venerdì 25 maggio 2012
Jacques Bidet sulla nuova traduzione del Capitale di Marx
Il «Capitale» ora è ancora più vicino al nostro capitalismo
Una nuova traduzione per l’opera di Marx è occasione per affrontare l’oggi ripensando il sistema mercato alla radice
di Jacques Bidet
l’Unità 25.5.12 da Segnalazioni
FRESCA DI STAMPA LA NUOVA TRADUZIONE DEL VOLUME XXXI DELLE OPERE
COMPLETE DI MARX ED ENGELS, CONTENENTE, IN DUE TOMI, il libro I del
Capitale, presentata qualche giorno fa all’Università degli Studi di
Milano-Bicocca in una giornata internazionale di stud io sulla rilevanza
attuale della critica marxiana
Una nuova traduzione di Marx è un evento, e ci dà l’occasione di
rivedere e correggere la lingua del marxismo e del socialismo. È un
evento come lo sono nuove traduzioni di Freud o di Hegel, che rimettono
in questione il nostro modo di pensare i rapporti di sesso o di
argomentare in filosofia. Si tratta qui di sapere in quali termini
orientarci nel
mondo in cui viviamo. Se occorre tradurre di nuovo, questo avviene
certamente perché oggi sappiamo meglio di cinquant’anni fa come Marx,
attraverso una lunga serie di abbozzi e di correzioni, ha a poco a poco
prodotto la sua grande opera e comprendiamo meglio ciò che egli vuol
dire, la natura delle sue scoperte. Roberto Fineschi si appoggia a molti
decenni di lavoro dei gruppi di lavoro internazionali di Mega2 secondo
le norme scientifiche attuali, e ci fornisce una traduzione magistrale,
accompagnata da un volume di varianti e di testi marxiani che
stimoleranno di nuovo la riflessione; il tutto forma il volume XXXI
dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels che
studiosi di varie Università, coordinati da Mario Cingoli di
Milano-Bicocca, stanno portando avanti con la piccola e valorosa casa
editrice La Città del Sole di Napoli.
Non si tratta solo di filologia, ma anche di teoria e di politica. Ad
esempio, per tradurre il termine Arbeiter bisogna usare operaio, che
rimanda al lavoratore di fabbrica, o è meglio lavoratore? Certo, gli
operai sono più numerosi che mai nel mondo d’oggi, ma «lavoratore»
include tutti quelli che lavorano sotto il dominio del capitale, che
effettuano un lavoro sia tecnico che commerciale, sia fisico che
intellettuale, ed è il termine che meglio risponde a quello che aveva in
mente l’autore. Marx non è, come molti credono, «un pensatore del suo
secolo»; egli analizza il capitalismo nelle sue forme fondamentali, che
si esplicano oggi in forme nuove. È anche alle cassiere e alle
telefoniste dei call center che si rivolge l’appello «Lavoratori di
tutto il mondo, unitevi!».
Il Capitale manifestava la speranza che la logica del capitale sarebbe
stata vinta dai colpi dei movimenti popolari che avrebbero imposto un
ordine democraticamente concertato tra tutti. Sappiamo che questo esito
non è vicino e che la soluzione è senza dubbio più complessa, ma Marx
resta il grande ispiratore di ogni analisi critica del capitalismo.
All’inizio del Capitale viene contestata subito la pretesa del
capitalismo di spacciarsi come «l’economia di mercato», cioè l’ordine
naturale al quale si è pregati di conformarsi. Il testo mostra poi che
questo non è vero: nel capitalismo, il mercato serve ad un rapporto di
sfruttamento, di cui viene smontato il meccanismo. Ma lo slogan liberale
conserva la sua efficacia, e non è facile mostrare in quali modi
muoversi verso un ordine alternativo.
Non è per caso che, in questa giornata di studio, la discussione si sia
concentrata sul famoso e difficile inizio dell’opera dove Marx tratta
del mercato in generale prima di venire a ciò che è proprio del
capitalismo, perché è importante giungere a chiarire cos’è «il mercato»,
in una situazione in cui il capitalismo si impadronisce di tutto per
farne merce in vista di un profitto: di tutte le ricchezze della natura,
di tutti i beni pubblici, delle nostre vite dalla A alla Z. E non si
tratta solo di sfruttamento di salariati: questo meccanismo esclude una
parte via via crescente della popolazione da ogni lavoro, da ogni base
sociale di esistenza. Oppure si è pregati di farsi «imprenditori di se
stessi», giocando ogni giorno la propria pelle sul mercato, costretti a
provare che si è di profitto per il capitale che ci impiega. Non si può
affrontare l’oggi se non riprendendo le cose alla radice: rifacendo
l’esercizio «radicale» di Marx. È questo, prima di tutto, che si impara
dal Capitale.
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