Ho letto che nella ricorrenza della battaglia di Stalingrado, che iniziò il 23 agosto 1942 e terminò il 2 febbraio 1943, Volgograd ha ripreso per 6 giorni il suo vecchio nome. Il provvedimento è partito da Putin. È certamente una pagina gloriosa e la gloria fa dimenticare i crimini. Si combatté casa per casa, muro per muro, finestra per finestra. È solo grazie all'eroismo di alcune migliaia di soldati dell'Armata Rossa, all'arrivo del Grande Freddo e alla strategia del generale sovietico Zhukov che la Sesta armata corazzata della Wermacht venne sconfitta. Fu una delle più sanguinose battaglie della storia umana. Se i nostri media non fossero sommersi dai nostri guai questa denominazione avrebbe già scatenato i benpensanti.
venerdì 15 marzo 2013
Compagno Romano
Perché la Russia di Putin non può processare Stalin
Ho letto che nella ricorrenza della battaglia di Stalingrado, che iniziò il 23 agosto 1942 e terminò il 2 febbraio 1943, Volgograd ha ripreso per 6 giorni il suo vecchio nome. Il provvedimento è partito da Putin. È certamente una pagina gloriosa e la gloria fa dimenticare i crimini. Si combatté casa per casa, muro per muro, finestra per finestra. È solo grazie all'eroismo di alcune migliaia di soldati dell'Armata Rossa, all'arrivo del Grande Freddo e alla strategia del generale sovietico Zhukov che la Sesta armata corazzata della Wermacht venne sconfitta. Fu una delle più sanguinose battaglie della storia umana. Se i nostri media non fossero sommersi dai nostri guai questa denominazione avrebbe già scatenato i benpensanti.
Da Gorbaciov a Putin, Mosca ancora nel guado
risponde Sergio Romano Corriere 14.3.13
Ho letto che nella ricorrenza della battaglia di Stalingrado, che iniziò il 23 agosto 1942 e terminò il 2 febbraio 1943, Volgograd ha ripreso per 6 giorni il suo vecchio nome. Il provvedimento è partito da Putin. È certamente una pagina gloriosa e la gloria fa dimenticare i crimini. Si combatté casa per casa, muro per muro, finestra per finestra. È solo grazie all'eroismo di alcune migliaia di soldati dell'Armata Rossa, all'arrivo del Grande Freddo e alla strategia del generale sovietico Zhukov che la Sesta armata corazzata della Wermacht venne sconfitta. Fu una delle più sanguinose battaglie della storia umana. Se i nostri media non fossero sommersi dai nostri guai questa denominazione avrebbe già scatenato i benpensanti.
Silverio Tondi
Caro Tondi,
Nelle
maggiori società dell'Europa occidentale la critica del fascismo e del
nazismo fu amplificata dai grandi movimenti studenteschi fra il 1967 e
il 1968. Quei moti furono in buona parte una rivolta generazionale
contro i padri, colpevoli tra l'altro di avere favorito o tollerato il
fascismo, il nazionalismo, l'imperialismo, il colonialismo,
l'antisemitismo. Comincia allora un processo al passato che coinvolge
tutte le democrazie e persino la Chiesa cattolica. Nei decenni
successivi le classi al potere dovettero, in una forma o nell'altra,
fare ammenda per i peccati commessi dai loro predecessori e recitare il
confiteor.
In Russia questo fenomeno non ha mai avuto luogo. Non poté
accadere nel 1968, quando ogni movimento popolare sarebbe stato
immediatamente represso dal sistema sovietico. Non accadde dopo il suo
collasso perché la morte dell'Urss non fu provocata da una insurrezione
popolare, ma da una grande operazione trasformista al vertice di un
regime fallito. Gli uomini che andarono al potere dopo le dimissioni di
Gorbaciov non erano liberali o socialdemocratici. Appartenevano alla
classe dirigente dello Stato comunista e avevano capito prima di altri
che l'Urss era ormai da molto tempo gravemente ammalata. Non avevano
alcun interesse a promuovere epurazioni in cui sarebbero stati
inevitabilmente coinvolti. Non volevano soffiare sul fuoco di una
potenziale guerra civile fra i discendenti delle vittime e i discendenti
dei persecutori. Fu permessa la nascita di alcune associazioni della
memoria, fra cui quella (Memorial) fondata da Andrej Sacharov e Elena
Bonner. Ma fu impedito che le purghe e il gulag diventassero il tema di
un grande esame di coscienza nazionale.
Vladimir Putin è un ex
funzionario del Kgb ed è stato presidente, dopo il collasso sovietico,
dell'organizzazione che ne custodisce orgogliosamente l'eredità. Non
sarà lui, naturalmente, l'uomo politico che metterà il comunismo sul
banco degli imputati. Non dimentichi infine, caro Tondi, che fra Hitler e
Stalin esiste una fondamentale differenza. Entrambi sono responsabile
di grandi catastrofi e spaventosi massacri. Ma Stalin ha guidato il suo
popolo contro l'invasore, si è dimostrato un eccellente stratega, ha
regalato ai suoi connazionali la fierezza della vittoria, ha esteso le
frontiere della patria. Non è necessario essere stati comunisti o filo
comunisti per comprendere che è molto difficile per la Russia buttare
via il «meraviglioso georgiano» senza rinunciare ad alcune fra le pagine
migliori della sua storia.
David Bidussa Domenicale 17 marzo 2013
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