martedì 11 dicembre 2012
Il Grande Tutore Democratico dà i voti
Il politologo Usa: l’Italia deve fare ancora molto
di Paolo Mastrolilli La Stampa 11.12.12
Charles
A. Kupchan è professore di Relazioni internazionali alla Georgetown
University e senior fellow al Council on Foreign Relations
Il
professore Charles Kupchan avrebbe un desiderio: «Che l’Italia diventi
un paese più normale. Intendo dire più simile agli altri paesi europei,
con un centrodestra e un centrosinistra non troppo distanti, in grado di
garantire stabilità e crescita». Quindi lo studioso del Council on
Foreign Relations aggiunge: «Visti i sondaggi che danno avanti il Pd,
Bersani potrebbe avere l’occasione per creare una vera coalizione
centrista, capace di tenere l’Italia sul cammino già intrapreso da
Monti. Questo sarebbe molto più desiderabile della frammentazione
politica e la debolezza del passato».
Secondo lei, la Casa Bianca come sta vivendo questa nuova crisi italiana?
«L’amministrazione
Obama aveva tirato un grande sospiro di sollievo, quando era potuta
arrivare alle elezioni di novembre con una relativa calma finanziaria in
Europa. L’incubo del presidente era che la crisi economica tornasse ad
esplodere proprio alla vigilia del voto, compromettendo le sue
possibilità di essere confermato. Ora Washington torna ad essere
nervosa. Monti ha avuto un ruolo molto importante, non solo nel
ricostruire la fiducia intorno al governo italiano, ma anche la
stabilità nell’intera eurozona. Adesso l’amministrazione seguirà con
grande attenzione gli sviluppi nel vostro paese, per capire cosa
traspare».
Lei come giudica la decisione del premier di annunciare l’intenzione di dimettersi?
«Il
fatto in sé non è drammatico, perché sapevamo che entro la primavera si
sarebbero comunque svolte le elezioni, e quindi anticipa di qualche
settimana uno sviluppo già previsto. L’uscita di scena di Monti, però,
genera una grave incertezza su almeno tre punti».
Ce li spieghi.
«Primo,
il fatto che il partito di Berlusconi ha sostanzialmente sfiduciato il
governo e criticato la sua azione, ripropone un clima di frammentazione
nello stato che non fa sperare bene sulla capacità del prossimo
esecutivo, chiunque lo guidi, di continuare le riforme. E’ un punto
importante, perché le riforme sono necessarie a rilanciare l’Italia, ma
sono servite anche a calmare i mercati finanziari. Ora è evidente il
rischio che i mercati decidano di punirvi, facendo salire gli interessi
sui vostri prestiti. Secondo, il rapporto con la Merkel e il resto
dell’Europa. Monti ha svolto una funzione essenziale per guidare la
cancelliera e l’intera Unione su posizioni più stabili. Non è chiaro se
un altro premier potrà costruire una relazione simile con la Merkel, e
avere la stessa credibilità economica e politica per influenzare il
dibattito in Europa. Terzo, il sentimento populista anti europeo. In
Italia sta crescendo, come in altri paesi del continente, e finora lo
aveva incarnato soprattutto il movimento di Grillo. Adesso sarà
interessante vedere se il populismo antieuropeo si rafforzerà anche da
voi, come è accaduto in Grecia e Francia».
Passiamo agli scenari.
Come lei ha detto, i sondaggi al momento vedono il Pd avanti. La
candidatura di Berlusconi, però, potrebbe cambiare gli equilibri, farlo
vincere, o impedire un successo chiaro ai suoi avversari. Anche Monti
potrebbe candidarsi, o tornare in gioco in caso di stallo. Cosa
gioverebbe di più al paese?
«Il problema politico più serio per
l’Italia nell’ultimo ventennio è stata l’incapacità di costruire un
centro stabile. Berlusconi a parte, questa difficoltà è nata dalla
frammentazione della vostra società e dal grande numero di partiti. La
sinistra tradizionale ha spinto il centrosinistra su posizioni troppo
estreme, creando una distanza ideologica eccessiva rispetto al
centrodestra, e quindi una continua tensione. La creazione del Pd in
questo senso è stata una scelta molto positiva, perché ha alimentato la
speranza che l’Italia possa diventare come gli altri paesi europei, con
due grandi schieramenti di centrodestra e centrosinistra non troppo
lontani. Se l’analisi è corretta, ne segue anche una valutazione
consequenziale del prossimo voto. I sondaggi vedono il Pd avanti, e
Bersani potrebbe approfittarne per creare una vera coalizione centrista
capace di proseguire il cammino di Monti. E’ chiaro che questo sarebbe
molto più desiderabile del ritorno alla frammentazione e alla debolezza
del passato».
Perché?
«Stabilità interna, credibilità
internazionale, calma sui mercati, ma soprattutto la possibilità di
completare le riforme di Monti e introdurne altre: l’Italia ha ancora
molto lavoro da fare».
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