martedì 26 giugno 2012
Vince Spezzaferro, come sempre. Il PD trasla sempre più a destra e dopo Prodi e poi Rutelli imbarca Casini e quel che rimaneva della DC
Panico tra gli aspiranti maggiordomi, come se non glielo avessimo detto 3 anni fa. Adesso tenteranno l'ennesima giravolta, riciclandosi come autonomisti? [SGA]
di Guglielmo Epifani l’Unità 26.6.12
«Sì al patto tra progressisti e moderati» «Passo importante contro la destra populista»
Casini sfida il Pd Bersani: sì all’intesa di Susanna Turco
l’Unità 26.6.12 da Segnalazioni
Bersani rilancia dopo l’apertura di Casini: segnale di grande rilievo per una ricostruzione democratica
Pdl spiazzato: si apre un problema politico di fondo
Un
patto tra progressisti e moderati per il dopo Monti. Casini con
un’intervista apre all’alleanza con il Pd e archivia Berlusconi. Bersani
rilancia: è un segnale di grande rilievo per una ricostruzione
democratica contro le spinte populiste. Il Pdl si sente spiazzato dalla
mossa del leader Udc. Cicchitto: ora si apre un problema politico di
fondo.
ROMA Un patto tra progressisti e moderati, che travalichi
la tecnica di fine legislatura e si faccia politica nella prossima. Con
un colpo, anzi due, in rapida sequenza come gli è proprio (intervista al
“Corriere della Sera”, rilanciata in mattinata alla Direzione
dell’Udc), Pier Ferdinando Casini dichiara chiuso il dialogo con un Pdl
tutt’altro che deberlusconizzato e apre al Pd, spingendo
sull’opportunità di proseguire la collaborazione oggi in atto: «La
prospettiva è un patto tra progressisti e moderati per affrontare
l’emergenza di lunga durata, imposta dalla crisi economica. Oggi si è
realizzato con il governo tecnico, ma la strada è un governo politico
nella prossima legislatura», dice a margine dell’appuntamento di
partito. Una direzione che per il leader Udc va riprodotta e percorsa in
parallelo anche in Europa, con un «patto tra Ppe e Pse» che consenta di
arrivare agli «Stati Uniti d’Europa». Una «prospettiva», anche
transnazionale, nella quale per Casini di fatto il Pdl non rientra.
«Esserci o no è un problema loro, ma basta andare in Europa per capire
che il Ppe non ha niente a che fare con chi vagheggia, anche solo per
populismo, l’uscita dall’euro», spiega l’ex presidente della Camera,
alludendo alle dichiarazioni anti-euro pronunciate da Silvio Berlusconi
qualche giorno fa.
Parole che piacciono assai al segretario del Pd
Pier Luigi Bersani: «Si tratta di un passo importante, che rende
evidente come in Italia, ma non solo, bisogna costruire un patto tra le
forze riformiste costituzionali, contro una destra che viene risucchiata
inevitabilmente da posizioni populiste, con parole d’ordine
pericolosissime», spiega intervistato da Youdem (mentre Marco Follini,
che sei anni fa lasciò l’Udc per il Pd, gongola: «Il tempo dà ragione a
scelte giuste»). Il leader del Pd affronta con una battuta la missione
di Monti alla prossima riunione del Consiglio Europeo: «Dal premier mi
aspetto un gol alla Pirlo. Anche se mi rendo conto che la porta verso
cui deve calciare Monti ha molti portieri».
PDL SPIAZZATO
Le
parole di Casini naturalmente, spiazzano il Pdl: «Escludendoci
pregiudizialmente, Casini apre un problema politico di fondo», dice il
capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, derubricando l’ipotesi a una
«riproposizione del centrosinistra classico, con Casini al posto di
Prodi». Gianfranco Rotondi acutamente osserva: «Il leader Udc pone fine
politicamente alla legislatura: annunzia il patto Udc-Pd, chiede la
spaccatura del Pdl».
Che si tratti di una mossa studiata nel quadro
di accelerazione verso le elezioni è, in effetti, fuor di dubbio. Il
segretario Udc Lorenzo Cesa, infatti, già affronta la questione della
governabilità e vorrebbe stracciare la foto di Vasto: «Il Pd è alle
prese con i rottamatori, e con Vendola e Di Pietro. Come ne uscirà è
imprevedibile, però i fatti dimostrano ogni giorno di più che la foto di
Vasto era davvero la vecchia foto dell’Unione, con qualche faccia
diversa: ma con i fratelli-coltelli non si governa».
Più che spaccare
il Pdl – operazione peraltro prossima a divenire superflua Casini vuole
infatti riposizionarsi in fretta in vista del voto, archiviando l’idea
(per lui seduttiva e, tutto sommato più semplice) di poter dialogare con
il partito di Alfano e intanto attirare a sé quegli elettori: una
tentazione ben presente fino alla tornata amministrativa, ma bocciata
proprio dall’esito del voto (Pdl a picco, ma nessun guadagno per l’Udc).
