lunedì 25 giugno 2012
Marx-Renaissance?
La seconda vita di Karl Marx
Nuovi manoscritti smontano dogmatismi antichi e offrono analisi attuali sulla crisi
Dopo anni di lodi sperticate alla logica di mercato, è molto utile analizzare la sua opera e i suoi appunti
di Marcello Musto
l’Unità 24.6.12
SE LA PERPETUA
GIOVINEZZA DI UN AUTORE STA NELLA SUA CAPACITÀ DI RIUSCIRE A STIMOLARE
SEMPRE NUOVE IDEE, si può allora affermare che Karl Marx possiede,
senz’altro, questa virtù.
Nonostante, dopo la caduta del Muro di
Berlino, conservatori e progressisti, liberali ed ex-comunisti, ne
avessero decretato, quasi all’unanimità, la definitiva scomparsa, con
una velocità per molti versi sorprendente, le sue teorie sono ritornate
di grande attualità. Di fronte alla recente crisi economica e alle
profonde contraddizioni che dilaniano la società capitalistica, si è
ripreso a interrogare il pensatore frettolosamente messo da parte dopo
il 1989 e, negli ultimi anni, centinaia di quotidiani, periodici,
emittenti televisive e radiofoniche, di tutto il mondo, hanno celebrato
le analisi contenute ne Il capitale.
NUOVI SENTIERI PER LA RICERCA
Questa
riscoperta è accompagnata, sul fronte accademico, dal proseguimento
della nuova edizione storico-critica delle opere complete di Marx ed
Engels, la Mega2. In essa, le numerose opere incompiute di Marx sono
state ripubblicate rispettando lo stato originario dei manoscritti e
non, come avvenuto in precedenza, sulla base degli interventi
redazionali cui essi furono sottoposti.
Grazie a questa importante
novità e tramite la stampa dei quaderni di appunti di Marx
(precedentemente quasi del tutto sconosciuti), emerge
un pensatore
per molti versi differente da quello rappresentato da tanti avversari e
presunti seguaci. Alla statua dal profilo granitico che, nelle piazze di
Mosca e Pechino, indicava il sol dell’avvenire con certezza dogmatica,
si sostituisce l’immagine di un autore fortemente autocritico che, nel
corso della sua esistenza, lasciò incompleta una parte significativa
delle opere che si era proposto di scrivere, perché sentì l’esigenza di
dedicare le sue energie a studi ulteriori che verificassero la validità
delle proprie tesi.
Diverse interpretazioni consolidate dell’opera di
Marx vengono, così, rimesse in discussione. Le cento pagine iniziali de
L’ideologia tedesca (testo molto dibattuto nel Novecento e da tutti
considerato pressoché terminato) sono state pubblicate, per la prima
volta, in ordine cronologico e nella veste originaria di sette frammenti
separati. Si è scoperto che essi erano degli scarti delle sezioni, del
libro in cantiere, dedicate agli esponenti della Sinistra hegeliana
Bauer e Stirner. La prima edizione del testo, stampata a Mosca nel 1932,
ma anche le numerose e successive versioni, che non ne variarono di
molto la sostanza, crearono, invece, l’errata impressione che il
cosiddetto «capitolo su Feuerbach» rappresentasse la parte principale
del libro scritto da un Giano bifronte (Marx ed Engels), nel quale –
secondo gli studiosi sovietici – erano state esposte esaustivamente le
leggi del materialismo storico (espressione, per altro, mai utilizzata
da Marx), o – secondo il marxista francese Althusser – era stata
partorita niente meno che «una rottura epistemologica senza equivoci,
chiaramente presente nell'opera di Marx».
Ulteriore motivo di
interesse di questa edizione è l’avanzamento nella distinzione tra la
concezione di Marx e quella di Engels. Passaggi precedentemente
considerati del tutto unitari vengono letti in modo differente. La
frase, oggetto di critiche feroci e difese ideologiche, ritenuta da
diversi autori come una delle principali descrizioni della società
post-capitalistica secondo Marx («la società comunista (... ) regola la
produzione in generale e (... ) mi rende possibile il fare oggi questa
cosa, domani quell’altra; la mattina andare a caccia, il pomeriggio
pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare”), fu, in
realtà, opera del solo Engels (ancora influenzato dalle idee degli
utopisti francesi) e del tutto respinta dal suo amico più caro.
Le
acquisizioni filologiche della Mega2 hanno prodotto risultati di rilievo
anche rispetto al magnum opus di Marx. Nel corso dell’ultimo decennio
sono stati pubblicati quattro nuovi volumi, contenenti tutte le bozze
mancanti dei Libri Secondo e Terzo de Il capitale – lasciati, com'è
noto, da lui incompleti. La stampa di questi testi consente di
ricostruire l’intero processo di selezione e composizione dei
manoscritti marxiani svolto da Engels (i suoi interventi ammontano a
diverse migliaia – cifra inimmaginabile fino a pochi anni fa), nel lungo
arco di tempo compreso tra il 1883 e il 1894.
Oggi si può valutare,
dunque, dove egli apportò consistenti modifiche e dove, invece, rispettò
più fedelmente il testo di Marx che pure, occorre affermarlo con
chiarezza, non rappresenta affatto l’approdo finale della sua ricerca
(incluse le pagine sulla celebre Legge della caduta tendenziale del
saggio di profitto).
NON SOLO UN CLASSICO
Credere di poter
relegare Marx alla funzione di classico imbalsamato, al campo degli
specialismi dell’accademia, costituirebbe, però, un errore pari a quello
commesso da coloro che lo trasformarono nella fonte dottrinaria del
“socialismo reale”. Le sue analisi sono più attuali che mai.
Quando
Marx scrisse Il capitale, il modo di produzione capitalistico era ancora
in una fase iniziale del proprio sviluppo. Oggi, in seguito al crollo
dell’Unione Sovietica e alla sua espansione geografica in nuove aree del
pianeta (in primis la Cina), esso è divenuto un sistema compiutamente
globale – che invade e condiziona tutti gli aspetti (non solo quelli
economici) della vita degli esseri umani – e le riflessioni di Marx si
rivelano più feconde di quanto non lo fossero al suo tempo.
Dopo
vent’anni di lodi incondizionate alla società di mercato, pensieri
deboli subalterni e vacuità post-moderne, poter ritornare a guardare
l’orizzonte sulle spalle di un gigante come Marx è una notizia positiva
per tutti quelli che sono impegnati nella ricerca, politica e teorica,
di un’alternativa democratica al capitalismo.
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