domenica 25 marzo 2012

Ex-Skorpio: evitiamo la repressione e apriamo un dibattito sugli spazi sociali e sulla crisi della città

Da molto tempo Urbino attraversa una grave crisi di identità. Pervasivi processi di privatizzazione hanno investito non soltanto le funzioni pubbliche e i beni comuni ma soprattutto le forme di coscienza e l'idea stessa di cittadinanza. Mentre il legame sociale - già compromesso dallo svuotamento del centro storico - è sostituito da circuiti di consumo, le forze politiche sono incapaci di ricucire in un concetto unitario e in un progetto sensato di trasformazione le molteplici reti di interessi che si sovrappongono in città. L'Università, poi - essa stessa alle prese con una crisi che riguarda lo statuto dei saperi nel nostro paese -, non è più in grado di sopperire da sola a queste carenze.

In questo contesto di diffusa "deculturazione", la nascita di un centro sociale autogestito può essere una felice opportunità. Una struttura di proprietà pubblica, inutilizzata e abbandonata ad un inevitabile degrado e dunque separata dai bisogni della collettività, è stata di fatto liberata e resa nuovamente spazio pubblico. Questo gesto, che è certo anzitutto una sfida politica, può essere l'inizio di un percorso di ricostruzione di socialità e di partecipazione che riguarda non solo gli studenti ma tutti noi. Quante cose si possono fare là dentro, dai dibattiti alla musica, dai progetti di interculturalità con i migranti alla produzione di servizi sociali alternativi? Questi ragazzi possono dar vita a un laboratorio politico e culturale e ricollegare intelligenze e pratiche, contribuendo a invertire la tendenza in corso.

Come docenti, ex docenti e collaboratori dell'Università di Urbino Auspichiamo che a questa esperienza non si risponda con la chiusura e la repressione ma, una buona volta, con il dialogo, la collaborazione e la fiducia. E che a partire dal riconoscimento dell'autonomia di questa nuova soggettività si possa costruire un percorso comune che arricchisca la sfera pubblica della città.


Stefano G. Azzarà, Guido Cavazzani, Fabio Frosini, Isabel Futterer, Stefano Raia, Venanzio Raspa, Stefano Visentin

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