martedì 26 giugno 2012
Il libro di Burgio e Gabriello sul razzismo nella storia
Alberto Burgio e Gianluca Gabrielli: Il razzismo, Ediesse, pp. 220, euro 12
Risvolto
È impensabile fare la storia del razzismo senza elaborare un modello
teorico che ne delinei concetti e nozioni adeguate, ma ogni modello deve
sapersi misurare ed arricchire nel confronto serrato con l’analisi
storica. A partire da questa duplice esigenza, il volume ripercorre a
maglie larghe le vicende storiche dei due grandi filoni del razzismo
moderno, quello antisemita e quello coloniale, culminate ad Auschwitz e
nelle società segregate degli Stati Uniti e del Sudafrica, provando
quindi a formulare un’ipotesi teorica in grado di descrivere il
dispositivo logico sotteso alle ideologie razziste operanti negli eventi
narrati.
Pur nella diversità dei contesti storici, infatti, risulta possibile
riconoscere una configurazione unitaria del discorso razzista: una
logica comune alla base dell’invenzione delle «razze umane»,
individuando la quale la critica teorica e pratica del razzismo (e la
sua stessa storia) appaiono sotto una luce diversa.
Sulla scorta di questa ipotesi, viene così ripreso il filo della
narrazione storica del XIX e del XX secolo, mettendo il dispositivo
logico individuato alla prova dei più recenti processi di esclusione: la
«razzizzazione» dei cosiddetti «marginali» («zingari» e «devianti»,
delinquenti e proletari), il razzismo sessista, il controverso tema del
razzismo italiano. Infine, lo sguardo si spinge sull’ultimo trentennio,
un’epoca in cui il razzismo sembra riemergere con virulenza immutata, ma
con caratteristiche in parte inedite.
Dietro gli orrori evidenti, si cela una normalità del passato e dell'oggi ben più fosca di quanto non si creda
Giacomo Todeschini ARTICOLO il manifesto 2012.06.26 - 11
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