giovedì 16 maggio 2013
Proposte attualissime per affrontare la crisi della sinistra
Questo articolo lascia senza parole [SGA].
Un nodo irrisolto del Pd è quello dell’identità
Rileggere Bad Godesberg può aiutare il Pd
di Nicola Cacace l’Unità 16.5.13
UN NODO IRRISOLTO DEL PD È QUELLO DELL’IDENTITÀ. NATO COME SOMMA DI DUE
COMPONENTI DAI VALORI DIVERSI, I CATTOLICI DEMOCRATICI ED I SOCIAL
COMUNISTI, non si è mai fatto lo sforzo di definire la identità del
nuovo partito. Come si vede dal panorama politico europeo e mondiale,
dovunque si contrastano due blocchi, uno conservatore e liberista ed uno
progressista di tipo social democratico, che accetta il libero mercato
nel quadro di uno Stato forte che garantisce diritti universali ed equa
distribuzione della ricchezza. In Europa il documento di identità più
noto di un partito democratico di sinistra è quello della tedesca Spd,
Bad Godesberg 1959, che comincia così: «Il socialismo democratico, che
in Europa affonda le sue radici nell’etica cristiana e nell’umanesimo,
non ha la pretesa di annunciare verità assolute, non per indifferenza
riguardo alle diverse concezioni della vita o verità religiose, bensì
per rispetto delle scelte dell’individuo in materia di fede, scelte sul
cui contenuto non devono arrogarsi il diritto di decidere né un partito
politico né lo Stato. L’Spd è un partito composto da uomini provenienti
da diversi indirizzi religiosi ed ideologici, che con-
dividono precisi obiettivi, libertà, giustizia, solidarietà».
E più avanti: «Ordinamento economico e sociale. La politica
socialdemocratica in campo economico persegue il raggiungimento di un
benessere crescente, una equa partecipazione di tutti al prodotto
nazionale, una vita nella libertà senza inique dipendenze e
sfruttamento. La politica economica, sulla base di una moneta stabile,
deve assicurare la piena occupazione, accrescere la produttività ed
aumentare il benessere collettivo. La libera scelta dei consumatori e
del posto di lavoro, così come la libera concorrenza e la libera
iniziativa, sono fondamento essenziale della politica economica socialdemocratica. Nel
caso in cui taluni mercati siano monopoli naturali o dominati da singoli
o da gruppi, si rendono necessarie misure per ristabilire la libertà
economica: concorrenza nella misura del possibile, pianificazione nella
misura del necessario. La proprietà privata dei mezzi di produzione deve
essere difesa ed incoraggiata nella misura in cui non intralci lo
sviluppo di un equilibrato ordinamento sociale. La concorrenza mediante
imprese pubbliche è un mezzo da usare per prevenire un dominio privato
di importanti settori del mercato o laddove, per motivi naturali o
tecnici, prestazioni indispensabili alla comunità possono essere fornite
in modo razionale ed economico solo con mezzi pubblici. Poiché
l’economia di mercato non assicura di per sé una equa ripartizione di
redditi e patrimoni, sarà necessaria una politica nazionale dei redditi e
del patrimonio. Ciò presuppone due condizioni, la crescita del prodotto
nazionale ed una sua equa ripartizione. Il sistema di sicurezza sociale
deve essere commisurato alla dignità dell’uomo, consapevole della
propria responsabilità. Ogni cittadino ha diritto a percepire dallo
Stato un minimo di pensione per vecchiaia, disabilità al lavoro, morte
di colui che gli assicura il sostentamento. Tutte le prestazioni sociali
in danaro dovranno essere adeguate agli aumenti dei redditi da lavoro.
Poiché il singolo non può difendersi da tutti i rischi inerenti la
salute, un sistema pubblico di protezione sanitaria è indispensabile,
garantendo nel contempo la libertà professionale dei medici. La durata
del lavoro, a reddito invariato, deve essere gradualmente ridotta nella
misura assicurata dal progresso tecnico e dalle libere scelte
contrattuali. Ciascuno ha diritto ad una abitazione decorosa, vietando
anche le speculazioni sulle aree e sottoponendo a prelievo fiscale i
profitti derivanti dalla vendita dei terreni. La parità dei diritti
della donna deve essere attuata realmente in senso giuridico, economico e
sociale. Stato e società devono proteggere, favorire e rafforzare la
famiglia e la gioventù».
La conclusione del documento verte sulla nuova concezione di classe,
molto più larga di quella originaria del socialismo marxista:
«Il movimento socialista, iniziato come protesta dei lavoratori
salariati contro il sistema capitalistico, ha adempiuto ad un compito
storico. Nonostante errori e sconfitte il movimento dei lavoratori è
riuscito ad ottenere nel XIX e XX secolo, il riconoscimento di molte sue
rivendicazioni, tra cui, la giornata lavorativa di 8 ore, la pensione
per invalidità e vecchiaia, il diritto di organizzazione sindacale, i
diritti di maternità, il divieto del lavoro minorile, le ferie, etc..
Questi successi sono pietra miliare di un cammino ricco di sacrifici,
soprattutto dei lavoratori salariati, che ha servito la causa della
libertà di tutti gli uomini. Oggi tutte le forze vive scaturite dalla
rivoluzione industriale e dal progresso tecnico devono essere messe al
servizio della libertà e della giustizia. Da partito della classe
lavoratrice il partito socialdemocratico è diventato partito del popolo.
Perciò la speranza del mondo è un ordine fondato sui valori del
socialismo democratico, che intende creare una società civile nel
rispetto della dignità umana, una società libera dalle disuguaglianze,
dall’indigenza e dalle paure, da guerre ed oppressioni, in unità di
intenti con tutti gli uomini di buona volontà».
Credo che, ci sia da imparare molto dal documento di Bad Godesberg,
naturalmente aggiornandolo a 50 anni dopo, in termini di definizione
dell’identità di un moderno partito democratico di sinistra. Tanto più
che gli 8 Paesi europei più a lungo governati nel dopoguerra da partiti
socialdemocratici, i 4 Paesi scandinavi più Germania, Olanda, Austria e
Francia, sono non solo quelli a più alta eguaglianza sociale (indice di
Gini inferiore a 0,3) ma anche quelli a più alto sviluppo.
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