martedì 28 maggio 2013
La sconfitta e la tragedia dei comunisti italiani nel romanzo postumo di Adriano Guerra
Questo romanzo è un piccolo capolavoro fuori dagli schemi abituali della
narrativa. Intanto perché ha una sua storia nella storia. L’autore,
noto giornalista e storico dei comunismi, l’aveva scritto nel 1998. Un
apologo morale, portato a termine tra un saggio storico e l’altro,
rimasto a lungo «imprigionato» nella memoria di un hard disk da dove è
riemerso solo dopo la morte del suo autore, avven
uta nei primi giorni
del 2011, grazie all’amore della sua donna. È un originale racconto, non
privo d’ironia, che parla dei protagonisti della battaglia culturale
dei comunisti italiani, delle loro illusioni, delle loro speranze mal
riposte, della loro fiducia nella cultura e nell’uomo, e della loro
«Waterloo». Eppure – è la conclusione del romanzo – non tutto questo
retaggio va cancellato. Il passato non può essere messo da parte se si
vuole costruire un futuro perché, come insegna la talpa della storia, è
scavando «nel passato e nel presente, anche nei giorni e nei luoghi
delle sconfitte e dei crolli» che si possono porre le premesse per la
storia a venire.
«La talpa di Waterloo» di Adriano Guerra
Antonio Carioti Corriere La Lettura
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