lunedì 25 giugno 2012
Günther Anders ricorda Hannah Arendt
Anders è probabilmente tuttora schiacciato dall'uso pubblico di una studiosa che gli era decisamente inferiore sul piano intellettuale e che tuttavia scrisse cose spesso banali ma nel posto giusto, per la parte giusta, nel momento giusto [SGA].
Günther Anders: La battaglia delle ciliegie. La mia storia d'amore con Hannah Arendt, Donzelli
Risvolto
«Ho conquistato Hannah a un ballo grazie a un’osservazione fatta
danzando in cui affermavo che l’amore è quell’atto attraverso il quale
l’a posteriori, ovvero l’altro incontrato casualmente, viene trasformato
in un a priori della propria vita. Questa bella formula non ha però
trovato conferma».
Ogni tanto nella storia si combinano strane costellazioni di eventi e
incontri. A guardare indietro, con gli occhi smaliziati di chi sa com’è
andata a finire, sembrano quasi impossibili. Così nel 1925, in quella
Germania che è ancora il cuore della cultura europea, ma sta rapidamente
correndo verso il baratro della catastrofe nazista, Günther Anders,
fresco della sua dissertazione con Edmund Husserl, e la giovane
studentessa di filosofia Hannah Arendt si conoscono a Marburgo, dove
seguono entrambi il seminario di Martin Heidegger sulla Critica della
ragion pura. Si incontrano di nuovo solo nel 1929, questa volta a
Berlino, in occasione di un ballo in maschera. Si sposeranno subito
dopo, precipitosamente, per separarsi poi già nel 1937. Lei avrebbe in
seguito ricordato il matrimonio con Günther come la fuga dal grande e
impossibile amore della sua giovinezza, quello per Martin Heidegger. Per
Günther, invece, Hannah sarebbe sempre rimasta il primo, forse l’unico
vero amore di tutta una vita. Nel Natale del 1975, all’indomani della
morte di Hannah, Günther riprende in mano gli appunti degli anni
berlinesi trascorsi con lei; è soltanto tra il 1984 e il 1985 che prende
la sua forma definitiva questo testo. Scritto sull’onda del dolore per
una perdita che la lunga separazione non ha reso
meno amara, e rimasto da allora nel segreto delle carte andersiane,
questo piccolo, unico gioiello è qui pubblicato per la prima volta in
edizione italiana, pressoché in contemporanea con l’uscita tedesca. Come
scrive lo stesso Anders, dopo tanto tempo è difficile tracciare una
linea di demarcazione tra «poesia e realtà»; è difficile stabilire
«quanto ci sia di Hannah, quanto di me, quanto di allora, quanto di
oggi». Così Günther riporta il pensiero a una delle sue modalità di
espressione originarie, quella del dialogo, nel tentativo di evocare,
«se non lo stile di pensiero e di linguaggio, almeno i gesti» di Hannah.
Il tema è quello che intreccerà negli anni, pur con esiti divergenti, i
percorsi dei due grandi filosofi: l’uomo, nella sua inalienabile
individualità, ma anche nella sua imprescindibile relazione con il mondo
e con gli altri. Un io e un tu. Lo scenario è il balconcino della loro
minuscola abitazione. Günther e Hannah sono seduti uno di fronte
all’altra. Al centro, un enorme cesto di ciliegie. La battaglia può
cominciare.
di Marcello Veneziani - il Giornale 25 giugno 2012
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