lunedì 13 febbraio 2012
Inviolabilità della sfera personale o stato d'eccezione? La tradizione liberale e il suo stereotipo in un intervento su MicroMega
Liberalismo ideale e liberalismo reale
di Stefano G. Azzarà, Micromega on line, 10 febbraio 2012
Da molto tempo Pierluigi Battista denuncia la refrattarietà delle culture filosofico-politiche italiane a riconoscere l’intangibilità delle libertà personali e il primato dell’individuo, assieme al pervicace attaccamento del nostro “costume di casa” allo Stato interventista (la sinistra), agli interessi corporativi e di categoria (la destra), ad una comunità spirituale che guarda ad un orizzonte sovraordinato rispetto a quello laico e pluralistico della mondanità (il pensiero cattolico). E non c’è dubbio sul fatto che la sua ironia sulla superficialità con la quale, subito dopo il crollo del Muro di Berlino, gran parte dell’intelligentsja nazionale si è frettolosamente riposizionata, autoattribuendosi una patente di liberalismo, colga con efficacia nel segno.
È, la sua, un’insofferenza che si lega ad un’altra esigenza non meno importante: il rimpianto non rassegnato per una rivoluzione liberale che fosse in grado di modernizzare il paese ma che sinora è mancata. Nel suo ultimo intervento, però (La fine dell’illusione liberale, “Corriere della Sera – La Lettura”, 29 gennaio 2012), Battista va oltre questo discorso, sino a denunciare il dilagare di una deriva illiberale globale che ha contagiato persino una delle patrie più antiche del liberalismo stesso, gli Stati Uniti. Qui, e non solo qui, «nel nome della sicurezza si limita e si comprime la libertà di tutti, come è avvenuto con il Patriot Act all’indomani dell’11 settembre» e per dare il loro contributo alla lotta contro il terrorismo i liberali americani «sono stati acquiescenti persino con la tortura».
Ha ragione Battista nel sottolineare soprattutto quest’aspetto, deplorando il fatto che «in guerra, che richiede silenzio e disciplina, la critica liberale è fuori posto». A questo punto, però, egli finisce – in maniera involontaria ma a mio avviso meritoria – per sollevare una questione che investe l’intera storia del liberalismo, una tradizione che ha sempre saputo confrontarsi pragmaticamente con crisi storiche acute anche mettendo in discussione quell’idea di libertà negativa che era stata teorizzata da Benjamin Constant e ridefinita nel Novecento da Isaiah Berlin...
di Emilio Carnevali, Micromega on line 31 gennaio 2012
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