La lezione dei pensatori occidentali nel saggio del grande traduttore di Nietzsche - il Giornale Lun, 06/05/2013
venerdì 29 marzo 2013
Una raccolta di saggi di Sossio Giametta
Risvolto
L'ideale dell'eternità, durata, stabilità è
raggiungibile? Col metodo di Cartesio o con quello di Spinoza?
Conosciamo solo il divenire. È lecito postulare l'essere? L'uomo è parte
della natura. Come fine o come mezzo? Come libero o come servo? Si può
redigere un bilancio delle verità e degli errori di Nietzsche? Che
cos'era lui, soprattutto, sotto il manto di filosofo moralista poeta
profeta psicologo e Kulturkritiker? Se era qualcosa di ancora più
grande, perché è venuto fuori stentatamente e tardi, più per forza
propria che per suo chiaro possesso, dopo essersi egli perduto in vie
traverse? In che rapporti sta l'uomo Nietzsche con la sua opera? Non è
la sua scelta di una solitudine siderale un suicidio annunciato? Che
significa l'obiezione di Schopenhauer alla divinizzazione del mondo di
Hegel e a tutti gli apologeti della vita? Era Schopenhauer stesso un
filosofo o un moralista e artista? Esiste il libero arbitrio e qual è il
fondamento della morale? Marx ha sconvolto il mondo: che resta di lui e
del marxismo? Quando tutto era stato detto contro la religione, Freud
avanza nuovi argomenti dirompenti, basati sulla psicoanalisi. E studia
il prezzo da pagare per vivere una vita civile, non selvaggia. Hanno
ragione o torto Schopenhauer e Nietzsche di contrapporsi a Spinoza sui
problemi del male, della conoscenza e dell'ideale etico? Con questa
raccolta di saggi filosofici, Sossio Giametta dà a tutte queste domande
risposte chiare ed esaurienti, che sono altrettante scoperte.
La critica filosofica e il tramonto europeoil nuovo libro di Sossio Giamettadi Raffaele La Capria Corriere 29.3.13
Anche in questo nuovo libro di
Giametta si parla delle cose ultime, di quelle su cui fin dalla più
remota antichità si è fantasticato, ma se ne parla con una pacata
tranquillità, senza la nevrosi stilistica e verbale di tanti filosofi,
da Nietzsche ad Heidegger. Così questo libro che cerca di rispondere a
domande temerarie è però un libro facile e leggibile, che porta serenità
e non inquietudine. I problemi ardui che affronta insomma non ci
ossessionano ma sono guardati direi con una dolce e persuasiva fermezza
che a volte può apparire anche un po' presuntuosa. Si sente che c'è
dietro l'esperienza di chi «ha letto tutti i libri» e si sente che
questi libri sono stati metabolizzati da una coscienza che
coraggiosamente si espone con la propria individualità. Per analogia ho
pensato a quegli esploratori che si addentravano nel cuore di un'Africa
sconosciuta alla ricerca delle sorgenti del Nilo.
Qui le sorgenti
sono quelle del pensiero e della conoscenza, ma lo spirito di avventura e
la curiosità di sapere sono molto simili. Così ho letto questo libro
come si legge un libro di avventura dove si incontrano sul proprio
cammino non belve feroci, ma idee che richiedono, per essere affrontate,
controllo della mente e cuore intrepido.
Mi esprimo in questo modo e
faccio questi paragoni perché io non sono un filosofo e non ho una
mente filosofica, ma i problemi ultimi mi appassionano come appassionano
ogni uomo che vuol «seguir virtute e canoscenza». E lo dico anche per
sottolineare che questo libro può leggerlo anche chi non è un addetto ai
lavori. Nel retro di copertina ci sono gli interrogativi cui Giametta
cerca di rispondere: ne consiglio la lettura perché è una buona
introduzione.
Giametta si muove nel vasto mare della filosofia,
percorso dalle correnti dei grandi pensatori, come un provetto
nuotatore, con un suo stile e capacità di resistenza. La cosa più
riuscita del suo libro è la scelta delle citazioni, che sono come tanti
punti di appoggio al suo ragionare, quasi che ognuno dei grandi filosofi
da lui consultati, da Nietzsche a Schopenhauer, da Spinoza a Kant, gli
desse una mano per venire in suo aiuto, e non solo per sostenere una sua
tesi ma anche per portare a buon fine un lavoro comune. E qui la voce
dell'autore si unisce alle altre e «porta la sua pietruzza». Che però a
volte è una pietruzza che si insinua temerariamente nell'ingranaggio del
pensiero altrui — anche se appartiene a uno dei grandi maestri — e lo
fa inceppare scoprendone le contraddizioni e rivelandole senza timore.
Sente di poterlo fare perché spesso i sacri vasi di erudizione quando si
tratta di capire le cose della vita e quindi della «filosofia
sostanziosa» cadono nel «filosofese».
Quella voce dice anche di
considerare Spinoza il creatore del sistema filosofico dell'Occidente, e
lo difende dall'incomprensione e dalle ingiurie dei suoi pur amati
Nietzsche e Schopenhauer. Dice che sei sono i suoi maestri, ma non si
sottrae alla tentazione di criticarli e di proporre soluzioni diverse ai
problemi da essi affrontati. Nel saggio «Come fu che intuii quello che
avevo capito» racconta come scoprì che Nietzsche non era solo un
filosofo, un moralista, un poeta, un profeta, uno psicologo, un
diagnostico e un trasfiguratore della crisi europea (il «tramonto
dell'Occidente»), ma anche un genio religioso accomunabile a Lutero.
Ma
Nietzsche, secondo Sossio Giametta, sviò la sua creatività religiosa
sulla strada sbagliata dell'eterno ritorno di tutte le cose, cadendo in
un fatalismo deprimente. Sono queste «alzate di testa», insieme a tante
altre, quelle che ho definito «pietruzze nell'ingranaggio», pietruzze
che fanno però risaltare i tratti originali e a volte fin troppo
personali di un «critico dei filosofi» come appare in questo suo ultimo
libro Sossio Giametta.
La lezione dei pensatori occidentali nel saggio del grande traduttore di Nietzsche - il Giornale Lun, 06/05/2013
La lezione dei pensatori occidentali nel saggio del grande traduttore di Nietzsche - il Giornale Lun, 06/05/2013
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