In Italia si discute poco di come fronteggiare chi non riconosce Auschwitz
lunedì 25 giugno 2012
Una riflessione a senso unico sul negazionismo e le relative questioni giuridiche
A parte l'enfasi e le sopravvalutazioni, appena si abbandona la prospettiva mistica secondo la quale il negazionismo è uno e uno soltanto, il problema muta aspetto [SGA].
Daniela Bifulco: Negare l’evidenza.
Diritto e storia di fronte alla “menzogna di Auschwitz”, Franco Angeli
Risvolto
"La Shoah è una menzogna storica". Metamorfosi
contemporanea dell'antisemitismo, la negazione del genocidio ebraico
riaffiora con ritmo carsico nel discorso pubblico, nelle aule
scolastiche e universitarie, nel circuito della libera espressione del
pensiero, con buona pace della dignità delle vittime e dei superstiti di
quella catastrofe. In molti ordinamenti giuridici, la reazione al
negazionismo non si è fatta attendere: nel bilanciamento tra libertà di
manifestazione del pensiero e tutela della memoria storica e della
dignità umana, i legislatori hanno preferito accordare una più intensa
garanzia a questi ultimi valori, qualificando come reato la
manifestazione del pensiero negazionista. Ma può ritenersi legittima la
pretesa del diritto di varcare la soglia della storia, fissando per
legge il dovere di memoria e sanzionando chi osi "rivedere" i contenuti
di quella memoria? Quali sono i confini tra negazionismo e revisionismo?
È bene sottrarre la decisione circa questioni siffatte al dibattito
politico e culturale per affidarla a legislatori e giudici?
L'ordinamento italiano si è posto controvento rispetto all'Unione
europea, ritenendo di non penalizzare il negazionismo. Dallo sfondo di
tale scelta, in sé apprezzabile, emergono tuttavia incoerenze,
rimozioni, fughe dalle responsabilità storiche, richieste indirette di
esoneri e, in definitiva, le difficoltà della comunità politica italiana
di fronte al proprio passato fascista.
In Italia si discute poco di come fronteggiare chi non riconosce Auschwitz
Un saggio di Daniela Bifulco rivela quanto prevalga la tendenza a un distratto e superficiale perdono
di Adriano Prosperi
Repubblica 25.6.12 da dirittiglobali
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