sabato 16 febbraio 2013
La presa di coscienza dell'esaurimento dei margini del riformismo e - speriamo - un primo risveglio dei comunisti italiani
Finalmente un'ottima analisi. Con la quale, tra l'altro, l'associazione Marx XXI - che era nata con notevoli speranze e che tali speranze aveva puntualmente tradito - sembra voler tornare dalla mera propaganda strumentale a sostegno del PdCI e delle sue tattiche di piccolo cabotaggio alla riflessione scientifica. Rimane il
rammarico che se queste cose - che erano chiare da molti anni - fossero
state ammesse subito, invece di perdere tempo con i cerchi concentrici e
improbabili fronti popolari, oggi saremmo più uniti e più forti.
Bisogna scolpire nella pietra queste parole affinché non ce ne si
dimentichi subito dopo le elezioni, come purtroppo è avvenuto dopo il
2008. E affinché rappresentino una svolta irreversibile nella linea
politica dei comunisti. Bisogna anche trarne tutte le conseguenze al
livello del governo degli enti locali, dove i comunisti sono per lo più
subalterni e perciò corresponsabili di politiche antipopolari [SGA].
Il riformismo su un binario morto
di Spartaco A. Puttini per Marx21.it 16 Febbraio 2013
Chi non apprende dalle lezioni della storia è condannato a ripetere i propri errori. E chi pensa di muoversi senza curarsene non è solo cieco, è pericoloso, come ebbe a dire Hobsbawm.
A guardare il contegno assunto dai vari riformismi di fronte alla crisi e all’offensiva reazionaria che si è scagliata contro i popoli europei balza agli occhi l’assoluta mancanza di una risposta adeguata, all’altezza della sfida.
L’accondiscendenza verso le politiche di austerità delle tecnocrazie liberali e la sostanziale sudditanza teorica alle ricette del pensiero economico mainstream negli ambienti politici che si rifanno al riformismo la fanno ancora grandemente da padrona, nonostante tutto.
Anche nel corso della campagna elettorale per le elezioni politiche in Italia si è sviluppato un grave equivoco, foriero di serie conseguenze, e si è persa una grande occasione ad urne nemmeno aperte...
L’equivoco
è dovuto al fatto che una coalizione di centrosinistra che riscopre,
almeno a parole, il valore del “lavoro” continua a sostenere la
necessità di un incontro con il così detto centro liberale (che può
essere definito centro solo con una buona dose di fantasia) e questo la
porta ad essere più tenera e più invischiata con le politiche di
austerità e macelleria sociale del governo uscente presieduto da Monti
di quanto sarebbe lecito e, anche dal punto di vista puramente
elettoralistico, conveniente.
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