martedì 21 maggio 2013
Senso di colpa, odio di sé e banalità del bene
La guerra è finita nel 1945 e anche il tribunale speciale ha chiuso i battenti. Lo stato d'eccezione ha un termine oppure diventa un'eccezione permanente [SGA].
l’Unità 21.5.13
Il guardiano di Auschwitz accusato di 9515 omicidi
Complicità
nell’omicidio di 9.515 persone: è questo uno dei capi d’accusa per cui
la procura di Stoccarda, in Germania, ha chiesto l’imputazione dell’ex
guardiano di Auschwitz Hans Lipschis, che dal 6 maggio scorso si trova
in custodia cautelare in attesa del processo. Secondo il documento di
dieci pagine, il 93enne Lipschis sarebbe stato impiegato ad Auschwitz
almeno nove volte nella selezione degli internati da mandare ai lavori
forzati e di quelli da eliminare nelle camere a gas.
Hans Lipschis,
di origini lituane, premiato dai nazisti come «etnicamente tedesco»
grazie ai servigi resi al regime hitleriano, era al quarto posto nella
lista dei ricercati dei criminali nazisti ancora in vita messa a punto
dal centro Simon Wiesenthal. Era descritto come uno dei membri del
battaglione della morte, e dedito «all’assassinio di massa e alla
persecuzione di civili innocenti, soprattutto ebrei». Secondo quanto ha
riferito la stampa tedesca, Lipschis avrebbe respinto le accuse,
ridimensionando le proprie responsabilità nel campo di sterminio. «Ero
solo un cuoco ha detto -. Delle camere a gas e dei forni crematori
Lipschis ho solo sentito parlare».
Ma la procura dello Stato tedesco
del Baden-Wuerttemberg ha spiccato ugualmente il mandato di cattura.
Secondo la procuratrice Claudia Krauth, «ci sono prove a sufficienza».
L’accusa ritiene che Lipschis facesse parte della compagnia delle «Ss
Testa di morto» (Totenkopf), che ad Auschwitz era impiegata nella
vigilanza. Per quattro anni, dal 1941 al 1945, periodo in cui fu messa
in atto la «soluzione hitleriana» Lipschis lavorò nel campo.
«Speriamo
che la giustizia tedesca faccia ancora molti passi contro il personale
dei campi di concentramento e i membri delle truppe d’assalto» ha
affermato al momento dell’arresto Israele Efraim Zuroff, direttore del
centro Wiesenthal.
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