martedì 11 dicembre 2012
Una nuova storia dell'eugenetica
Lucetta Scaraffia, Oddone Camerana: Per una storia dell'eugenetica. Il pericolo delle buone intenzioni, Morcelliana
La scienza che migliora la razza: un'idea trasversale alla politica e alle religioni
di Armando Torno Corriere 10.12.12
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di Lucetta Scaraffia Corriere 10.12.12
Uno
dei tòpoi del XIX secolo, sovente rappresentato nei romanzi, è la
contrapposizione tra la figura del prete, ottenebrato dall'oscurantismo,
e quella del medico, aperto al progresso e quindi al bene dell'umanità.
In questa contrapposizione l'eugenetica — figlia del grande nemico,
l'evoluzionismo — giocò certo un ruolo non secondario, dal momento che
la Chiesa l'aveva avversata apertamente, almeno a partire dal 1930.
Ciononostante, è interessante ricordare che non sono mancati grandi
medici cattolici che hanno simpatizzato per questa nuova scienza. Un
esempio importante è il medico italiano, nonché frate francescano,
Agostino Gemelli, fondatore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore,
che rivela un atteggiamento favorevole nei confronti dell'eugenetica in
sé, come dimostra il fatto che ogni volta che affronta l'argomento in
qualche suo intervento cita in positivo la definizione di eugenetica
data da Galton. Nel commentare il primo congresso italiano di eugenetica
sociale del 1924, Gemelli afferma che essa costituisce una «preziosa
conquista in continuo sviluppo»; e ancora nel 1952 dirà che si tratta di
«idee fondamentali, che si possono riconoscere in fondo sane
fondamentalmente, costituirono però il nucleo di deformazioni numerose».
Galton, va ricordato, è l'inventore della biometria, disciplina che
applica metodi statistici alla biologia, e specialmente agli studi di
ereditarietà: una linea di ricerca che Gemelli praticò per anni, e che
introdusse come insegnamento nell'università da lui fondata. Gemelli
sembra non avere dubbi. Egli non crede che l'eugenetica sia in sé una
disciplina sorta su basi false, si limita a giudicare sbagliati
solamente alcuni dei metodi che vengono applicati per praticare la
selezione negativa delle nascite, come il neomalthusianesimo, la
sterilizzazione volontaria e involontaria e naturalmente l'aborto.
Gemelli non si pone mai «il problema di valutare il significato
antropologico e la portata morale sia della ricerca empirica, sia
dell'applicazione dei suoi risultati, specie per quelli che riguardano
direttamente la condizione umana» e cita in proposito un illuminante
giudizio del filosofo Bontadini del 1959: «Non fu difficile al Gemelli
mostrare che il conflitto sussisteva soltanto tra alcuni scienziati da
una parte e la religione dall'altra, mentre la scienza stessa restava
neutrale». Gemelli poté così aderire al nucleo scientifico — o meglio
creduto tale — delle teorie eugenetiche, che egli considerava come
un'evidenza scientifica neutrale, senza rendersi conto che si trattava
di una modalità di interpretazione dell'umano radicalmente contraria a
quella cristiana.
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