Adesso, poi, che Alfano – unico interlocutore possibile per i centristi
è davvero marginalizzato da un Berlusconi risorgente, ogni dubbio è
stato spazzato via («la solidità del gruppo dirigente del Pd è più forte
di quella del Pdl», ha spiegato Casini al Corriere). Tanto più perché,
sul fronte opposto, un personaggio con le posizioni di Matteo Renzi (sia
dentro il Pd, che fuori) potrebbe rivelarsi presto un competitor
ingombrante. E allora tanto vale affrettarsi a occupare quello spazio,
prima che altri lo facciano, tentando per quanto possibile di
scompigliare il quadro (anche quello delle alleanze, e infatti Sel e Idv
storcono il naso).
Intervista a Massimo D’Alema
«Sì al confronto con i moderati. Vanno sconfitte le forze che vogliono impedire che dalla crisi
si esca con uno spostamento a sinistra»di Simone Collini l’Unità 26.6.12
Franceschini: “Occorrono numeri ampi nelle due Camere. Di Pietro? Deve scegliere tra noi e Grillo”
“Il Paese chiamato a scelte difficili alleanza necessaria dall’Udc a Vendola”
di Alessandra Longo
Repubblica 26.6.12 da Segnalazioni
ROMA
Onorevole Franceschini, da oggi c’è un elemento in più di chiarezza
nello scenario politico. Si va verso un asse tra progressisti e
moderati. Casini si è impegnato.
«E’ da molto tempo che lavoriamo a
questa prospettiva. Dopo le politiche del 2013, l’Italia si ritroverà
all’inizio di un difficile percorso di ricostruzione, sto parlando di
problemi finanziari, sociali. Per questo serve una legislatura di scelte
vere, di riforme strutturali. Serve un consenso sociale il più largo
possibile, serve avere dietro sindacati e imprenditori, laici e
cattolici, pensionati e giovani delle partite Iva. Ci sono ragioni
numeriche e politiche che spingono il Pd ad un’alleanza tra progressisti
e moderati».
Nel primo caso è chiaro: volete vincere e avere i numeri per governare.
«Sì non si può vivere nell’incertezza dei due o tre voti di margine. Servono numeri
ampi in tutti e due i rami del Parlamento. Ma sono le ragioni politiche di fondo che spingono verso quest’alleanza».
Nel senso?
«Con
le scelte difficili che il Paese sarà chiamato a fare, c’è bisogno di
una maggioranza che abbia alle spalle molti mondi sociali, molte
categorie, molte culture».
E dunque allargamento all’Udc.
«Ci
stiamo lavorando da tanto. Avremo ancora come avversari o Bossi o
Berlusconi o i loro eredi. Il Pd deve portarsi dietro il pezzo più
grande possibile della società italiana. Ci vuole un’alleanza centro-
trattino-sinistra».
E Vendola?
«L’alleanza va da Casini a Vendola.
Sia chiaro: non si tratta di sostituire ma di allargare. E per noi è
imprescindibile farlo assieme a Sel».
Magari al leader di Sinistra e Libertà questo schema non piace.
«Sono
ottimista. Vendola è una persona responsabile, conosce bene la
situazione del Paese e sa che potrebbe avere grande spazio per far
sentire le proprie ragioni».
Vendola dentro, Di Pietro fuori?
«Nello
schema progressisti/ moderati è facile collocare Vendola e Casini. Di
Pietro è un po’ fuori da queste categorie. Si è costruito il suo
percorso con altri criteri. La scelta la deve fare lui. O tira le
cannonate, e insegue Grillo e il vento dell’antipolitica per incassare
qualcosa, o si colloca nella prospettiva di governo».
Lei che dice?
«Dico che ogni volta che parla sembra inseguire Grillo ».
Il messaggio ai moderati vale anche per i moderati del Pdl?
«I
moderati del Pdl sono dall’altra parte ed è bene che facciano lì il
loro lavoro che non è facile. Devono riuscire a costruire una destra
europea normale».
Intanto Monti prosegue tra mille ostacoli. Le
sembra un buon segno che, alla vigilia del vertice europeo, riceva Pd e
Pdl in due incontri separati?
«Il Pdl si prende progressivamente
margini di distacco e libertà dalle scelte di governo. Vediamo dove
porterà questa linea. Noi manteniamo il nostro impegno: appoggeremo
Monti fino alla fine della legislatura».
Ieri D’Alema e Casini commemoravano insieme la figura di Berlinguer. Difficile non pensare al compromesso storico.
«Tempi
e stagioni diverse. Casini va maturando la convinzione che l’unico modo
per affrontare la prossima legislatura sia l’alleanza con i
progressisti. Il compromesso storico fu altra cosa. Dc e Pci erano
avversari che affrontarono da avversari alcune emergenze. Qui si parla —
nel caso di vittoria — di governare il Paese insieme per un’intera
legislatura».
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