venerdì 29 giugno 2012
Le radici concentrazionarie dell'Europa di oggi
Tara Zahra: I figli perduti. La ricostruzione delle famiglie europee nel dopoguerra (Feltrinelli, pp. 381, euro 30)
Risvolto
Nel secondo dopoguerra un numero senza
precedenti di minori era separato dalla famiglia in Europa. Si trattava
di un'autentica emergenza umanitaria. C'erano bambini nei campi di
concentramento, in orfanotrofi o campi per profughi, alcuni senza casa,
altri lontani dalla patria in quanto adottati o sfollati, altri ancora
reclamati dal loro paese o coinvolti nelle deportazioni. Molti erano
ebrei, sopravvissuti all'Olocausto o salvi perché nascosti e in esilio.
Furono in tanti - educatori, psicologi, politici, militari, operatori
sociali di varie nazionalità -a prendersene cura. Si cercò di
soccorrerli, durante e dopo la guerra, offrendo loro assistenza
materiale e riabilitazione psicologica. E ci si scontrò per decidere la
sorte delle nuove generazioni, da cui dipendeva il futuro dell'Europa. I
figli perduti, con originalità, studia la ricostruzione europea nel
collasso generale di valori e gerarchie tradizionali scegliendo il punto
di vista dell'infanzia dispersa. Inizia dalle prime forme di soccorso
umanitario all'infanzia (nei casi del genocidio armeno, del primo
dopoguerra o della guerra di Spagna), si concentra poi sulla seconda
guerra mondiale e in particolare sul dopoguerra, sino alla guerra
fredda. Analizza le politiche per l'infanzia, fondate su differenti
teorie psicoanalitiche e su opzioni anche opposte - familistiche per gli
anglo-americani e collettivistiche per i sionisti -, ma comunque
declinate in termini nazionali.
Deportazioni e sfollamenti: alla fine della seconda guerra
mondiale per tredici milioni di orfani e bambini strappati alle famiglie
si consumò un’autentica emergenza umanitaria. Uno studio di Tara Zahra
28 giugno 2012
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