pensatore torinese critica le posizioni del «nuovo realismo»
di Edoardo Camurri Corriere della Sera 17.2.12
«Non ci sono fatti, solo interpretazioni. Anche questa è un'interpretazione» tuonava più di un secolo fa quella bestia bionda di Friedrich Nietzsche, e oggi Vattimo continua a ripeterlo con una certa acribia anche se (a eccezione forse di qualche bramino) in molti si ostinano (loro malgrado) a sperimentare quanto la realtà sia dura a morire. Se si legge il suo ultimo libro, Della realtà. Fini della filosofia (Garzanti), la volontà di Vattimo di dissolvere la realtà è così radicale che finisce con il dissolvere perfino la realtà di un suo ex allievo, e ora durissimo rivale, come Maurizio Ferraris sostenitore del cosiddetto «nuovo realismo». Insomma, Vattimo non lo cita mai, per quanto sia evidente che uno dei principali obiettivi polemici del libro sia proprio l'esistenza di Maurizio Ferraris in quanto tale. Si potrebbe obiettare: ma questa forma di gossip teoretico cosa c'entra con un testo e con la sua analisi critica? In teoria nulla, se non fosse che è lo stesso Vattimo a giustificare una lettura sospettosa delle diatribe filosofiche: «Persino il richiamo all'oggettività delle cose come sono in sé stesse pesa solo in quanto è una tesi di qualcuno contro qualcun altro, e cioè in quanto è una interpretazione motivata da progetti, insofferenze, interessi anche nel senso migliore della parola» (p. 95).
Chi, come chi scrive, ha frequentato a lungo le lezioni di Vattimo, si divertiva molto a sentire il maestro riassumere la sua posizione con l'affermazione: «L'Essere è camolato», un modo piemontese per dire che l'Essere ha le tarme. Con Heidegger, Vattimo sostiene: la conoscenza non è adeguazione di un soggetto all'oggetto, l'Essere della filosofia non va pensato come un ente o come un dio presente che sta dinanzi a noi (o più spesso sopra di noi in posizione di dominio).
Nella attuale discussione filosofica si avverte una necessità di realismo, quasi un'urgenza. "Torniamo alla realtà!", invocano in molti. "Basiamoci sull'esperienza", sperando così di salvarsi dalle conseguenze del nichilismo. Ma la realtà, ovvero e sensazioni e l'esperienza, non può essere la soluzione, argomenta Vattimo. Semmai è un problema. O meglio, è il problema della filosofia moderna: che cosa è la realtà? Su quali dati è basata la nostra esperienza? Perché, a ben vedere, la realtà è sempre una costruzione sociale, e spesso autoritaria. Solo diventando consapevoli della natura sociale della realtà potremo diventare davvero liberi. Partendo da Heidegger e Nietzsche (rivisitati con grande lucidità), e confrontandosi con l'attuale ricerca filosofica, Gianni Vattimo rende ancora più radicale la sua riflessione.
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